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Bioshock Infinite – Burial at Sea Episode I

Buio pesto. Apro gli occhi. Sono in ufficio fumoso completamente avvolto nella penombra, una forte luce filtra dalle tapparelle. Mi gira la testa, ho la vista offuscata. Improvvisamente la porta d’ingresso viene spalancata. Una figura sinuosa avanza verso di me, ancheggiando come solo le femme fatale dei film noire sanno fare. Rita Hayworth invidierebbe il suo fascino misterioso. Mi alzo, ancora stordito, e mi dirigo verso di lei che, con ancora il viso nascosto nel buio tira fuori una sigaretta. Un mio schiocco di dita e la fiamma è pronta. Lei si avvicina per accendere la sigaretta e finalmente la vedo, un viso decisamente familiare.

La trama, di cui non vogliamo svelare troppo, ci vede protagonisti assieme a Elisabeth nella ricerca di una bambina scomparsa di nome Sally.

Questo è il folgorante incipit del primo episodio del DLC di Bioshock Infinite – Burial at Sea, firmato Irrational Games. Nel giro di poche inquadrature, sorge nel giocatore un misto di emozioni, dalla gioia di poter avere tra le mani un nuovo contenuto di Bioshock alla curiosità di capire come mai la dolce Elisabeth di Infinite ha ora l’aspetto di una donna matura e disillusa. Burial at Sea è un esperimento interessante, dove troviamo un Booker e una Elisabeth, già protagonisti di Bioshock: Infinite, catapultati in un universo parallelo in cui Rapture vive ancora i fasti del passato. La sequenza iniziale, per intenderci quella dell’ufficio fumoso, si chiude infatti con Elisabeth che ci conduce fuori dalla porta: immediatamente veniamo travolti dalla bellezza dello skyline di Rapture. Non ce ne voglia Columbia, ma nessuna isola sospesa nel cielo può reggere il confronto con il fascino retrò della città sottomarina. Ai nostalgici mancherà l’atmosfera rarefatta della vecchia Rapture, quella invasa dai ricombinanti, ma questa nuova versione del regno di Andrew Ryan ricorda una certa fantascienza, che mescola elementi steampunk a quelli tipici del thriller noir.

La scelta delle musiche jazz va a completare un’atmosfera che, già di per sé, è capace di trasmettere un forte senso di inquietudine.

Ben presto lasciamo le luci e lo sfarzo della Rapture ricca, per entrare in una zona malfamata della città che, sebbene non possa reggere il confronto con la potenza visiva della prima, rimane comunque ben caratterizzata e piena di personalità. La trama, di cui non vogliamo svelare troppo, ci vede protagonisti assieme a Elisabeth nella ricerca di una bambina scomparsa di nome Sally. Un elemento particolarmente interessante, e assolutamente nuovo per la saga, è la netta divisione del DLC in due distinte fasi. La prima è segnata in modo dominante dalla narrazione, scandita dalla ricerca di indizi, mentre la seconda è monopolizzata dall’azione incalzante. Ed era finalmente ora, diciamo noi, che quel genio di Ken Levine si impegnasse più a fondo sulla componente narrativa dei suoi titoli, tutti intrappolati in delle meccaniche di gioco da FPS che non fanno altro che svilirne il potere immaginifico.

La componente action, sviluppata ampiamente nella seconda parte del DLC, riprende il gameplay già visto in Infinite.

Tornano nel prodotto targato Irrational Games alcuni dei personaggi resi noti dai primi due capitoli di Bioshock, uno fra tutti Sander Cohen, il folle artista che nella prima iterazione della serie regna su Fort Frolic. In questa versione, Cohen è ancora all’inizio della ripida discesa che lo condurrà in un baratro di pazzia incontrollata. Veniamo infatti a sapere che lui è il principale responsabile di un traffico illegale di sorelline, ed è quindi l’unica chiave per ottenere indizi certi sulla piccola Sally. La componente action, sviluppata ampiamente nella seconda parte del DLC, riprende il gameplay già visto in Infinite: tornano i Vigor, invece dei plasmidi, tornano le armi da fuoco e lo skyhook. Infine ritorna anche il comodo aiuto di Elisabeth, che, oltre a mettere a disposizione del giocatore la sua capacità di aprire varchi su altre dimensioni, nei momenti più concitati ci rifornirà di munizioni e tonici.

Nell’arsenale di Booker spiccano un paio di piacevoli novità: il Teleforno, una pistola a microonde dal grande potere distruttivo (e anche particolarmente coreografica, aggiungerei), e il Freddo Inverno: un nuovo Vigor molto versatile che può essere utilizzato per attaccare, creare trappole e generare ponti di ghiaccio per raggiungere piattaforme lontane. La scelta delle musiche jazz va a completare un’atmosfera che, già di per sé, è capace di trasmettere un forte senso di inquietudine. Unica nota negativa da segnalare in merito al comparto audio, è l’assenza del doppiaggio in italiano, sostituito, in questo caso, dai sottotitoli. La cosa non risulta problematica per quei giocatori che hanno un minimo di dimestichezza con l’inglese, ma per quelli che non lo comprendono essere costretti a seguire ogni linea di testo può essere fastidioso, soprattutto per un titolo che dal punto di vista narrativo ed estetico ha così tanto da dare. Le due ore del primo episodio di Burial at Sea scorrono incredibilmente veloci, forse anche troppo, e noi rimaniamo in attesa di un secondo episodio che, date le premesse, sarà sicuramente di altissima qualità.

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