La crisi e l’inflazione alle stelle che stanno coinvolgendo il Sud America stanno avendo uno strano effetto collaterale: un aumento vertiginoso nel numero delle persone che provano a guadagnare qualcosa con i videogiochi play-to-earn.
Sembra una barzelletta ma a quanto pare in America Latina e in particolare in Argentina le persone stanno diventando abbastanza disperate da provare a contrastare l’inflazione che ha ridotto il potere d’acquisto dei salari medi in maniera preoccupante giocando sulla piattaforma Decentral Games. Decisamente si tratta di una situazione che forse neanche i pionieri di questo tipo di giochi avrebbero potuto prevedere, cioè che qualcuno decidesse di tentare la sorte con un videogioco play-to-earn per poter guadagnare soldi e fare la spesa. Qualcosa che però gli amanti della fantascienza non faticheranno a riconoscere.
C’è da dire comunque che sia l’Argentina, sia il Brasile (altro Paese in cui l’inflazione ormai viaggia a due cifre) non sono in assoluto i Paesi in cui si gioca di più. In cima alla classifica per numero di utenti c’è la Georgia seguita dagli Stati Uniti e dalle Filippine con un numero di giocatori che ha superato i 7 mila nei primi quindici giorni di marzo. Secondo le analisi fatte da Decentral Games si tratta comunque di un trend destinato ad aumentare soprattutto perché da un po’ nel mondo degli NFT è arrivata anche la pratica dell’affitto.
Ogni tanto negli ultimi mesi abbiamo toccato l’argomento relativo ai videogiochi cosiddetti play-to-earn legati a quel nuovo fenomeno in ascesa che sono gli NFT. Si tratta di oggetti immateriali di cui con una costosa procedura di autenticazione si diventa proprietari. Si tratta però molto spesso di oggetti costosi che alcuni dei più popolari play-to-earn usano come “threshold” per permettere di entrare e giocare.
Ma come riporta per esempio Bloomberg sono molti i giocatori che dall’Argentina o dal Brasile giocano noleggiando costosi NFT da altri giocatori americani o tedeschi. Perché, per esempio sulla piattaforma Decentral Games per poter giocare occorre essere possessori di un NFT del valore di almeno 5200 dollari.
E i colleghi di Bloomberg riportano a titolo di esempio il caso di un DJ di 28anni che giocando a poker nel metaverso per tre ore al giorno prendendo a noleggio l’NFT da un americano riesce a portarsi a casa l’equivalente di 1500 dollari al mese: il suo stipendio come DJ. E nonostante l’Asia rimanga il continente dove questo genere di giochi è più diffuso in assoluto, il trend dei Paesi latinoamericani deve farci riflettere. Come deve farci riflettere il fatto che lentamente anche questa tipologia di esperienze di gioco potrebbe diventare una fonte di reddito. Esattamente come sono fonti di reddito al momento le dirette su Twitch e i tornei di eSports. Per quanto possa essere drammatica la situazione relativa all’inflazione in Sud America, è la riprova che considerare i videogiochi solo un intrattenimento e una perdita di tempo è ormai una visione piuttosto miope di quella che è la realtà. E per quanto a noi e a tanti altri non piacciono gli NFT si tratta di qualcosa con cui dovremmo, almeno in parte, imparare a convivere.
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