Assassin’s Creed Syndicate – Recensione

Dopo otto anni e altrettanti capitoli principali, la saga di Assassin’s Creed continua il suo viaggio e, dopo le colonie americane e la Francia rivoluzionaria, attraversa la Manica e sbarca nella Londra di metà Ottocento, in piena epoca vittoriana.
AC Unity ha dato il via ad una nuova linea narrativa (già accennata in Black Flag) concentrata sui cosiddetti Saggi e sulla loro connessione con i Precursori, in vista dell’obiettivo finale dei Templari di rivivere sequenze genetiche della Prima Civilizzazione e svelare tutti i segreti della loro tecnologia. Gli Assassini, da parte loro, dalla morte di Desmond stanno tentando di fermare il progetto dei Templari e di arrivare prima di loro ai Frutti dell’Eden.

Jacob ed Evie sono costretti a faticare per farsi spazio, ottenere informazioni e proseguire le ricerche sui Frutti dell’Eden.

Per riuscirci entrano in gioco i ricordi di Jacob ed Evie Frye, i due gemelli assassini che in Assassin’s Creed Syndicate conducono l’ennesima lotta all’ordine costituito imposto dai templari, al comando di Londra ormai da oltre cento anni dopo la scomparsa del pirata Kenway.
Giovani, talentuosi ma anche spericolati e testardi, i due Frye si dimostrano tra i personaggi più riusciti della saga, con carisma, personalità e un carattere ben definito per quanto stereotipato, con Jacob che gioca il ruolo del classico bullo impulsivo mentre la sorella Evie si dimostra più cauta e calcolatrice.
La storia si sposa perfettamente con la struttura di gioco: l’obiettivo per i due assassini è quello di raggiungere Londra e far crollare l’impero templare partendo dal basso; è così che Jacob fonda i Rooks, gang di strada per fronteggiare muso a muso i muscoli delle gang templari, mentre Evie si concentra sul tessere amicizie e trame varie in modo da colpire i nervi del nemico, facendo saltare uno ad uno tutti gli ingranaggi di una macchina perfetta guidata dal nuovo gran maestro templare, Crawford Starrick.
Assassin's Creed Syndicate 13 Trasporti, medicine, ricerca, fabbriche, commercio: Starrick controlla tutto e lo fa con una rete solida guidata dai suoi fedelissimi. Grazie soprattutto ai Blighters, la banda criminale che costituisce il braccio armato dei templari, Jacob ed Evie sono costretti a faticare per farsi spazio, ottenere informazioni e proseguire le ricerche sui Frutti dell’Eden. Lo dimostra il fatto che, per quanto si è bravi, certe zone sono decisamente off limits all’inizio della loro avventura.
AC Syndicate si basa su un sistema di crescita a livelli, dove il giocatore raccoglie XP, guadagna punti e li spende per acquisire nuove abilità o vantaggi per i due assassini, determinandone così la crescita di livello. Com’è giusto che sia, un Jacob di livello 1 ha praticamente nessuna possibilità contro un qualsiasi Blighter di livello 9, visto che il livello condiziona la salute oltre che l’equipaggiamento utilizzabile. Allo stesso tempo, le doti uniche di Jacob ed Evie caratterizzano i due gemelli anche nel loro stile di gioco: ai livelli più alti infatti Jacob può acquisire abilità precluse a Evie e viceversa, così che chi preferisce un’approccio furtivo deve affidarsi alla bella Frye mentre gli scontri a viso aperto sono pane per il fratello.

La sensazione è che tutto si stia lentamente preparando ad uno sviluppo profondo e lungo per poi invece concludersi in fretta con una finale scontato ma anche poco chiaro.

Iniziando da Whitechapel, il gioco mette subito a disposizione tutta la mappa di Londra e una libertà d’azione mai vista prima. Ci si può concentrare liberamente sulla conquista dei quartieri, sugli eventi secondari, sulle missioni principali o su quelle degli alleati. Questi ultimi, tra i misteri di Dickens, i furti di Wynert, le lotte di Marx e così via, garantiscono una diversità di gioco niente male e si rivelano essenziali per ottenere alcuni progetti o materiali speciali.
La produzione è infatti uno degli elementi principali: oltre la metà dell’equipaggiamento così come tutti i potenziamenti (compresi quelli della banda) richiedono l’investimento di denaro ma anche di risorse, ottenibili dalle missioni, dagli scrigni o dai piccoli ladruncoli che lavorano per i Rooks. Se si vuole lottare ad armi pari è essenziale dedicarsi anche alla liberazione di Londra, sia per ridurre la fastidiosa resistenza dei Blighters, sia per procurarsi denaro, oggetti e potenziamenti indispensabili.

Le missioni principali non hanno necessariamente un ordine: ci si può dedicare a quelle di Evie o di Jacob a piacere e ciascuna serie in ogni sequenza segue un crescendo sino ad arrivare alla missione assassinio. In questa maniera è il giocatore a decidere, ma a livello narrativo questa libertà crea qualche confusione o comunque lascia qualche perplessità. Di fatto la trama di AC Syndicate risulta un po’ vaga, sicuramente frammentata ma soprattutto senza una direzione precisa.
L’obiettivo ancora una volta è trovare un Frutto dell’Eden e il rapporto tra i due fratelli ha una rilevanza notevole, però la sensazione è che tutto si stia lentamente preparando ad uno sviluppo profondo e lungo per poi invece concludersi in fretta con una finale scontato ma anche poco chiaro. Alcune parti sono trattate sommariamente, altre sono decisamente forzate, qualcuna persino contraddittoria e alla fine tutto si conclude in fretta e furia con poche spiegazioni.

L’impatto grafico è notevole soprattutto nelle animazioni facciali: gli sguardi e le smorfie di Evie così come i siparietti di Jacob aggiungono tantissimo alla trama, accompagnati da un doppiaggio originale magistrale.

Il fattore più positivo è che comunque AC Syndicate diverte: l’introduzione del lanciacorda e delle carrozze velocizza le scalate e gli spostamenti, l’interazione con l’ambiente è stata migliorata, il battle system è più equilibrato e l‘IA in combattimento è diventata più reattiva e meno attendista. Di contro, i nemici nelle fasi di ricerca continuano ad essere un po’ stupidi, ma soprattutto quasi mai si può uscire dai binari ed essere creativi nella strategia di una missione. Dopo una dozzina di ore di gioco si arriva ad un punto in cui l’intero gioco rischia di seguire sempre lo stesso copione, sia perché per liberare i quartieri ci sono sempre le solite missioni, sia perché gli strumenti più efficaci sono sempre gli stessi e spesso ci sono delle limitazioni che concedono al giocatore solo una strada da percorrere.
Divertente dunque, ma chi non ama la marea di missioni secondarie e di collezionabili tipici di AC rischia di soffrirne la ripetitività.

Considerando che gira sullo stesso motore di AC Unity, Syndicate si difende dalla minaccia “bug” ma non ne è del tutto esente, soprattutto quando si ha a che fare con le carrozze. L’impatto grafico comunque è notevole soprattutto nelle animazioni facciali, curatissime in questo capitolo almeno per i personaggi principali: gli sguardi e le smorfie di Evie così come i siparietti di Jacob aggiungono tantissimo alla trama, accompagnati da un doppiaggio originale magistrale, consigliatissimo a chiunque abbia dimestichezza con l’inglese. Il doppiaggio italiano è anch’esso piacevole ma, fatta eccezione per un Jacob in grande spolvero, gli altri personaggi non reggono il confronto con la versione inglese, sia per interpretazione ma soprattutto a causa della scomparsa dei peculiari accenti dei vari personaggi.

L’introduzione del lanciacorda e delle carrozze velocizza le scalate e gli spostamenti, il battle system è più equilibrato e l’IA in combattimento è diventata più reattiva e meno attendista.

Ad ogni modo AC Syndicate è in grado di intrattenere e di farlo a lungo: nonostante la trama principale sia abbastanza breve, le missioni degli alleati, i segreti e i collezionabili sparsi per tutta Londra possono garantire diverse decine di ore di gioco a chi ama lo stile della saga. Rimane il rammarico per una storia che non ha sfruttato al massimo il suo potenziale e per un gameplay che non ha ancora fatto il salto di qualità in questa generazione, ma Jacob ed Evie Frye si rivelano una scelta curata e azzeccata, in grado di sostenere un gioco dove ancora una volta le interazioni col presente e il disegno di trama post-Desmond sono scarsi e senza sviluppi degni di nota.
Assassin’s Creed Syndicate dunque non sarà il miglior titolo della saga ma riscatta benissimo i pareri negativi legati agli ultimi sviluppi del franchise, tornando a concentrarsi sui propri protagonisti e su quella lotta tra templari e assassini che influenza la storia stessa: l’obiettivo è quello di continuare a divertire i milioni di fan che seguono anno dopo anno il credo degli Assassini, ma l’impressione è che Syndicate sarà addirittura in grado di far riavvicinare tutti quei fan fuggiti dopo Assassin’s Creed III.

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