Atari, nonostante abbia messo tutta se stessa nella causa, perde. Vediamo il motivo per il quale non è riuscita a far valere le sue condizioni
Atari perde la causa legale contro un rivenditore online. Bene, siamo qui oggi per parlare di una cosa analoga a ciò che è accaduta un poco di tempo fa. Ve la ricordate la vicenda nata attorno alla vendita dei giochi contraffatti? Stiamo parlando della particolare notizia del co-fondatore di WATA e della sua vendita online di giochi retro della compagnia. L’accusa è quella, pertanto, di vendita illegale e contraffazione.
Nello specifico, si parlava della commercializzazione online di ben 74 giochi Atari 2600 per un totale di 46.000 dollari. Videogiochi rari per i veri amanti del genere che, nella descrizione degli annunci, riportano una qualità del packaging A+ ed una votazione di 9.0. Il protagonista della vicenda, nel 2020, ha lasciato il suo posto di lavoro a causa delle accuse da parte di WATA per la vendita illegale l’anno precedente di tanti giochi.
Atari non ce la fa, perde l’accusa
Ora, per Atari, si fa di nuovo un periodo buio. Redbubble, in causa contro la compagnia per violazione del marchio e del copyright, non viene considerato colpevole dalla giuria. La compagnia aveva puntato il dito contro il sito web in questione, nel 2018, affermando che fosse “Alimentato da una quantità sostanziale di merci contraffatte” cita testualmente la pubblicazione. Ma la riposta di Redbubble è quella che ha fatto la differenza durante la causa legale.
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Difatti, ha affermato che non si tratta altro che di un intermediario transazionale. Perciò ha dimostrato come tutte le vendite soddisfacessero altre parti e non lui che è praticamente nel mezzo della compravendita. Zazzle Inc e il rivenditore online Teespring, sono le altre compagnie con le quali Atari ha una causa in corso. Nel primo caso si è quasi giunti al suo epilogo, ma nel secondo invece ancora c’è un grosso punto interrogativo.