Amazon capitola e ammette di sapere che gli autisti urinano nelle bottiglie

Dopo la sequela di video, tweet e notizie che corroboravano la questione riguardo gli autisti Amazon costretti a fare pipì nelle bottiglie di plastica mentre sono alla guida, arriva ora una mezza ammissione anche da parte della società di Bezos.

Amazon capitola e ammette di sapere che gli autisti urinano nelle bottiglie
Amazon capitola e ammette di sapere che gli autisti urinano nelle bottiglie (foto: youtube)

Amazon è stata costretta pubblicamente ad ammettere almeno in parte che esiste un problema per gli autisti e che questi sono, in talune circostanze, costretti ad urinare in situazioni non confortevoli quando sono al lavoro. L’ammissione è arrivata dopo una valanga di prove a sostegno scatenate dal tweet con cui Amazon aveva all’inizio negato tutta la faccenda.

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Amazon, ovvero come non si gestiscono i social

Amazon capitola e ammette di sapere che gli autisti urinano nelle bottiglie
Amazon capitola e ammette di sapere che gli autisti urinano nelle bottiglie (foto: youtube)

Vi avevamo parlato qualche giorno fa della lettera che era circolata su Twitter e in cui si faceva riferimento al problema che gli autisti di Amazon farebbero i propri bisogni dentro contenitori che poi lascerebbero dentro i mezzi. Sempre su Twitter era arrivata la smentita piccata da parte di Amazon al rappresentante Mark Pocan che aveva proprio affrontato il fatto che i lavoratori Amazon sono costretti a urinare dentro bottiglie di plastica mentre sono sui furgoni delle consegne.

Ma, come succede qualche volta, la pezza è stata peggio del buco. La risposta che era arrivata da Amazon, sempre via Twitter, era stata la seguente: “Non crederai davvero a questa storia della pipì nelle bottiglie, vero? Se fosse così, nessuno lavorerebbe per noi. La verità è che abbiamo oltre un milione di impiegati incredibili intorno al mondo che sono orgogliosi di quello che fanno Hanno ottimi salari e l’assistenza sanitaria dal primo giorno“.

Il tweet aveva scatenato una serie di risposte che hanno portato ad una, tardiva, ammissione da parte di Amazon. Sul blog ufficiale di Amazon il messaggio fondamentale è di scuse al rappresentante Pocan. “Innanzitutto, il tweet è stato in corretto. Non contemplava la grande popolazione di autisti e si focalizzava erroneamente soltanto sui centri di smistamento. (…) In secondo luogo, il processo è stato fallato. Il tweet non ha ricevuto la giusta attenzione. Dobbiamo mantenere altissima la barra dell’accuratezza in qualunque momento, e questo è particolarmente vero quando critichiamo i commenti di altri. (…) In terzo luogo, sappiamo che gli autisti possono e hanno problemi a trovare bagni a causa del traffico o a volte a causa dei percorsi in campagna, e questo è successo in particolare con il Covid quando molti bagni pubblici sono stati chiusi”.

La causa di quella risposta canzonatoria è, secondo alcune voci, frutto di una policy aziendale voluta direttamente dal CEO Jeff Bezos che si è lamentato del fatto che le risposte alle critiche per il modo in cui viene gestita l’azienda e in particolare per i diritti, o l’assenza di diritti in realtà, dei lavoratori Amazon, non sono sufficientemente dure.

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Probabilmente, la fonte primaria di stress per Bezos e per tutti quelli che si trovano ai vertici di Amazon sono i risultati delle elezioni che dovrebbero portare i sindacati dentro amazon. C’è infatti un magazzino in Alabama, a Bessemer, che sta aspettando di sapere i risultati delle elezioni riguardo la decisione di avere o meno un sindacato.

La società della freccetta che sorride finora è sempre riuscita a tenere fuori i sindacati e ha potuto quindi implementare politiche che, volendo usare un eufemismo, sono apparse a più di qualcuno al limite dello sfruttamento. I risultati dovevano uscire già un paio di giorni fa ma se dovessero effettivamente fotografare la volontà da parte dei lavoratori dello stabilimento di Bessemer di avere un sindacato sarebbe sicuramente un precedente di cui tutto il management Amazon sarebbe costretta a tenere conto.

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