Gli anglosassoni hanno un’espressione per indicare qualcosa di assolutamente esagerato e che non può essere rinchiuso entro confini limitanti: “bigger than life”, letteralmente “più grande della vita”, e questa è una descrizione che può essere sicuramente calzante per Borderlands 2, un gioco straripante di contenuti e invenzioni. Portare una simile esperienza in scala ridotta, su una console portatile, è sicuramente un esperimento coraggioso, e bisogna lodare Iron Galaxy per aver quantomeno provato a cimentarsi in quest’impresa. Vediamo ora di scoprire se effettivamente il team è riuscito a portarla a termine.
Dove il gioco originale appariva brillante e pieno di carattere, su PS Vita i colori si vanno a perdere, così come la definizione dei modelli poligonali.
Il gioco di base lo conosciamo tutti. Si tratta di uno sparatutto in prima persona con elementi GdR, caratterizzato dalla grafica cel shading, dal suo umorismo sopra le righe e da un arsenale che farebbe impallidire l’esercito statunitense. La riuscita di Borderlands 2 su portatile lascia un interrogativo aperto sulla capacità per PS Vita di riprodurre giochi ad alto budget, com’era fin dall’inizio nelle intenzioni di Sony. Senz’altro, un grande ostacolo a questo sta nella qualità del sistema di controllo. Borderlands 2, infatti, usa tutti i pulsanti di PS Vita a cui aggiunge i touchscreen, dividendo lo schermo in quattro sezioni. Questa combinazione risulta però confusionaria, perché si affida, per forza di cose, agli stick analogici. Le loro dimensioni, estremamente ridotte rispetto a quelle del DualShock con cui siamo abituati a giocare Borderlands, vanno a incidere negativamente tanto sulla precisione quanto sulla comodità. Provate ad andare avanti per più di un’ora con questo sistema e scoprirete quanto dolore alle mani può arrecarvi un’apparentemente innocua PS Vita. Anche la mancanza dei grilletti per sparare, sostituiti qui dai tasti laterali, incide in maniera piuttosto negativa sul comfort dell’esperienza.
Anche a livello visivo, il piccolo schermo della console si rivela impietoso con l’esuberante mondo di Borderlands. Dove il gioco originale appariva brillante e pieno di carattere, su PS Vita i colori si vanno a perdere, così come la definizione dei modelli poligonali, che davano un effetto simile a quello di una graphic novel. Il risultato è un ammasso spesso cromaticamente smorto, confuso e mai veramente incisivo. Dite addio anche agli effetti particellari e alle esplosioni, drasticamente ridimensionati.
Siamo di fronte a un lavoro che avrebbe sicuramente beneficiato di qualche mese in più per essere raffinato a dovere.
Sicuramente PS Vita può fare molto di più, se pensiamo alla vividezza della palette di Uncharted: L’abisso d’oro, e dispiace che Borderlands invece sfiguri così tanto rispetto alla sua versione originale. Non si tratta soltanto di qualità del dettaglio grafico, ma anche di fluidità. Il Borderlands originale dava l’impressione alle volte di essere un cartone animato folle e psichedelico. Su PS Vita, al contrario, il framerate vi farà dannare il più delle volte.
Il Borderlands originale dava l’impressione alle volte di essere un cartone animato folle e psichedelico. Su PS Vita, al contrario, il framerate vi farà dannare il più delle volte.
Tutto il gioco funziona infatti a meno di 30 FPS, e in situazioni particolarmente affollate si assiste a dei rallentamenti che vi faranno davvero rimpiangere i soldi spesi per questa edizione. Credevamo che le conversioni scadenti fossero roba da Atari 2600 e, invece, anche al giorno d’oggi ci ritroviamo di fronte a dei tentativi di battere cassa che non tengono conto dell’architettura della console e finiscono per produrre questi pessimi risultati. Tra l’altro, il frame rate basso vi impedirà di mirare correttamente, dal momento che il ritardo nella risposta del gioco potrebbe spedire il colpo da tutt’altra parte rispetto alle vostre intenzioni.
Dite addio anche agli effetti particellari e alle esplosioni, drasticamente ridimensionati.
Siamo di fronte a un lavoro che avrebbe sicuramente beneficiato di qualche mese in più per essere raffinato a dovere (sempre ammesso che l’idea non sia intrinsecamente sbagliata). Ce ne accorgiamo da dei dettagli di pura sciatteria, come ad esempio il testo dei dialoghi, talmente piccolo che sarebbe utile una lente d’ingrandimento per leggerli. Anche navigare attraverso i menu, e aspettare i tempi di caricamento, può essere il più delle volte decisamente frustrante. Sicuramente il concetto stesso di FPS su portatile pone una sfida non indifferente, ma Iron Galaxy avrebbe avuto bisogno di prestare maggiore attenzione alle caratteristiche di Vita e imparare magari da esperimenti virtuosi come Killzone: Mercenary. Così com’è, Borderlands 2 su PS Vita è in una forma talmente brutta che viene spontaneo chiedersi il perché di questa operazione.
Nel tentativo di essere del tutto fedeli alla versione originale, gli sviluppatori hanno creato qualcosa che non è semplicemente adatto all’hardware per cui è destinato, e che avrebbe invece beneficiato di una progettazione ad-hoc, anche a costo magari di fare qualche giusto compromesso. Come a dire, chi troppo vuole nulla stringe. A confronto con l’originale, la versione PS Vita ne è un ricordo più pallido della luna di Pandora.