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Addio a Muhammad Alì: il campione che ha lasciato il segno anche nei videogiochi

Si è spento all’età di 74 anni dopo un lungo match disputato contro il morbo di Parkinson, di cui soffriva da circa trent’anni. Prima o poi tutti veniamo sconfitti dalla morte, ma Muhammad Alì le battaglie che contano, quelle sul ring e per i diritti civili, le ha vinte tutte. Considerato da molti il più grande sportivo di tutti i tempi, nel corso della sua carriera non ha rinunciato a bersagliare il perbenismo dell’America conservatrice, che non accettava il fatto che il campione del Mondo dei pesi massimi detestasse la discriminazione razziale: si narra infatti che avesse gettato in un fiume, come plateale gesto di protesta contro il suo Paese, la medaglia d’oro vinta a Roma nel 1960. Lo stesso Alì, una volta dichiarò: “Non ho niente contro i Vietcong, loro non mi hanno mai chiamato negro…”

Una frase che dice molto del suo io, uomo immagine senza paura di essere additato dalla critica. Emblematica la sua presenza come ultimo tedoforo alle Olimpiadi di Atlanta del 1996, occasione in cui gli venne riconsegnata la medaglia d’oro che aveva buttato via senza indugio.

Oggi lo piangiamo, in primis da sportivi ma anche da videogiocatori, dal momento che Muhammad Alì ha fatto la comparsa in diversi titoli, due dei quali lo hanno presentato come personaggio icona: Foes of Ali e Muhammad Ali Heavyweight Boxing. Inoltre, il campionissimo appare anche nella serie Knockout Kings e nella successiva serie Fight Night.

Per quanto riguarda i giochi che gli sono stati dedicati, Foes of Ali è un titolo pubblicato nel 1995 esclusivamente per 3DO Interactive Multiplayer, noto per essere stato il primo gioco di boxe a utilizzare una grafica tridimensionale: in questo modo gli atleti potevano muoversi a 360°, in modo più convincente rispetto ai precedenti sprite 2D. Muhammad Ali Heavyweight Boxing, invece, è stato distribuito nel 1992 per Sega Mega Drive, adottava sprite 2D su un ring 3D e nella modalità carriera i giocatori avevano la possibilità di impersonare tutti gli atleti presenti nel gioco, che erano dieci.

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