Valve avrebbe apportato delle modifiche ad alcune caratteristiche dei profili degli utenti della piattaforma Steam. In particolare alla possibilità di cambiare la regione di appartenenza per poter usufruire di prezzi più vantaggiosi.
In realtà non è la prima volta che Valve tenta di armeggiare con le caratteristiche dei profili Steam per poter avere sotto controllo quello che gli utenti fanno, in particolare dove vanno a spendere i loro soldi. Questo modo di gestire la propria piattaforma, però, ha già portato una volta a una procedura da parte della Commissione Europea, in particolare dall’antitrust europeo.
Che una piattaforma senta il bisogno di arginare pratiche che ritiene scorrette è lecito ma, come esseri umani, non si può non riflettere sul fatto che il prezzo di un videogioco varia enormemente se si passa per esempio dall’Europa al Sud America. Ed è quindi non magari ammissibile ma comprensibile che i giocatori cerchino il risparmio.
Quello che, stando all’account Twitter SteamDB, sarebbe succedendo è che Valve ha imposto un limite al cambio di regione dei profili. Il limite imposto dalla piattaforma è quello di poter cambiare regione solo una volta ogni tre mesi. In questo modo, si dovrebbe evitare lo switch continuo che alcuni utenti fanno per poter acquistare i loro giochi preferiti nella regione in cui costano meno.
Questa ulteriore mossa si aggiunge già a un update fatto a metà 2020 e che aveva di nuovo lo scopo di evitare che le persone facessero shopping in regioni diverse dalla propria. Era stato infatti aggiunta una clausola per poter abilitare i pagamenti al cambio di regione. In pratica per poter acquistare da una regione diversa dalla prima con cui ci si era registrati, Valve pretendeva un acquisto con uno dei metodi di pagamento provenienti da quella regione.
Questo sistema avrebbe dovuto impedire lo sfruttamento delle VPN per poter fingere di essere in altri luoghi rispetto a quello in cui si era. Ma a quanto pare, se è vero quello che sta per succedere, questo sistema non ha funzionato. E se è comprensibile che Valve cerchi di, permetteteci di espressione colorita, spremere i propri giocatori tenendoli ognuno nella sua regione è allo stesso modo comprensibile che i giocatori cerchino di avere un prezzo migliore.
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Anche perché molte altre piattaforme, e ci viene in mente per esempio Amazon, permettono di acquistare da praticamente qualunque parte del mondo con il prezzo semplicemente espresso nella valuta indicata dal profilo. Tra l’altro, alcune pratiche messe in atto da Valve sono anche già state giudicate scorrette dall’antitrust europeo e la società ha già dovuto pagare, insieme ad altri cinque distributori, un totale di 7.8 milioni di euro proprio per le pratiche di geoblocking.
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