Affrontare un conflitto quando sei letteralmente sotto le bombe non è semplice. In Ucraina, mentre il tentativo di invasione da parte dei russi prosegue in maniera brutale e spietato con notizie di violenze incomprensibili che si moltiplicano, tanti sviluppatori continuano a rimanere davanti ai propri PC e a cercare di portare avanti il lavoro con una parvenza di surreale normalità.
A parlare delle storie di tanti developer che si trovano in Ucraina sono stati colleghi di Kotaku che hanno raccolto testimonianze toccanti. Testimonianze che vogliamo proporvi per riflettere non solo sulla guerra come concetto astratto ma anche su che cosa di buono l’essere umano è in grado di tirare fuori da sé stesso in situazioni in cui sarebbe più facile cedere semplicemente alla disperazione.
Perché le storie raccolte dai colleghi parlano di resilienza, non di follia ma di serietà e dedizione al lavoro nonché di rispetto per i colleghi e per i giocatori.
Sviluppare videogiochi sotto le bombe, i racconti dall’Ucraina
Non si dovrebbe paragonare una situazione di stress ad un’altra ma la prossima volta che vi trovate ad affrontare un problema che sembra insormontabile provate a ricordare per esempio la storia di Andrew Kokhan. Questo sviluppatore, fondatore di NightCat Studios, che al momento ha rilasciato su Steam un gioco dal titolo Project Deep Web ha raccontato ai colleghi di Kotaku che il 30 marzo, mentre le bombe cadevano ovunque ha deciso di fare la strada che da Izmail porta a Kyiv, sede del suo studio di sviluppo, per riuscire a salvare i device su cui era salvato tutto il lavoro che avevano fatto fino al momento prima che il dittatore in panciolle aveva deciso di giocare a RisiKo sulla pelle della gente. Perché questo atto all’apparenza folle? “Sviluppare videogiochi per me è più importante della vita (…). Sono quasi 5 anni non solo del mio lavoro ma del lavoro di un grande team. Sarebbe stato quindi molto ingiusto (perdere i dati)“.
Da Bucha, un tempo meta molto gettonata tra gli abitanti di Kyiv per le vacanze estive ora sinonimo di crudeltà, arriva invece la storia di Oleksandr Androshchuk, membro del team di sviluppo Starni Games che si è trovato a dover dormire nel garage sotterraneo della sua stessa casa mentre i russi, a poche decine di centimetri dalla testa sua e di sua moglie, distruggevano i suoi averi e quelli della sua famiglia. A raccontare la storia di Androshchuk è Oleksandr Sienin, Chief Operating Officer di Starni Games che, sempre nell’intervista rilasciata ai colleghi di Kotaku, riporta anche le preoccupazioni di altri membri del suo team di sviluppo fuggiti dalle zone di Donetsk e Luhansk, le famose repubbliche indipendenti che Sienin chiama però “Stati fantoccio della Russia”.
Queste storie le ritroviamo anche nelle parole di Mariya Kapinos, che lavora come Game Designer per WhaleApp, uno studio di sviluppo che nella capitale dell’Ucraina non ha mai smesso di lavorare sfruttando internet per portare avanti i progetti. E proprio con un pensiero di Kapinos vogliamo chiudere: lavorare sotto le bombe, quando tutto ti dice solo di raggomitolarti in un angolo, significa essere eroi perché è un contributo agli sforzi bellici di resistenza che vale esattamente come un fucile e anche se ovviamente la situazione è complicata quando devi tenere il computer sulle ginocchia mentre sulla testa ti passano le bombe “il fatto che ci sia la guerra non significa che devono smettere di essere importanti le piccole cose come il lavoro”.