Terremoto per Tencent, il maggior publisher di videogiochi in Cina, dopo che un giornale che potremmo definire filogovernativo, ha chiamato i videogiochi “oppio dello spirito”.
Pechino sembra avere una propria agenda per quello che riguarda i videogiochi e i prodotti digitali e la frase utilizzata sullo The Economic Information Daily è chiaramente una frase che esprime anche il pensiero del governo centrale della Repubblica Popolare Cinese.
Una frase che oltre a scatenare indignazione globale ha anche avuto conseguenze catastrofiche su Tencent, che produce in pratica quasi tutti i videogiochi mobile presenti sugli Store.
Ma questa frase, questa definizione, questo volere accostare i videogiochi alle droghe è un concetto che in Cina serpeggia da tempo. Basti pensare che nel Paese sono presenti alcuni istituti di recupero per tossici dei videogame in cui genitori disperati mandano i propri figli sperando che un mix tra disciplina militare, medicine e libri motivazionali possa guarirli dalla loro dipendenza.
Cina, I videogiochi sono come la droga
Definire i videogiochi droghe elettroniche rientra in una più ampia strategia che il governo di Pechino ha già annunciato di voler mettere in atto. In particolare si tratta, palesemente, di demonizzare i videogiochi per poterli controllare. E accostare i videogiochi alla parola “oppio” è un modo per i media cinesi di far scattare nei propri lettori il ricordo di fatti risalenti alla metà del 1800 quando si combattè una guerra proprio incentrata su questa droga che si era diffusa in maniera incontrollata in Cina.
Verrebbe da dire che la scusa è quella della salute dei minori: il problema dei ragazzi che giocano in maniera compulsiva ai videogiochi va affrontato e risolto. E se è vero, ma lo riporta lo stesso articolo che definisce uno dei più popolari giochi mai fatti da Tencent Honor of Kings una droga elettronica, che ci sono ragazzi che arrivano a giocare 8 ore di seguito, approvare una legge che vieti i videogiochi online dalle 22 alle 8 e che come una sorta di genitore poco permissivo riduca a 90 minuti il tempo di gioco quotidiano a noi sembra una assurda ingerenza in quella che dovrebbe essere una questione privata tra genitori e figli.
Ma in Cina non c’è nulla che rimanga veramente privato. Del resto stiamo parlando di un Paese che sta implementando un sistema di crediti sociali per premiare i cittadini che si comportano bene e seguono le regole. Per Tencent vedere associare il proprio gioco di punta alle droghe ha significato perdere l’11% di valore in borsa. Ma la questione è decisamente più ampia.
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Oltre a toccare la sfera del privato rischia anche di trasformare il mercato cinese in un territorio ostile per tutti i player del settore del Gaming che potrebbero decidere di ridurre i propri investimenti per i prodotti destinati alla Cina. La società cinese Tencent ha dichiarato, in un tentativo disperato di ridurre i danni forse, di voler implementare altri sistemi per impedire ai minori di giocare più del necessario, diventando più realisti del re. O forse semplicemente per poter continuare a lavorare nel Paese in cui è stata fondata.