Uno degli aspetti interessanti della serie di Assassin’s Creed, e Valhalla non fa differenza, è l’attenzione che il team di sviluppo mette affinché il gioco sia quanto più storicamente corretto possibile.
E questa correttezza storica ha rischiato di costringere tutto il team a modificare in corsa una delle dinamiche e l’aspetto estetico di buona parte dei personaggi. La questione, come emerso durante una recente intervista al direttore artistico di Assassin’s Creed Valhalla Nicolas Rivard, stavolta si è concentrata intorno ai tatuaggi.
Perché mentre consultavano storici esperti nel periodo dei Vichinghi, è saltato fuori che la questione tatuaggi era tutt’altro che chiarita. Come racconta il direttore artistico, il team ha iniziato a farsi tutta una serie di domande per poter riscrivere, in pratica, tutte le dinamiche di gioco che ruotavano proprio intorno ai tatuaggi dovendo, nel caso in cui fosse venuto fuori che no, i Vichinghi non si tatuavano, decidere se mantenere la veridicità storica e quindi rimuovere le decorazioni oppure abbracciare l’idea di aver preso uno sfondone e tenersi i ghirigori.
Per fortuna, a quanto pare è stato possibile rintracciare una fonte dell’epoca che ha avvalorato la tesi che anche presso i popoli del Nord ci fosse la tradizione del dipingersi la pelle.
Solitamente, i prodotti di Entertainment si prendono diverse libertà per quello che riguarda la veridicità storica dei fatti, dei personaggi e delle ambientazioni che trattano. Non stiamo qui a farvi un elenco esaustivo di tutti i film pseudo-storici in cui ritroviamo oggetti anacronistici, tessuti inesistenti o dinamiche interpersonali poco plausibili.
Concentriamoci invece su quello che è da sempre uno dei punti cardine di Assassin’s Creed: l’accuratezza storica. Ma questa volontà di essere storicamente accurati ha rischiato di darci dei Vichinghi corretti al punto da essere sciapi: senza tatuaggi. Come ricorda Rivard, nel momento in cui è stato messo in dubbio che i Vichinghi avessero i tatuaggi tutto il suo progetto di branding per il gioco sembrò vacillare: “Ricordo che ero a un incontro, scuotevo la testa, perché pensavo che la grafica dei tatuaggi sarebbe stata usata in ogni aspetto del mio rendering. Se non ci fossero stati i tatuaggi, avrei dovuto ripensare tutta la mia Art Direction”.
Per fortuna, andando avanti nel lavoro di analisi storica, persino gli esperti si sono dovuti arrendere e dichiarare i tatuaggi zona grigia per quello che riguarda la cultura vichinga. E in loro soccorso, e in soccorso del team di Ubisoft e di Rivard, è arrivato un resoconto di uno storico arabo che viaggiando nel decimo secolo, arrivò fino in Nord Europa scrivendo di ciò che vedeva e sperimentava.
Oltre a descrivere i popoli nordici come sporchi e puzzolenti, Ahmad Ibn Fadlan, questo è il nome dello storico arabo, si trovò anche ad assistere a un rito funebre. Nella descrizione di questo rito funebre dei popoli scandinavi, lo storico accennò anche al fatto che le persone riunite intorno al morto avevano la pelle colorata con dei disegni.
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Tanto è bastato per avvalorare la storicità dei disegni dei tatuaggi sui Vichinghi di Assassin’s Creed Valhalla. Rivard avrà sicuramente tirato un sospiro di sollievo quando gli hanno presentato, diciamo così, Ahmad Ibn Fadlan e noi ora possiamo goderci Eivor e i suoi compagni coperti di inchiostro.
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