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Call of Duty: Warzone, altri ban per razzismo e comportamento tossico

Con un nuovo aggiornamento, Activision ha annunciato di aver bannato da Call of Duty: Warzone, Black Ops Cold War, Modern Warfare e Call of Duty: mobile altri 350mila account per razzismo e comportamento tossico.

Call of Duty: Warzone, altri ban per razzismo e comportamento tossico (foto: Activison)

Il publisher sta prendendo seriamente la questione relativa ai giocatori che non si comportano secondo le regole e che creano quindi disagio agli altri utenti. Questa volta le misure sono state adottate facendo un controllo sul database dei nomi scelti dai giocatori. Sono stati poi presi in considerazione anche le segnalazioni dei giocatori stessi vittima di eventuali comportamenti di cyberbullismo o discriminazione.

Come si legge nel posto ufficiale sul sito di Activision, i ban sono però soltanto una delle misure che si stanno prendendo per arginare la piaga dei comportamenti violenti, del razzismo e delle altre forme di comportamento tossico che si verificano in Call of Duty nelle sue diverse incarnazioni.

Call of Duty: Warzone, Activision attivamente contro la violenza

Call of Duty: Warzone, altri ban per razzismo e comportamento tossico (foto: Activision)

Nel nuovo report di Activision si legge innanzitutto che “non c’è posto per i comportamenti tossici, i discorsi d’odio o la violenza di qualunque genere nei nostri giochi o nella nostra società. Siamo concentrati nel fare passi avanti positivi e celebrare insieme i migliori fan del mondo”.

Il mondo dei videogiochi online, e in particolare di quelli della serie di Call of Duty sembra essere piegato da una quantità innumerevole di persone che si comportano male. Tra i cheater, i misogini, chi fa sfoggio di comportamenti razzisti e violenti, Activision è perennemente a caccia per rendere l’ambiente di gioco positivo per tutti. Anche perché, se riflettiamo un attimo, lasciare che i cheater e i violenti la passino liscia mina non soltanto l’esperienza di gioco ma anche la credibilità di developer and publisher.

Ed è per questo motivo, per esempio, che sul sito di Call of Duty appaiono periodicamente dei report che aggiornano giocatori e addetti sul lavoro che si sta facendo per arginare questo genere di problemi. Riguardo ai comportamenti tossici, Activision stessa riconosce che però si tratta di qualcosa di molto difficile da trovare e debellare: “sappiamo che affrontare la tossicità non è semplice e richiede uno sforzo sostenuto.” Per questo motivo sono state implementate alcune tecnologie all’interno dei giochi della famiglia Call of Duty, oltre ad aver bannato più di 350mila account che hanno nomi razzisti o che sono stati oggetto di segnalazione da parte di altri utenti per comportamenti tossici. Per esempio è stato implementato un sistema di filtri nel gioco che blocca sul nascere chi dovesse cercare di darsi un nome da battaglia offensivo per qualcuno.

Uno stesso genere di filtri è stato applicato alle chat di testo per bloccare termini ed espressioni di odio. Questi filtri funzionano in 11 lingue diverse. È chiaro che mettere un filtro non è sufficiente, come non è sufficiente evitare che i giocatori scelgono nomi razzisti o violenti per i propri clan o per i propri personaggi ma è sicuramente un passo avanti soprattutto nei confronti di chi si trova vittima di questi comportamenti.

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Call of Duty: Warzone, altri ban per razzismo e comportamento tossico (foto: youtube)
Valeria Poropat

Sono Valeria e adoro la tecnologia e la parola scritta. Dopo la maturità classica ho studiato lingue presso La Sapienza di Roma e sono specializzata in traduzione e transcreazione. A un anno e mezzo ho incontrato un Commdore 64 e a otto anni ho deciso che avrei fatto la giornalista. Alla fine, ho trovato il modo di mettere tutto insieme e ho scoperto nel mondo dell'informazione tech il mio ambiente naturale. Mi occupo di tutto ciò che è tecnologia, con una predilezione per i videogiochi e le innovazioni che sono in grado di migliorarci la vita.

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