Il mondo degli eSports non è diverso dal grande circo dello sport professionistico ma l’esperienza di questo giocatore sta aprendo una discussione che invece potrebbe portare tutti a vedere non solo i punti in comune mma anche le sottili differenze tra chi corre su e giù fisicamente sul campo e chi fa trottare i neuroni.
Con la diffusione e la moltiplicazione dei giochi online multiplayer non è difficile immaginare che, sotto sotto, tutti i team di sviluppo e i publisher coinvolti in questi progetti sperino un giorno non troppo lontano di poter organizzare tornei sontuosi con ricchi premi e un battage pubblicitario ai liveli dei Mondiali di calcio. E allo stesso tempo ci sono sempre moltissimi giocatori e moltissime giocatrici che sognano di essere su una di quelle sedie ergonomiche, in streaming planetario, a fare ciò che amano a livello professionistico.
Le somiglianze con gli sport sono tante ma, come accennavamo, ci sono anche alcune differenze che dovrebbero essere prese in considerazione quando sio organizzano eventi per gli eSport. E la disavventura raccontata sui social da questo pro player ne è la prova.
Il giocatore professionista e la bottiglia
La storia viene da Twitter e a raccontarla il pro player Skiter del Team Tundra, uno dei team più conosciuti nell’ambito dei tornei di DOTA 2 che ha di recente preso parte a un torneo europeo organizzato da PGL, società romena che si occupa proprio di eSports. Sul social dell’uccellino azzurro il giocatore professionista ha pubblicato una foto con una bottiglia e un messaggio che recita: “Gli admin di PGL mi hanno costretto a pi****re in una bottiglia“. Prima di scoppiare a ridere, però, ecco cosa è successo dopo il primo tweet.
C’era bisogno di pubblicare sui social una foto con una bottiglia piena di urina? Magari no ma di certo il messaggio di skiter non avrebbe avuto lo stesso impatto. Un impatto che ha costretto lo stesso giocatore a dover elaborare meglio sul messaggio su richiesta esplicita di PGL. E Skiter ha chiarito che conosceva le regole, regole che non permettono pause bagno, ma che si trovato nel mezzo di una partita molto lunga e con un bisogno impellente che se avesse espletato in privato sarebbe costato al team una penalità importante ed ha per questo deciso di farla nella bottiglia. Davanti a tutti.
eSport e sport, stesse regole?
Negli sport durante le partite non è permesso ai giocatori uscire dla campo se hanno da fare e per questo, a volte, chi non riesce a resistere, finisce con il farla un po’ come la fanno i bambini al mare: fischiettando. Ma i giocatori che si muovono sul campo consumano anche moltissima acqua e questo riduce sensibilmente il numero delle situazioni in cui qualcuno ha bisogno del bagno a metà tempo. Negli eSport non c’è lo stesso consumo di liquidi e per quanto si voglia farli passare per una traslazione digitale di ciò che accade in campo forse è il caso di trovare altri sistemi, diversi da quelli che impone Amazon agli autisti, per evitare che si bari fingendo di andare in bagno. E no, i pannolini non sono una opzione.