Richiamati, stando ad informazioni emerse sul web, anche i fondatori Sergey Brin e Larry Page. Il che dà la cifra dell’importanza attribuita al caso. E Google starebbe considerando se la politica adottata nei confronti di Chatbots e di intelligenza artificiale sia troppo permissiva, a discapito degli utenti. Scopriamo tutti i dettagli.
Il caso é stato portato a galla da un report di Futurism, un portale statunitense dedicato alle tecnologie del presente e del futuro. Il quale, senza mezzi termini, ritiene che le politiche adottate da Big G per l’indicizzazione di contenuti creati da Chatbots ed intelligenze artificiali sia troppo permissiva. Ed il rischio, a detta di Futurism, é che queste politiche penalizzino gli utenti.
Entriamo nel dettaglio. Forse non tutti siamo al corrente che, ormai da alcuni lustri, la scrittura di articoli di giornale viene può essere affidata ad intelligenze artificiali e a Chatbots automatizzati. Le redazioni che si appoggiano a questi strumenti automatizzati sono numerose e, con il tempo, non fanno che aumentare. I vantaggi maggiori riguardano i minori costi da investire sul personale ed una maggiore produttività.
E gli svantaggi? Ebbene, in primis: la difficoltà nella verifica della veridicità delle notizie. Il che, già di per sé, pesa enormemente, in particolar modo trattandosi di disciplina giornalistica. Inoltre, essendo programmati per rispettare l’ottimizzazione per i motori di ricerca (SEO) nel miglior modo possibile, sono assai vulnerabili all’utilizzo da parte di spammer. Dunque articoli non veritieri ai primi posti delle ricerche di Google? A chi conviene?
La minaccia di una sovraproduzione di contenuti “inquinanti” per il web, perché non verificati, non veritieri e creati all’unico scopo di ottenere profitto, é dunque assai reale. Ancora Futurism, ha riportato una conversazione presente in un noto forum, Black Hat World, frequentato da esperti di SEO, intitolata “È ora di pompare contenuti ad una velocità elevatissima”.
E la conversazione si focalizza proprio su contenuti farlocchi: l’importante non é la veridicità, ma che vengano cliccati, in modo da generare profitto tramite le pubblicità in essi contenute. E se dunque IA e Chatbots sono in grado di produrne velocemente ed in enorme quantità, seguendo tutti i crismi affinché i motori di ricerca li indicizzino ai primi posti, ben venga – secondo molti esperti di SEO interessati solo al profitto – utilizzarli il più possibile.
Ecco perché una chiara e netta presa di posizione da parte di Google e di tutti i motori di ricerca operanti sul web é essenziale ed urgente. Ed anche le Università di Harvard e di Stanford hanno lanciato l’allarme: la disinformazione, se non verrà arginata in tempo, renderà il web un ambiente sempre meno credibile e sempre più pericoloso.
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