Sono tantissimi i richiami dell’adattamento televisivo della serie drammatica “The Last of Us” al materiale originale del videogioco, sviluppato dall’azienda videoludica statunitense Naughty Dog e diretto dagli autori Neil Druckmann e Bruce Straley. Talmente tanti, ed in ogni episodio della serie, che in molti considerano le due realtà complementari. Scopriamo tutti i dettagli.
Si parla già di nomination al premio di “Miglior adattamento televisivo da un videogioco”. E la seconda stagione di The Last of Us continua a convincere: non solo per la realizzazione della serie da un punto di vista qualitativo, dovuta ad una crew brillante, a partire dalla produzione, passando attraverso la regia, il riuscitissimo cast ed il reparto tecnico. Ma anche per il connubio tra l’adattamento della trama per il piccolo schermo ed il materiale originale del videogioco.
Le differenze ci sono, non c’é dubbio, ma sono apparse fino ad ora sensate, credibili ed opportune. E, al contempo, i richiami abbondano e mostrano quanto, probabilmente soprattutto grazie alla presenza dell’autore Neil Druckmann – essenziale tanto nella regia del videogame quanto nella scrittura dell’adattamento televisivo – cambi la forma (ovvero il medium di diffusione ed intrattenimento) ma non la sostanza. Quantomeno nei “pilastri” portanti della storia.
Per molti telespettatori si tratterà forse di dettagli minori, secondari. Ma per gli appassionati del videogame, la maglietta – ad esempio – degli Halican Drops indossata dal personaggio di Sarah nella serie TV, così come le scritte sui muri lasciate dalle Luci ed i dialoghi tra Marlene ed Ellie nel primo capitolo, sono citazioni che fanno la differenza. Addirittura, senza esagerare, considerata la profonda fidelizzazione di parte del pubblico, tra la riuscita ed il fallimento del risultato televisivo. Ma c’è di più.
Innanzitutto, una precisione d’obbligo: attenzione agli “spoiler alert” dei paragrafi che seguono. Ciò premesso, soffermiamoci sul primo episodio e sulla differenza tra l’incipit narrativo della storia per il videogioco e per la serie televisiva. Nel primo, i gamers cominciano le attività di gioco seguendo – ed interpretendo – il personaggio di Sarah, la figlia di Joel. Nella serie, invece, é stata introdotta una scena completamente nuova.
Viene trasmessa, infatti, l’intervista ad uno scienziato alla fine degli anni ’60, il quale lancia un allarme riguardo alla possibilità che i funghi, nel caso fossero costretti a mutare in natura per necessità di tipo evolutivo, potrebbero finanche condurre ad un disastro di tipo apocalittico per il genere umano.
Ed ecco che poi si torna, come nel videogioco, sulle tracce di Sarah, aka l’attrice Nico Parker, della quale vengono svelati dettagli relativi agli istanti prima della morte. Dunque, un intreccio che, pur con le dovute licenze artistiche e poetiche necessarie alla resa più efficace possibile sui differenti medium, pare diventare perfettamente “compenetrabile“. Come a dire: ottimo lavoro per il gioco, ed altrettanto ottimo per la serie. Ancora meglio, però, fare esperienza di entrambi.
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