Non sono pochi i casi di aziende che utilizzano l’intelligenza artificiale per creare di sana pianta organici del tutto inesistenti da pubblicare nella sezione di presentazione del team, sui loro siti web. E, al contempo, stanno emergendo i primi servizi di rilevamento di immagini fittizie per sgominare truffe di questo genere. Vediamo di cosa si tratta.
Il “fake” sul web dilaga. Ritocchi, manipolazioni e purtroppo, in molti casi, vere e proprie menzogne, diffuse – o forse meglio dire: spacciate – per vere, con gli intenti più disparati. Ma sempre riconducibili ad un “obiettivo madre”: affascinare ed attrarre gli spettatori, per trasformarli poi in clienti ai quali vendere – cara – la propria merce.
Non parliamo di licenze artistiche o poetiche, ovvero di ritocchi a testi, ad immagini, a suoni ed a video dettati dalla volontà di creare arte. La quale, lo sappiamo, modula la realtà esterna per mostrare l’interiorità dell’artista che la osserva, che la ascolta, che la percepisce e che poi la rappresenta tramite simbologie e stili di maniera: aumentando, ad esempio, l’effetto scenico attraverso esagerazioni o riduzioni del contrasto di un’immagine, manipolando i suoni di un paesaggio acustico o drammatizzando la luce di un ambiente per una ripresa video.
Parliamo invece di realtà professionali che diffondono informazioni false, create a tavolino, e che producono vere e proprie menzogne pur di convincere potenziali clienti ad acquistare i loro prodotti o servizi. Ed il fenomeno pare diventare sempre di più una sorta di nuova “norma”, di nuovo codice deontologico, e si sta diffondendo a macchia d’olio.
Tra i numerosi esempi di produzione di falsità per attrarre i clienti, diverse compagnie stanno utilizzando l’intelligenza artificiale per creare organici inesistenti, mostrando team composti da volti di persone mai nate, ma rassicuranti e “di bella presenza”, così da indurre il visitatore a provare fiducia nei confronti di una compagine che si presenta folta, seria, serena e soddisfatta.
L’intelligenza artificiale, infatti, dopo aver sondato i fondamentali dell’aspetto umano ed aver scelto i tratti semiotici in grado di infondere maggior attrazione e fascinazione, li apporta su visi fittizi, che vengono poi pubblicati nelle sezioni “Chi Siamo” e “Il Nostro Team” dei siti web. Per fortuna, però, per quanto non sia semplice accorgersi del raggiro, Business Insider ha ritenuto dubbia la presenza di volti con un solo orecchino o con rasature soltanto parziali del viso.
E dunque ha potuto verificare che diverse società utilizzano il software generativo GAN (Generative Adversarial Network) per creare personale mai esistito. E non solo Business Insider: sono diverse, infatti, attualmente le startup che stanno sviluppando e proponendo programmi in grado di smascherare i vari falsi sul web. E chissà che anche le legislazioni governative dei vari Paesi non decidano di prendere presto provvedimenti a riguardo.
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