Activision e Call of Duty tornano al centro di una bega legale ma stavolta si trovano dalla parte giusta del martelletto. A perdere la causa, dai tratti anche un po’ ridicoli, l’avvocato dei querelanti.
Quante volte abbiamo trovato negli ultimi anni, soprattutto, Activision Blizzard e causa legale nella stessa frase? Noi ormai abbiamo perso il conto soprattutto perché molto spesso si è trattato di accuse gravissime di molestie ai danni di donne e minoranze. Ma stavolta, siamo sicuri che quando arriverete in fondo al racconto che stiamo per ricostruire vi farete anche voi una risata.
Ogni tanto c’è bisogno anche di queste piccole assurdità. L’avvocato difendeva infatti una società con sede in California a noi del tutto ignota che pretendeva un risarcimento per utilizzo improprio di prodotto protetto da copyright. Niente di strano se non fosse che quello che era protetto da copyright non erano soltanto alcuni elementi di due giochi, che come per la società non siamo riusciti a trovare da nessuna parte, ma addirittura direttamente le fattezze del CEO di questa fantomatica Brooks Entertainment.
Dentro Call of Duty ci sono io! Ma non è vero niente
La vicenda è iniziata nel novembre dell’anno scorso quando la società Brooks Entertainment ha contattato un avvocato per fare causa a Activision Blizzard e in particolare ad alcuni elementi presenti in Call of Duty Infinite Warfare. Secondo la denuncia il colosso dei videogiochi avrebbe utilizzato dentro questo capitolo di CoD non soltanto elementi presi da due videogiochi prodotti da Brooks Entertainment (Save One Bank e Stock Picker) di cui però online non si trovano se non sparute tracce ma addirittura le fattezze e il nome del CEO della società.
Se l’avvocato dell’accusa avesse provato a giocare anche solo una mezz’oretta con Call of Duty Infinite Warfare si sarebbe reso conto che anche se è dentro il gioco c’è un personaggio che si chiama Sean Brooks non ha niente a che vedere con lo Shon Brooks che è CEO di Brooks Entertainment. Il personaggio di Sean Brooks che si trova dentro Infinite Warfare tra l’altro non è neanche il personaggio principale, come invece scritto dai documenti presentati dall’accusa.
A ulteriore riprova che la denuncia è stata presentata senza nessuna cognizione di causa vale la pena parlare anche dell’altra accusa che era stata mossa contro Activision: una scena di Call of Duty Infinite Warfare si svolge dentro un centro commerciale come succede dentro i due fantomatici giochi prodotti dalla società accusatrice. Di nuovo, sarebbe bastato giocare per capire che il centro commerciale era in realtà in una Ginevra temporalmente posizionata a distanza siderale dal presente e che nello scontro Sean Brooks non era neanche presente. Oltre alla figura barbina, Brooks Entertainment dovrà ora pagare le spese legali e risarcire la società.