Sarebbe impossibile parlarvi di Adr1ft senza nominare la figura del suo ideatore, Adam Orth. Se avete seguito le vicende riguardanti l’industria dei videogiochi, non potete non conoscere il nome dell’ex direttore creativo dei Microsoft Studios. Orth è finito sotto i riflettori della stampa specializzata lo scorso 4 aprile 2013, dopo che, in seguito al reveal di Xbox One, ha congedato con un “deal with it” (fateci il callo, arrangiatevi) tutti i fan che esprimevano dubbi sulle nuove politiche DRM adottate dall’ammiraglia di Redmond.
Nei panni di un’astronauta vi risveglierete improvvisamente nello spazio, fra le macerie di quella che, poche ore prima, era una stazione spaziale.
Si trattava della brutale semplificazione del concetto di futuro digitale immaginato dal fabbricante americano, e le community non hanno mancato di inondare il creativo di tweet di protesta, con una reazione che è presto sfociata in comportamenti al di fuori di ogni giustificazione. La famiglia di Orth, infatti, è stata presa di mira da minacce fisiche di vario genere, costringendolo a rassegnare le dimissioni per poi spostarsi da Redmond a Santa Monica.
A questo punto, si è realizzato quel sogno che Adam teneva nel cassetto da tempo: creare una software house per fare qualcosa di diverso. Twitter ha solo velocizzato le cose, a suo dire, guidando l’ex-Microsoft in un’alleanza con il collega Omar Aziz, con cui ha dato vita a Three One Zero, nuovo marchio indipendente da cui nasce Adr1ft.
Entrambi non fanno segreto di quello che il titolo rappresenta realmente, sia per Orth che per il giocatore: nei panni di un’astronauta, infatti, vi risveglierete improvvisamente nello spazio, fra le macerie di quella che, poche ore prima, era una stazione spaziale di proprietà della Hardiman Aereospace.
Adr1ft si potrà definire come una First Person Experience, ovvero un’avventura in prima persona attraverso cui far vivere una situazione impossibile al giocatore
I relitti, i detriti e l’elettronica malfunzionante saranno una metafora nemmeno poco velata del disastro virtuale che ha colpito l’ideatore un anno fa, mentre il compito del protagonista – l’immancabile uscirne “sani e salvi” – farà da specchio per il periodo di transizione con cui si è arrivati alla formazione di Three One Zero, e di un gioco che voleva trasmettere qualcosa senza sostare sui canoni classici del videogioco tripla A. I developer sono stati chiari, mai più svilupperanno un titolo in cui l’utente debba farsi strada a suon di proiettili; e quando si parla di FPS, sia Orth che Aziz la sanno lunga, avendo lavorato rispettivamente a Medal of Honor e Call of Duty: Black Ops.
La software house californiana ha in preparazione una versione Oculus Rift compatibile del gioco, con cui fluttuare in prima persona nello spazio grazie alla realtà aumentata di Palmer Luckey e soci.
Al contrario, Adr1ft si potrà definire come una First Person Experience, ovvero un’avventura in prima persona attraverso cui far vivere una situazione impossibile al giocatore, in questo caso posto in bilico fra il terrore del vuoto spaziale e la stessa magnificenza che la vista di una Terra vista dallo spazio profondo può comunicare.
Nel minimo di tre ore a cui punta la longevità, sarete liberi, dopo lo start, di aggirarvi nell’open world, senza però uscire dai ragionevoli limiti che una tuta EVA danneggiata e il nero cosmico possono porre per un astronauta alla disperata ricerca di ossigeno. Proprio così, la vostra unica arma sarà l’O2 che troverete sparso per i rottami dei moduli della stazione, mentre l’intelletto vi servirà per risolvere i cinque enigmi che vi porteranno alla riparazione di un mezzo d’emergenza, unica tangibile via di fuga.
>I relitti, i detriti e l’elettronica malfunzionante saranno una metafora nemmeno poco velata del disastro virtuale che ha colpito l’ideatore un anno fa.
A tal proposito, è bene sapere che Adr1ft punta anche a una certa rigiocabilità, grazie alla generazione casuale dei puzzle che avverrà all’inizio di ogni New Game. Questi ultimi andranno dallo sfruttamento delle leggi fisiche applicate all’uso degli oggetti, fino a rompicapo di tipo musicale.
Prendendo in prestito il punto di vista di Orth e Aziz, potremmo dirvi che Adr1ft sarà diviso in due sezioni. I due, infatti, si sono detti interessati ad avere un parco giochi a gravità zero, ma al tempo stesso una trama significativa che dia uno scopo al giocatore, lasciando campo libero sul tipo di esperienza che l’utente vorrà assorbire dal prodotto. Considerando che sarete soli per tutta la durata della campagna, il compito di spiegare le vicende verrà affidato a degli audio-log sparsi nell’area circostante, mentre apprenderete anche stralci di background delle vite dei vostri compagni deceduti nell’incidente, aggiungendo un sostanziale carico emozionale all’opera. Tutto questo, mentre il respiro dell’astronauta sarà sempre udibile nel casco, con picchi di tensione graduali dovuti alla mancanza di aria respirabile e un vetro progressivamente appannato.
Il compito di spiegare le vicende verrà affidato a degli audio-log sparsi nell’area circostante.
Non dimentichiamo, poi, che la software house californiana ha in preparazione una versione Oculus Rift compatibile del gioco, con cui fluttuare in prima persona nello spazio grazie alla realtà aumentata di Palmer Luckey e soci. A tal proposito, non si hanno ancora notizie certe; chi ha avuto la fortuna di immergersi in Adr1ft con l’Oculus ha parlato dell’uso del DevKit1, che sarà comunque sostituito dal Dev Kit2 nella fase finale. Tutti i rift believers sanno bene quanto il potere immersivo del visore si sposi bene con queste esperienze ad alto tasso emotivo. E noi non vediamo l’ora di poter provare il tutto in prima persona.
Allo stato attuale, comunque, Three One Zero si è assicurata la partnership dell’italianissima 505 Games per il publishing, mentre il prototipo e le idee di Orth vengono lentamente tradotte in realtà grazie a un sincero interesse della comunità nell’opera della neonata casa indipendente. La finestra di lancio parla di un indefinito 2015, ma la prospettiva di un’esperienza differente racchiusa nella metafora di vita di un uomo che ha ammesso di aver sbagliato è allettante, e non possiamo che aspettare con ansia.
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