Il processo Apple contro Epic Games va avanti e la questione inizia a farsi strana. Tra accuse e difese un po’ fragili, questa volta ci è andata di mezzo anche la Microsoft.
I punti sui quali Apple ed Epic Games si stanno scontrando si fanno sempre più sottili, instabili e trascinati: sembra quasi che stiano terminando gli argomenti da trattare. Ne abbiamo avuto la sensazione quando la Apple ha accusato Epic Games di distribuire contenuti pornografici e continuiamo a pensarlo adesso, quando l’azienda della mela si è scagliata anche contro Microsoft.
La Microsoft era stata chiamata a testimoniare. A parlare è stata Lori Wright, vice presidente della divisione business dell’azienda. La manager ha affermato che la sua azienda non trae guadagno dalla vendita delle console, ma che anzi, le venderebbe andandoci in perdita. I veri guadagni, a suo dire, arriverebbero dagli abbonamenti e dai videogiochi. Nel suo discorso sarebbe finita con il presuppore il loro appoggio alla Epic Games. Parlando ha lasciato trapelare una questione spinosa: avrebbe difeso la libertà delle azienda e degli sviluppatori. In poche parole, Microsoft è dalla parte della Epic.
Neanche a dirlo, la Apple “non c’è stata“. Ha deciso di richiedere l’eliminazione della testimonianza Microsoft. A supporto della sua richiesta, il fatto che l’azienda non avrebbe sottoposto a giudizio alcuna documentazione che possa confermare quanto detto. I documenti richiesti non sarebbero condivisibili pubblicamente per questioni di privacy legate all’azienda.
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Come se l’accusa di Apple non fosse sembrata abbastanza debole, a indorare di assurdo tutta la questione si insinuano nuove lamentele da parte della madre dell’iPhone.
Pochi giorni fa, dopo aver accusato la Epic Games di distribuire materiale offensivo e sessualizzante, avrebbe puntato nuovamente il dito contro la rivale. La colpa di Epic Games, questa volta, riguarderebbe la sua lista TOP 20 di videogiochi: nella lista sono presenti 25 titoli e non 20.
Difficile capire cosa la Apple stia cercando di dimostrare. Forse, sta tentando una manovra per mettere alla luce un livello di controllo qualità dell’azienda relativamente basso. Fatto sta che i punti di scontro si stanno assottigliando sempre di più, acquisendo sfumature tragicomiche: ovviamente per la gioia del web.
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