La Russia sarebbe responsabile della stragrande maggioranza degli attacchi informatici avvenuti di recente nei Paesi della Nato.
Negli ultimi anni, in particolare da quando è scoppiata la pandemia di covid, le intrusioni informatiche si sono letteralmente moltiplicate, arrivando a colpire piccole e grandi realtà, e con l’esplosione della guerra in Ucraina la situazione è ulteriormente peggiorata, con numerose infrastrutture importanti che sono crollate sotto i colpi degli hacker. Come riferisce l’agenzia di stampa Ansa, tenendo in considerazione solo l’ultimo anno, i cyberattacchi nation-state, ovvero quelli dove dietro si nasconde uno stato, e che hanno preso di mira infrastrutture critiche, sono passati dal 20% al 40%. E secondo Digital Defense Report 2022 di Microsoft, la maggior parte degli attacchi ai danni dei paesi della Nato, l’Alleanza Atlantica di cui anche l’Italia fa parte, sarebbe stata causata dai russi, precisamente il 90%, e di questi, il 48% avrebbe riguardato aziende informatiche. Un’altra nazione che avrebbe intensificato i suoi attacchi sarebbe l’Iran, così come riferisce sempre il report, che avrebbe “intensificato gli attacchi in seguito alla transizione del potere presidenziale e lanciato offensive distruttive contro Israele e infrastrutture critiche extra territoriali. E la Corea del Nord, che ha intrapreso il suo periodo più aggressivo di test missilistici nella prima metà del 2022, attraverso vari attori ha lanciato una serie di attacchi per rubare tecnologia alle aziende aerospaziali e ai ricercatori di tutto il mondo e per ottenere accesso a dati e fondi a sostegno dell’economia locale”.
Infine, fra i Paesi “cattivoni” vi sarebbe anche la Cina, che avrebbe aumentato i suoi attacchi informatici di spionaggio e furto di informazioni “nel tentativo di esercitare una maggiore influenza nel Sud-est asiatico e contrastare il crescente interesse degli Stati Uniti”. Stando al report di Microsoft sarebbe in crescita anche l’influenza propagandistica, che in gergo tecnico vengono chiamate “influence operations”, ed un esempio lampante sarebbe quello della Russia “che ha sfruttato gli strumenti a proprio favore per attivare campagne di disinformazione sull’invasione in Ucraina e sulla pandemia da Covid-19 in modo da screditare l’Occidente e promuovere le proprie strategie nazionaliste”. Anche in questo caso, oltre a Mosca vi sarebbero nel radar anche Pechino e Teheran “che hanno messo in atto operazioni di propaganda per estendere la propria influenza globale”.
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