Tra gli effetti collaterali della bancarotta di FTX di inizio Novembre, emergono le mancanze normative che potrebbero rendere impossibile per molti investitori il recupero del credito. Solo in Italia sono ben due i miliardi di Euro che potrebbero andare in fumo a motivo della probabile impossibilità del fondo di garanzia di risarcire tutte le parti. Vediamo nel dettaglio cosa sta succedendo.
La buona notizia é che un fondo di garanzia esiste e si trova a Cipro. Solo pochi mesi fa, infatti, la FTX aveva rilevato una società esistente proprio nella Repubblica cipriota e registrato la FTX Europe, sottostante alle norme di diritto europeo. Le quali impongono, in base alla direttiva europea numero 97/9, che il fondo copra fino a venti mila Euro per ciascun intestatario.
Ciò che resta da dipanare, tuttavia, é innanzitutto un primo dubbio: avendo la FTX un fondo europeo ed uno statunitense, chi e quanti sono gli investitori che fanno parte dell’uno e chi e quanti quelli che fanno capo all’altro? A quanto riportato al quotidiano nazionale La Repubblica dal consulente finanziario indipendente Giuseppe D’Orta, non é così semplice chiarirlo.
“Sembra che tutti coloro che si sono registrati sulla piattaforma da Maggio 2022 in poi – ha dichiarato D’Orta a La Repubblica – siano di Ftx Europe, ma non ci sono ancora certezze”. Ed ha continuato: “ Molti [investitori, ndr] sono stati ‘travasati’ da una società all’altra senza alcuna comunicazione. Semplicemente dal giorno alla notte hanno ricevuto una e-mail da una società con un nome diverso. Ammesso che se ne siano accorti”.
C’è un secondo aspetto, inoltre, estremamente importante da prendere in considerazione: ancora secondo D’Orta, parrebbe infatti fuor di dubbio che NFT e criptovalute non possano essere indennizzati. Questo a motivo della possibilità di copertura da parte del fondo soltanto dei depositi liquidi e dei prodotti finanziari. Ed NFT e criptovalute, dichiara D’Orta, non sono considerati tali.
In altre parole: la speranza di risarcimento spetterebbe agli investitori che abbiano versato alla piattaforma Euro tramite un contratto stretto con la filiale europea di FTX, a partire dallo scorso mese di Maggio. A questa se ne aggiungerebbe una seconda, ovvero una class action congiunta tra clienti statunitensi e clienti europei.
Ad oggi, come riportato da La Repubblica, la licenza della FTX Europe risulta sospesa. Ma la società non risulta ancora fallita. Questo dettaglio rende quindi prematuro, almeno per ora, considerare una terza via, ovvero un’ipotetica causa fallimentare da avviare in Italia nei confronti della società con insinuazione al passivo. Per maggiori informazioni circa il fallimento, ecco l’articolo in cui lo abbiamo descritto. Ci premureremo, inoltre, di riportare gli aggiornamenti futuri che, confidiamo, giungeranno già nelle prossime settimane.
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