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Bravely Second: End Layer – la recensione

Bravely Default provocò una ventata di nostalgia nel mondo dei giochi di ruolo, riportandoci sì all’epoca dei classici Final Fantasy, ma innovando con un battle system ardito e profondo. Detto molto semplicemente, Bravely Second: End Layer è un “more of the same”, ossia una ripetizione di quanto abbiamo già visto, ma la qualità della proposta è tale da non rendere ciò un demerito. Iniziamo col dirvi che, se volete avere un’esperienza ancora più appagante, il nostro consiglio è di giocarvi il primo episodio. Anche se in Bravely Second ci sarà un recap degli eventi passati più salienti, nel corso dell’avventura troverete tantissime citazioni e riferimenti alla puntata precedente, e anche l’arco narrativo di alcuni personaggi avrà più senso se avrete il quadro completo della situazione ben in mente.

L’incipit narrativo di Bravely Second vede la protagonista del primo episodio, Agnès, mentre sta per firmare un trattato di pace fondamentale per la terra di Luxendarc. Improvvisamente, però, viene rapita dal malvagio Kaiser, e toccherà alla sua guardia del corpo, Yew, partire al salvataggio. Lungo la sua strada, Yew incontrerà personaggi già noti, come Edea e Tiz, ma anche new entry, come la stralunata (è il caso di dirlo) Magnolia. La narrazione è portata avanti attraverso dialoghi brillanti e talvolta sorprendenti. Non aspettatevi tuttavia picchi di intensità particolarmente memorabili: piuttosto, la storia di Bravely Second si può paragonare, nel suo essere canonica, a una fiaba. Questo non vuol dire che il suo svolgimento rischi di assomigliare sempre a se stesso, dal momento che lungo la via Yew si fermerà ad aiutare personaggi di ogni tipo, che doneranno colore e varietà all’intreccio. Il livello di qualità della scrittura e assolutamente notevole: gli sceneggiatori hanno svolto un lavoro davvero monumentale, soprattutto nel trattamento dei character. Vi appassionerete alle vicende di questi personaggi, vi ritroverete a fare il tifo per loro e a ridere più volte di fronte ai loro siparietti. Tornano infatti anche in questo episodio le scenette con i portrait, simili agli skit della serie Tales of. Gli accampamenti nei pressi dei punti di salvataggio, inoltre, forniranno dei deliziosi momenti di caratterizzazione.

Se volete avere un’esperienza ancora più appagante, il nostro consiglio è di giocarvi il primo episodio.

Accantonato l’argomento dello storytelling, è giunto il momento di parlare del sistema di combattimento, che tuttavia non presenta sostanziali innovazioni rispetto alla precedente iterazione, ma è stato giustamente arricchito ed espanso. Al cuore del combat system c’è la gestione dei cosiddetti Brave Point. Eseguire un’azione vi costerà 1 punto, ma volendo potete accumulare BP o, al contrario, andare in passivo, eseguendo fino a quattro azioni per turno. Questo aggiunge un incredibile livello di complessità strategica, invitando il giocatore a impilare argutamente le azioni una sopra all’altra. Vi sarà richiesto quindi di crearvi un vero e proprio mosaico mentale, dove rientrano gli attacchi, gli oggetti, i buff e le abilità: saper gestire le priorità sarà cruciale per avere la meglio in combattimento.

 

Il combat system è reso ulteriormente profondo grazie alla presenza dei job, che permettono di specializzare il proprio personaggio. Ce ne sono 30 diversi, ognuno con le sue abilità e statistiche peculiari, e la chiave del successo nel gioco sta proprio nel trovare la combinazione più azzeccata. Il sistema invita infatti il giocatore a sperimentare, e a provare diverse combinazioni di job nel party. I job sono tanti e alcuni decisamente fuori di testa (c’è persino il pasticciere e l’ammaestratore di gatti!), e sono resi ancora più particolari dai relativi costumi, amabilmente sopra le righe e perfino, in certi casi, un po’ ammiccanti. I mestieri possono anche essere combinati tra di loro: ogni personaggio, infatti, può salire di livello in un determinato job e, eseguendo lo switch a un altro job, ereditarne alcune delle skill. Il livello di personalizzazione, quindi, è davvero molto alto, così come il ventaglio delle possibilità tattiche. Anche il modo in cui si ottengono i job è cambiato: il finale delle side quest dedicate vi chiederà sempre di scegliere tre due fazioni, e a seconda della vostra scelta, otterrete il job che preferite. Il punto è che narrativamente potreste essere portati a schierarvi con una fazione, anche se non fornisce il job che desiderate. Ma questo è soltanto un bene, perché siete così invitati dal gioco stesso a uscire dalla routine e a tentare delle strade che altrimenti non avreste battuto. “Serendipità” è la parola chiave di Bravely Second e il senso di scoperta, nonché gli occasionali “Eureka!”, sono il sale di un JRPG vecchia scuola solo in apparenza.

“Serendipità” è la parola chiave di Bravely Second e il senso di scoperta, nonché gli occasionali “Eureka!”, sono il sale di un JRPG vecchia scuola solo in apparenza.

Anche se il gioco può spedirvi piuttosto facilmente alla schermata iniziale, ci sono tanti tocchi che rendono la prosecuzione più agevole, soprattutto per i giocatori che provengono da Bravely Default e che si sentirebbero un po’ “traditi” dal dover ricominciare tutta daccapo la scalata al potere. In soccorso di tali individui, Bravely Second mette a disposizione fin dall’inizio le nuove classi, in modo da permettervi di giocare immediatamente con dei contenuti nuovi (le classi più avanzate, tuttavia, richiederanno comunque un bel po’ di duro lavoro prima di essere sbloccate). Tra le opzioni che facilitano la vita, anche la possibilità di salvare in ogni momento, unita a dei comodi warp (che otterrete nei primi momenti di gioco) e un veliero, senza contare poi l’indispensabile tasto per velocizzare le battaglie. Un po’ di sano grinding fa parte dell’equazione, ma grazie all’ampissima libertà di sperimentare difficilmente le battaglie vi verranno a noia. Inoltre è possibile concatenare, dopo uno scontro, un altro scontro con un nemico più forte. In questi frangenti non vi saranno restituiti i BP, per cui si tratta di un’opzione per giocatori avanzati, nonché una sorta di gioco nel gioco.

 

Infine, è opportuno notare quanto il mondo di Bravely Second sia assolutamente uno spettacolo per gli occhi. Le città, rese in stile acquarellato, saranno in grado di instillare dentro di voi un senso di meraviglia, così come le animazioni dei personaggi e la loro espressività. Avrete la sensazione di avere di fronte a voi un meraviglioso libro pop-up illustrato, anche grazie a un 3D più performante rispetto a Bravely Default. Il tutto accompagnato da una colonna sonora che, seppur non raggiungendo i picchi del primo episodio, ha tutte le carte in regola per diventare memorabile.

È opportuno notare quanto il mondo di Bravely Second sia assolutamente uno spettacolo per gli occhi.

Bravely Second: End Layer è un vero manuale di come si costruisce un JRPG, un’avventura epica che vi riporterà ai tempi di classici immortali come Final Fantasy III, ma che allo stesso tempo porta il genere in nuove, inesplorate ed esaltanti strade. Centro perfetto per Square Enix, quindi, che si riconferma ancora una volta l’indiscussa regina del genere.

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