Dark Souls II – La recensione!

Il successo del primo Dark Souls probabilmente fu un evento inaspettato anche per From Software. Il gioco aveva caratteristiche troppo peculiari e richiedeva una dedizione sia di intelletto che di tempo davvero fuori dagli standard… allo stesso modo, presentava quelle caratteristiche tipiche con cui di solito si confeziona solo un prodotto destinato ai grandi numeri. Nonostante fosse esso stesso il seguito di un altro gioco con le medesime caratteristiche, la saga di Demon/Dark Souls viveva e faceva parlare di sé grazie alla (grossa) nicchia dei cosiddetti hardcore gamer, che si affezionarono subito alla formula, pensata su misura per loro. Dark Souls, forgiato nelle fiamme degli Inferi del GdR, era il loro gioco. Il gioco per sadomasochisti, per i duri e puri. Per gli irriducibili della sfida estrema.
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L’incedere iniziale nel mondo di Drangleic è sicuramente molto lineare e la presenza di un numero generoso di save point.

Forse è proprio per questo che oggi mi trovo qui a parlare del seguito di Dark Souls come di un evento atteso da moltissimi e che non avviene affatto in sordina come fu per i suoi prequel. Il perché, a mio parere, è proprio quello che anticipavo poco sopra. Diventato famoso (o forse dovrei dire famigerato) grazie alla sua incredibile difficoltà, Dark Souls ha attirato con il passaparola molti giocatori, ma il motivo per cui è diventato un vero fenomeno è un altro: la qualità principale di Dark Soul è che dietro la facciata di gioco difficilissimo, che da sola avrebbe scoraggiato e non di certo ingrandito la fanbase della serie, si nasconde un gioco di qualità, con meriti ludici e artistici unici, bilanciato e, soprattutto, appagante come nessun altro.

Tra le fila dei nemici, segnaliamo caratterizzazioni estetiche ineccepibili per tutte le creature presenti.

Perché questa lunga premessa sulla natura del successo di Dark Souls? Semplicemente per scongiurare immediatamente quanti temessero (magari a ragion veduta, visto il cambio di Director al timone) che Dark Souls II fosse sceso a compromessi di qualche tipo per essere più appetibile al grande pubblico. No, signori, Dark Souls II non lo ha fatto. Asciugatevi pure il sudore dalla fronte e respirate profondamente, perché questo è un altro gioco fantastico, almeno quanto il suo prequel… e per gli stessi, unici meriti. Lungi da me rovinarvi anche un solo attimo di un viaggio così intimo ed emozionante come quello che vi aspetta. Vi dirò solo che, questa volta, sarete immersi in un ambiente diverso, apparentemente più luminoso e forse più verosimile.
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Presto, però, il panorama cambierà, gli scorci si faranno più cupi e tornerete a percorrere da soli buie grotte, oscuri corridoi di manieri in rovina e… beh, scopritelo da voi che cos’altro! L’incedere iniziale nel mondo di Drangleic è sicuramente molto lineare e la presenza di un numero generoso di bonfire (fuochi di bivacco, cioè save point) sparsi per le prime fasi di gioco farebbe pensare quasi a un tendenziale addolcimento dell’avventura. Ma (e questa sì che è una sorpresa che voglio rovinarvi!) non è affatto cosi. Vi accorgere che qualunque classe sceglierete (invero, tutte molto simili a Dark Souls, con il Maestro di spade che sostituisce il viandante), l’iter per rendere efficaci le vostre abilità con tale tecnica/magia/arma sarà molto lungo e dovrete sudarvi molto più che in passato la possibilità di brandire le lame e gli scudi più pesanti. A proposito delle armi, soffrono di una rinnovata fragilità, tendendo a usurarsi velocemente. Una mossa astuta da parte di From Software per incentivare l’uso di più armi a seconda della necessità e nemico, per far cambiare abitudini a chi pigramente si adagia nell’utilizzo perpetuo di una singola arma, magari potenziata per andare bene un po’ in tutte le occasioni.
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Asciugatevi pure il sudore dalla fronte e respirate profondamente, perché questo è un altro gioco fantastico.

Tra le fila dei nemici, segnaliamo caratterizzazioni estetiche ineccepibili per tutte le creature presenti, che ottimamente descrivono e personificano l’habitat in cui si trovano. Ogni scontro con questi esseri richiede costante ponderatezza tra attacco e difesa, senza mai abbassare la guardia. Se poi avete scelto di sviluppare un personaggio più agile ma meno resistente, la difficoltà percepita sarà ancora più alta, e avrete bisogno di riflessi pronti per schivare i colpi avversari con il giusto tempismo, pratica assai più complessa che alzare semplicemente lo scudo. From Software ha ben pensato di spingersi ancora oltre per conservare la sensazione di inadeguatezza oltre le prime ore di gioco con un semplice espediente. Il respawn dei nemici, infatti, non è più sistematico, e alcuni di essi spariranno dalle rispettive zone dopo essere stati uccisi un tot di volte.

Vi accorgerete che il gioco incentiva un utilizzo massiccio del multiplayer proponendo boss spesso davvero impegnativi da buttare giù senza un compagno.

Quindi non potrete più darvi all’accumulo compulsivo di anime per crescere di livello quel tanto che basta per rendervi il resto dell’avventura più agevole. Se non bastasse questo, morire nello stato di “non morto” farà subire una penalità in termini di punti vita, un po’ alla stregua di quanto accadeva quando subivi una maledizione in Dark Souls. A ogni decesso quindi, vedrete la vostra barra dell’energia accorciarsi; per ripristinarla, dovrete ricorrere per forza all’utilizzo dell’oggetto effigie umana (che sostituisce la celebre e preziosa umanità). Abbiamo constatato che questo espediente dona ancora più senso all’utilizzo di un tipo di item fondamentale, ma che spesso in Dark Souls poteva essere lasciato da parte per grosse porzioni di gioco.
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Dark Souls II riesce realmente a issarsi sul gradino più alto del podio della serie grazie a un affinamento di mille dettagli, che rendono la fruibilità del titolo sempre appagante e soddisfacente.

Più in generale, vi accorgerete che il gioco incentiva un utilizzo massiccio del multiplayer proponendo boss spesso davvero impegnativi da buttare giù senza un compagno. Effettivamente, da questo puto di vista le novità introdotte sono molte. La struttura generale del comparto online è stata parecchio affinata per darle maggiore peso nell’economia del gioco. Nuovi oggetti reperibili in game permetteranno un matchmaking più circoscritto, per permettere di trovare giocatori appartenenti alla stessa “fede” (quindi verosimilmente, anche amici) e sarà addirittura possibile reperire un item speciale che permette la chat vocale, cosa completamente assente nel primo capitolo. Per quanto concerne il PVP ora potrete subire invasioni in qualsiasi momento, e non solo in forma umana come prima. Questo instaura nel giocatore un grosso senso di precarietà visto che non si sa mai quando potrete essere vittima di un invasione da parte di un altro giocatore. Al contempo però si aprono nuove prospettive, come patti e oggetti creati ad hoc per evocare compagni con cui contrastare gli invadenti avatar estranei alla nostra partita. Per questo mi sento di dire che Dark Souls II, giocato completamente in solitario, risulta davvero più impegnativo del suo prequel. Ma, nonostante From Software non ci abbia fatto alcuno sconto sulla pazienza richiesta per approcciarsi alla sua ultima opera, non possiamo non considerare Dark Souls II un’esperienza assolutamente epica sotto tutti i punti di vista.
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Per quanto derivativo non solo nei confronti di Dark Souls, ma anche di Demon’s Soul, del quale ripesca qualche elemento e qualche meccanica secondaria, Dark Souls II riesce realmente a issarsi sul gradino più alto del podio della serie grazie a un affinamento di mille dettagli, che rendono la fruibilità del titolo sempre (e ripeto: sempre) appagante e soddisfacente. Collisioni più solide, controlli leggermente più reattivi e qualche aggiustamento al set up dei comandi (abbiamo ora un tasto dedicato al salto) rendono perfetto un combat system che, morte dopo morte, vi ritroverete a padroneggiare sempre meglio.
Le ambientazioni di Dark Souls II, inoltre, riescono ad andare oltre quelle di sicuro fascino ma statiche del primo capitolo, proponendo piccoli set pieces, vivaci dinamiche ambientali in tempo reale che vi faranno sentire non solo in un ambiente minaccioso, ma anche vivo.
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Le ambientazioni di Dark Souls II, inoltre, riescono ad andare oltre quelle di sicuro fascino ma statiche del primo capitolo.

Il gioco risulta essere ancora più lungo del primo, le zone infatti risultano complessivamente leggermente più numerose e la progressione del vostro personaggio sostanzialmente più lenta. Aspettatevi quindi decine e decine di ore per vedere e fare tutto. Potremmo parlare per ore e ore di Dark Souls II, e ancora non avremmo scalfito che la superficie. Si tratta di un titolo grandioso, lungo, profondo e soprattutto appagante. Dark Souls II non è solo un “muori, muori e ancora muori” come fino a oggi è stato pubblicizzato, è un gioco che regala mille soddisfazioni a 360 gradi. Appaga il tatto e la vista, dona il piacere dell’intuizione sul passato e presente di una lore cosi misteriosa e silenziosa, costringe a guadagnarsi il senso di progressione sia personale che geografica grazie a un certosino bilanciamento nella crescita delle abilità del giocatore/avatar e alla magniloquenza delle zone raggiunte.
Morirete tante, tantissime volte, in Dark Souls II, ma credetemi: nemmeno una singola volta vi mancheranno gli stimoli e la voglia di rialzarvi in piedi e affrontare il vostro destino.

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