Adventure Time: Il Segreto del Regno Senzanome – la recensione

Probabilmente gran parte di voi avranno sentito parlare almeno una volta della serie animata Adventure Time, e magari qualcuno di voi la segue anche con interesse. Adventure Time: Il Segreto del Regno Senzanome, come è facile intendere, è uno dei titoli su licenza ispirati proprio al celebre cartoon, in cui i giocatori si ritroveranno a vestire i panni di Flinn e del suo compagno di viaggio Jake.
I giochi tratti da serie o film famosi sono generalmente avvolti da un’aura di incertezza, in quanto molto spesso sono in bilico tra il dovere di accontentare i fan accaniti e la possibilità di allargare l’audience con un qualcosa di apprezzabile a prescindere dallo show originale.

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Il titolo non riesce a catturare del tutto l’attenzione del giocatore, non di quello che vi si avvicina credendo di trovare qualche idea geniale ispirata dalla saga di riferimento.

Il Segreto del Regno Senzanome sceglie senza paura questa seconda strada, percorrendo un sentiero battuto più che sicuro e riconoscibile ai più. Basteranno davvero pochi secondi per identificare la fonte di ispirazione di questo titolo: visuale top-down, barra della salute con i cuoricini in alto a sinistra, oggetti dell’inventario attivi a destra, spada alla mano, nemici da infilzare e cespugli da sfoltire. Vi ricorda qualcosa? Sicuramente sì. Il titolo su licenza sviluppato da WayForward si ispira fin troppo al classicismo di The Legend of Zelda: A Link to the Past. Non che sia un male, di sicuro si ispira a un signor gioco, un classico davvero intramontabile, ma la sensazione è che si sia varcato un filo di troppo il confine che suddivide l’ispirazione dal copia-incolla nudo e crudo.

La trama di questo capitolo dedicato ad Adventure Time è quanto di più semplice ci spossa essere.

Questa è l’impressione che si ha passeggiando per la mappa del regno, ma anche quando si entra nei labirinti del gioco la sensazione di déjà-vu non accenna a diminuire, tutt’altro. Dalla struttura degli enigmi agli effetti sonori al design di alcuni mostri e ambienti si ha davvero la sensazione di trovarci di fronte a una versione alternativa di uno degli Zelda top-down usciti fino ad oggi. Anche le animazioni di combattimento e lo scrolling della telecamera sono fin troppo familiari.
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Il difetto più grande di questo Adventure Time: Il Segreto del Regno Senzanome è che si adagia troppo, forse per paura di sbagliare, su strade già percorse da classici del videogioco.

Pur volendo passare oltre tutte queste similitudini, la parte peggiore arriva quando ci si rende conto che Il Segreto del Regno Senzanome fa ben poco per arricchire questa formula in modo da darle maggiore personalità. A voler essere pignoli, le boss-fight sono meno incentrate sul combattimento e più sulla strategia rispetto alle loro fonti di ispirazione, ma in termini di gameplay c’è poco altro.
Al di là del comparto grafico, qualitativamente non eccelso ma comunque stilisticamente fedele alla serie televisiva originale, e del doppiaggio ben fatto, il titolo non riesce a catturare del tutto l’attenzione del giocatore, non di quello che vi si avvicina credendo di trovare qualche idea geniale ispirata dalla saga di riferimento.
La qualità dei dialoghi è altalenante e non sempre coinvolgente, complice anche una premessa narrativa stantia a cui non si è riusciti, coscientemente o meno, a dare qualche spunto originale.
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La trama di questo capitolo dedicato ad Adventure Time, infatti, è quanto di più semplice ci spossa essere: trova e salva le tre principesse scomparse nei templi sparsi per il regno.

Dalla struttura degli enigmi agli effetti sonori al design di alcuni mostri e ambienti si ha davvero la sensazione di trovarci di fronte a una versione alternativa di uno degli Zelda top-down usciti fino ad oggi.

Non dovrete percorrere lunghissime distanze, in realtà, sempre volendo tenere come paragone la saga Nintendo, la mappa è di dimensioni abbastanza modeste. Di contro, si tratta di una caratteristica che facilita l’esplorazione, soprattutto quando vi troverete un po’ abbandonati a voi stessi senza chiare indicazioni da seguire (se si escludono gli indizi forniti dai vari personaggi non giocanti). In realtà c’è qualche momento divertente e un po’ più ispirato, ci mancherebbe, il problema è che questi momenti da soli non sono sufficienti a risollevare le sorti di un titolo che poteva dare molto di più. Ovviamente quest e minigiochi sono reinterpretati per incarnare lo spirito originale di Adventure Time ma a parte qualche trovata spiritosa non c’è molto altro. Insomma, il difetto più grande di questo Adventure Time: Il Segreto del Regno Senzanome è che si adagia troppo, forse per paura di sbagliare, su strade già percorse da classici del videogioco, ma senza riuscire a distinguersi al meglio, né dal punto di vista grafico, né dal punto di vista audio né da quello del gameplay. Prende in prestito, copia e ripropone concept collaudati, ma non aggiunge o migliora niente a quanto già visto.
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Tuttavia non è un brutto gioco e, oltre che ai fan della serie animata e agli appassionati dei giochi di avventura, lo consiglierei specialmente a chi, per un motivo o per un altro, non ha mai provato i titoli che lo hanno ispirato, soprattutto per via del fatto che si tratta di un titolo multipiattaforma e dunque accessibile anche a chi non ha mai messo mano a una console Nintendo.

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