Atari ha annunciato di aver messo le mani su MobyGames, si tratta di una acquisizione costata alla società ben 1,5 milioni di dollari.
L’ultima volta che abbiamo parlato di Atari lo abbiamo fatto cercando di nascondere lo sconvolgimento interiore che l’annuncio relativo al modo in cui la storica società di videogiochi voleva festeggiare i propri 50 anni aveva provocato in tutti noi.
Infatti, in occasione di questo giro di boa molto importante, la società aveva deciso di creare un ibrido tra NFT e lootbox. A prescindere da come sia andata, la notizia di oggi è che nella famiglia Atari è ufficialmente entrata MobyGames. Anche se leggendo le dichiarazioni ufficiali da una parte e dall’altra si tratta di una acquisizione che non dovrebbe cambiare molto nei fatti il modo in cui viene gestito questo enorme database di titoli.
Le dichiarazioni congiunte di Atari, con le parole del CEO Wade Rosen, e del General Manager di Moby Games Jeremiah Freyholtz sottolineano proprio come nonostante l’acquisizione, il progetto di conservazione e il senso di community di MobyGames rimarrà intatto.
MobyGames è un database che raccoglie qualunque brandello di informazione, immagine o suono, dei videogiochi come un vero e proprio museo e che ha aperto i suoi digitali battenti nel lontano 1999 e su cui è possibile ritrovare qualunque cosa o quasi a partire dall’inizio degli anni ’70. Che ad Atari piacciano le cose retrò l’avevamo capito quando a novembre dell’anno scorso c’era stato un primo annuncio di questa operazione in concomitanza con un’altra dichiarazione: un investimento da mezzo milione i dollari nella piattaforma streaming retrò Antstream.
Con MobyGames Atari diventa probabilmente signora indiscussa dei vecchi giochi che hanno ancora moltissima presa su un’ampia fetta di pubblico (noi compresi). Probabilmente parte della volontà di acquisire il database di MobyGames è venuta dal CEO di Atari in persona: Rosen è infatti un famoso collezionista nonchè fan della stessa piattaforma. Come chiarito da entrambe le parti, la piattaforma continuerà con il suo lavoro e potrà invece giovarsi dei fondi di Atari per completare il nuovo sito, che dovrebbe prendere il posto di quello che adesso potete navigare e che in realtà ha una struttura vecchia di 20 anni.
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