Le nuove intelligenze artificiali possono essere usate per molti compiti diversi: una può diventare un vero e proprio assistente personale.
Negli ultimi mesi il mondo è stato sconvolto dall’arrivo su larga scala dei software che utilizzano l’intelligenza artificiale. ChatGPT e Google Bard hanno dimostrato di saper redigere testi o condurre analisi molto meglio di alcune persone, e questo ha subito destato dubbi e sospetti sulla sostenibilità di questa tecnologia, soprattutto considerando che farà ancora altri progressi.
L’opinione pubblica si è divisa tra chi condanna l’utilizzo di IA, credendo che in futuro porterà a catastrofi di vario tipo, e chi sottolinea che l’IA è uno strumento e rimarrà tale, per quanti progressi potrà fare. Le intelligenze artificiali di ChatGPT e Bard, però, non sono certo le uniche sulla piazza. Anzi, oltre a loro, negli ultimi mesi è emersa anche una nuova categoria di assistenti.
Non molti avranno sentito parlare di Pi. O di Poe, di Personal.ai e di Woebot. Tutti questi nomi sono intelligenze artificiali diverse, ma accomunate dalle caratteristiche di base: sono chatbot personali. A differenza di ChatGPT, questi nuovi assistenti bot sono più focalizzati sull’assistenza personale dell’utente che sulla scrittura di testi.
Amico e assistente personale: ecco cosa può fare Pi
Pi è un chatbot personale gratuito che impara a conoscere l’utente man mano che viene utilizzato nel tempo. Dopo essersi registrati gratuitamente su Pi.ai, si può cominciare a chattare con tramite il sito o l’app. E non solo: chi vuole invece un assistente più simile a un umano, può anche scegliere di comunicare con tramite WhatsApp, Messanger, messaggi di testo o Instagram.
E’ dotato di una personalità amichevole, con cui parlare di cose molto diverse: dai problemi quotidiani all’organizzazione del lavoro. Lo si può usare per ricordare cose che si teme di dimenticare, per fare brainstorming prima di mettersi al lavoro oppure per farsi suggerire un regalo di compleanno. Si può anche utilizzare come mentore, chiedendogli di insegnare qualcosa.
La differenza fondamentale da ChatGPT è che Pi non è progettato per generare scritti articolati, ma anzi è un IA conversazionale e programmata per rimanere con l’utente nel tempo. Negli ultimi tempi ha guadagnato una grande popolarità come assistente delle persone che lavorano da remoto, che lo usano sia per farsi aiutare nel lavoro che per farsi tenere compagnia.
Come accade sempre quando si parla di questi strumenti, anche su Pi sono nati grandi dubbi. Se usato assiduamente, questo assistente personale finirà per conoscere l’utente molto meglio di tante persone reale. E, proprio come le persone reali, Pi non è affatto perfetto. Molti utenti hanno notato che Pi a volte sostiene cose che l’utente non ha mai effettivamente detto. E spesso rivendica di avere capacità che non ha.
A parte i piccoli malfunzionamenti tipici di ogni IA, le altre preoccupazioni sono relative come sempre alla protezione dei dati personali e alla loro sicurezza. L’azienda sviluppatrice Inflection AI, ha più volte ribadito la sua volontà di proteggere i dati degli utenti e di usarli in maniera etica. Le precauzioni alla base del suo utilizzo, però, sono sempre le stesse: ricordare che si tratta di uno strumento da sfruttare ed evitare di fornire informazioni che possono mettere in pericolo il proprio benessere fisico, mentale e finanziario.