Quando si dice trovare una soluzione creativa a un problema. La città svizzera di Basilea a quanto pare ha un problema con i senzatetto tanto che ha deciso di pagare a chiunque voglia un biglietto di sola andata per il loro Paese di origine, con una sola condizione: non tornare più.
Il problema dei senzatetto è qualcosa che in Svizzera viene preso seriamente e non è sorprendente allora che la città di Basilea abbia deciso di adottare questa politica di rimpatri volontari con ban di contorno.
Viene chiamato servizio di migrazione ma suona un po’ come una deportazione, per quanto volontaria. Al momento in trentuno hanno preso questa occasione, con il gruppo più nutrito con il biglietto pagato per tornare in Romania.
Diventare un senzatetto può essere il risultato di talmente tante cose storte che si dovrebbe innanzitutto sospendere il giudizio sulle condizioni di queste persone. Perchè sono persone. Persone che però, a quanto pare, devono rovinare l’estetica delle strade di Basilea se, in linea con la politica di zero tolleranza svizzera, ora è partita l’iniziativa che potremmo ribattezzare “fai il senzatetto ma a casa tua”.
Il Dipartimento di Giustizia, nella figura del suo portavoce Toprak Yergu ha spiegato che “chi beneficia di questo servizio deve mettere per iscritto che non tornerà in Svizzera, almeno per un certo periodo di tempo“. Periodo di tempo che non è stato indicato e che potrebbe essere anche concludersi l’anno del mai. Perchè, se venissero ritrovati sulle strade “rischiano l’espulsione dal nostro Paese“, conclude Yergu.
E in trentuno hanno già accettato il biglietto del treno, o nel caso dell’aereo se servisse: 14 sono tornati in Romania, 2 in Francia, 7 in Belgio, altri 7 in Germania e 2 in Italia. E oltre al biglietto pagato i senzatetto hanno ricevuto anche 20 franchi svizzeri, 18 euro.
Il modo con cui la Svizzera cerca di arginare il problema dei senzatetto è già finito in cronaca. Nel 2014, infatti, a Ginevra una donna fu multata per aver infranto le leggi regionali sull’accattonaggio. Le furono chiesti l’equivalente di circa 500 euro. Somma che la signora non aveva.
Non potendo pagare la signora era stata detenuta. Ma era poi intervenuta la Corte Europea dei Diritti Umani che aveva costretto la città a risarcire la donna di 992 euro di danni morali per aver violato il suo diritto “inerente della dignità umana, a esprimere la sua situazione di necessità e cercare di sopravvivere chiedendo l’elemosina”.
Stavolta sembra che Basilea abbia imparato a fare le cose almeno secondo le regole, facendo firmare qualche scartoffia.
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