Sono riemersi dalle viscere della Terra dopo 40 giorni passati dentro una caverna i 15 volontari francesi del progetto Deep Time. Senza contatti con l’esterno, senza orologi e senza notizie. Com’è andata?
40 giorni in una caverna nel sud-ovest della Francia: questa l’esperienza che 15 volontari francesi hanno portato a termine nell’ambito del progetto Deep time che indaga su come la mancanza di contatti esterni e di riferimenti possa influenzare il senso del tempo.
Molto interessante è stata la reazione di diversi membri del team di volontari che hanno dichiarato che avrebbero tranquillamente passato anche qualche altro giorno in più nella caverna di Lombrives.
Senza luce naturale, senza rumori dall’esterno, i volontari hanno sperimentato un po’ quello che succede, per esempio, nei sottomarini, o nelle missioni spaziali in cui il corpo e la mente devono adattarsi a cicli diversi. In questo caso, la tecnologia è stata rimossa completamente per lasciare che fossero proprio i corpi a dettare i ritmi. Le scoperte che sono state fatte al ritorno sono decisamente interessanti.
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Più di qualcuno ha trovato giovamento in questa esperienza di isolamento volontario. Marina Lançon, per esempio, ha così descritto i suoi 40 giorni: “è stato come premere il pulsante pausa“. Lançon è una delle sette donne che hanno partecipato all’esperimento ed è uno dei volontari che ha dichiarato che avrebbe passato volentieri qualche altro giorno la caverna ma che è comunque felice di tornare a sentire il vento e gli uccellini. Sempre Lançon ha dichiarato di non avere la necessità di prendere subito in mano lo smartphone e che probabilmente lo terrà da parte ancora per qualche giorno per evitare che il ritorno alla vita reale sia “troppo brutale”.
Il risultato di questo esperimento condotto dallo Human Adaptation Institute ha confermato ciò che si presupponeva: le persone nella caverna hanno perso il senso del tempo. Quasi tutti erano convinti di aver trascorso sottoterra solo 30 giorni altri addirittura soltanto 23. Chiaramente, le condizioni e le interazioni dei membri del team di volontari erano monitorate costantemente da alcuni laboratori in Francia e in Svizzera anche tramite capsule ingerite e in grado di segnalare l’eventuale variazione di temperatura corporea.
Dentro la caverna, i volontari hanno finito con il seguire il proprio orologio biologico senza sottostare agli orari per mangiare e per dormire. Molto interessante è anche il fatto che il gruppo si è sincronizzato nei ritmi sonno veglia. Un altro membro del team, Johan Francois, istruttore di vela e professore di matematica, ha dichiarato di aver fatto quotidianamente il giro della caverna totalizzando 10000 m ogni volta e di aver combattuto a volte “il bisogno viscerale” di uscire.
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E voi? Voi andreste per un esperimento in una caverna per 40 giorni senza telefonini e senza contatti con l’esterno?
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