L’uscita su PS Vita di Assassin’s Creed III: Liberation, avvenuta poco più di un anno fa, ha dato vita a una serie di pensieri piuttosto contrastanti tra loro, che hanno giocoforza etichettato l’avventura dell’Assassina Aveline tra i prodotti più controversi partoriti dalla famosa serie di casa Ubisoft. I riconoscimenti accreditati dal pubblico e dalla critica al team di sviluppo responsabile del titolo, Ubisoft Sofia, per essere riuscito con abilità a portare sulla console portatile di Sony le meccaniche di gioco della saga principale, infatti, non sono stati sufficienti a chiudere un occhio sull’evidente banalizzazione delle stesse, e a pagarne lo scotto sono stati i tanti neo possessori della PS Vita, che proprio in Liberation speravano di trovare l’ispirazione giusta per giustificarne finalmente l’acquisto.
L’annuncio di una nuova versione in alta definizione per PS3 e Xbox 360 del suddetto gioco non ha effettivamente lasciato le masse entusiaste, ma ha quantomeno offerto una seconda possibilità, tanto a chi ne ha diretto i lavori che ai tantissimi giocatori messi in disparte dal suo carattere privilegiato di esclusiva, ora finalmente “liberi” di scoprirne croci e delizie direttamente dallo schermo della TV di casa.
Liberation condivide lo stesso setting americano di Assassin’s Creed III, anche se al posto di Boston e New York, troverete la città di New Orleans e alcune zone attorno al Golfo del Messico, e la compagnia di Aveline De Grandpré, protagonista esclusiva del gioco, impegnata a sedare le lotte di potere degli Stati di Spagna e Francia per il controllo della colonia e, ovviamente, le macchinazioni nascoste dei Templari. Assassin’s Creed HD Liberation si presenta dunque in tutto e per tutto come un classico della serie: c’è il solito Assassino dal passato travagliato ma pronto a riscattarsi, un sfondo storico e un nemico di cui all’inizio si ignora persino l’esistenza. La struttura narrativa del gioco segue insomma la tradizione della serie, e anche se in questo preciso contesto Desmond è assente dai giochi, la rievocazione dei ricordi genetici è giustificata anche qui dalla solita sotto-trama ambientata nel presente, che non mancherà di riservare parecchie sorprese e curiosità, specialmente a chi già conosce lo stratificato universo culturale degli Assassini, favorendone un interessante approfondimento.
Per quanto la trama sia ben diretta, tuttavia, c’è da dire che non riesce mai a prendere il largo e diventare avvincente come dovrebbe, complice la cattiva scrittura di gran parte dei personaggi secondari e la mancanza di quell’attenzione al background storico del protagonista principale, che invero va a compromettere una grossa fetta del suo fascino. Dal punto di vista contenutistico, il titolo è rimasto per ovvie ragioni del tutto simile alla sua controparte portatile, con tutte le limitazioni che ne conseguono. Il gameplay eredita gran parte delle soluzioni ludiche viste nel terzo episodio ufficiale, a partire dai combattimenti sino alle fasi più stealth, anche se in questo senso prova a introdurre qualche novità, come la possibilità di camuffare il proprio aspetto per distrarre i nemici. Ubisoft, infatti, potendo giocare per la prima volta nella serie su un personaggio femminile, ha ben pensato di sfruttare questo espediente a proprio vantaggio: Aveline potrà spogliarsi delle proprie vesti da Assassina per travestirsi da seducente signora altolocata, pagando però pegno nella mancata agilità causata dagli indumenti, troppo ingombranti per combattere o effettuare salti e scalate in assoluta tranquillità. Allo stesso modo, i vestiti da schiava risulteranno quasi essenziali per passare inosservati nelle piantagioni, ma renderanno la nostra eroina un po’ più vulnerabile e “scoperta”. Peccato che questa particolare componente risulta un po’ fine a se stessa, quasi di mero contorno, oltre che poco sfruttata per rappresentare un novità di rilievo nell’economia di gioco. Molto più utile è invece l’introduzione della cerbottana nell’arsenale a propria disposizione, perfetta soprattutto per chi predilige un approccio più furtivo e preferisce evitare il contatto diretto.
Ma il vero problema di Liberation HD, che si trascina dalla versione originale, è proprio il suo level design, impoverito pesantemente dalle velleità di Assassin’s Creed III, tanto da sembrare una versione “castrata” dello stesso. Agli spazi aperti che contraddistinguono l’epopea americana di Connor e che lasciano aperte al giocatore (per quanto possibile) approcci e soluzioni di gioco diversi, Liberation sostituisce un mondo più lineare e chiuso, in cui la sensazione di libertà tipica della serie va in buona parte a perdersi per strada. Se è vero che su PS Vita non appare come un difetto vero e proprio, anzi, semmai un adattamento coerente alla natura portatile del gioco, giocando sulle console casalinghe tutti i limiti di Liberation vengono purtroppo a galla, mettendo in luce le differenze sostanziali con i capitoli “maggiori”. A dare manforte a questo porting ci pensa, fortunatamente, proprio l’elemento che ne giustifica l’uscita. Assassin’s Liberation HD è infatti graficamente una conversione riuscitissima: il comparto estetico ha beneficiato dell’ottimo lavoro di ottimizzazione sul codice originale, in particolare nell’implementazione di texture in alta definizione di ottima fattura, nella migliore gestione delle fonti di illuminazione (praticamente assente su PS Vita) e nella generale revisione dei modelli poligonali, se non in quantità almeno in qualità.
Nel complesso Liberation HD lascia visivamente appagati con un risultato vivido, che in alcuni momenti ha addirittura il merito di non far rimpiangere i traguardi tecnici raggiunti dai capitoli più recenti. Insomma, per gli amanti della saga orfani della portatile Sony Assassin’s Creed Liberatin HD si configura come un acquisto quasi imprescindibile, mentre per gli altri, resta comunque un titolo capace di lasciarsi apprezzare, anche grazie a un prezzo tutto sommato accettabile.
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