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Dark Souls III – Anteprima e Hands On

E’ uno dei titoli più attesi di questo 2016. E promette di mettere a dura prova tanto la vostra abilità quanto la vostra pazienza, con il ritorno – al timone della serie – del suo leggendario creatore Hidetaka Miyazaki. Ecco le nostre impressioni dopo la prova, in anteprima, di Dark Souls III!

Per gli appassionati di action RPG il prossimo 12 aprile sarà una data da cerchiare sul calendario, con l’arrivo, in Europa, di Dark Souls III. Terzo capitolo di una serie ormai leggendaria, che vedrà il ritorno al timone del suo storico creatore. Un appuntamento imperdibile per qualunque fan del genere “Souls like” e di From Software!

Ho dedicato centinaia di ore ai precedenti Souls. E potete immaginare, quindi, il mio entusiasmo di fronte all’invito, da parte di Bandai Namco, a partecipare ad un esclusivo hands on alla presenza di Hidetaka Miyazaki in persona! Ed è così che mi sono imbarcato alla volta di Amburgo, in compagnia di un manipolo di agguerriti (e appassionati) colleghi, per mettere le mani – in anteprima e con buon anticipo – su uno dei titoli più attesi di questo 2016.

Al nostro arrivo abbiamo trovato ad accoglierci decine di postazioni, principalmente PS4, tutte ordinatamente in fila e pronte all’uso!

L’oscurità si è diffusa

Quale posto migliore avrebbe potuto ospitare un evento simile, di un’antica cattedrale? Qualcuno potrebbe forse obiettare che una chiesa consacrata non fosse proprio il contesto ideale in cui mettere alla prova la pazienza di qualche decina di giornalisti… e non avrebbe tutti i torti! Ma la location era senza dubbio suggestiva e azzeccata. E al nostro arrivo abbiamo trovato ad accoglierci decine di postazioni, principalmente PS4, tutte ordinatamente in fila e da cui affrontare, con religiosa pazienza, le sfide approntate per noi da Miyazaki e dal suo team. Senza prima rinunciare ad uno scatto di fianco alla statua con il protagonista del gioco. Con i più temerari – noi compresi-  disposti a cimentarsi nell’impugnare una possente e pesantissima spada!

Giusto il tempo per un veloce briefing, prima di “far parlare” i pad. E’ stato lo stesso Miyazaki ad illustrarci gli elementi fondanti del gameplay di questo Dark Souls III. Uno su tutti resta imprescindibile: la soddisfazione che deriva dall’affrontare nemici formidabili e le sfide più difficili. Inoltre, in Dark Souls III ogni area di gioco avrà differenti tipologie di nemici e un boss finale con abilità uniche. Ma soprattutto le mappe saranno molto più grandi e dettagliate che in passato, sviluppandosi in tutte e tre le dimensioni, quindi non solo prevalentemente su un singolo piano, ma anche in altezza e profondità. Questo perché il gioco nasce per l’attuale generazione di piattaforme, visto che uscirà solo su PC, PS4 e Xbox One.

Un altro aspetto importante, su cui From Software ha lavorato molto, riguarda le meccaniche di combattimento, che sono state rese più dinamiche e più fluide. Con in più abilità speciali a seconda dell’arma utilizzata. Per questo Miyazaki ci ha chiesto di sperimentare con diverse armi, invece di limitarci a utilizzarne una sola.

Le meccaniche di combattimento sono state rese più dinamiche e più fluide.

Il nostro hands on, basato su un codice non ancora finale, aveva alcuni obiettivi ben precisi. Innanzitutto permetterci di prendere confidenza con le meccaniche di combattimento migliorate. Poi farci muovere i primi passi nel gioco, raggiungendo il Firelink Shrine, che agirà da punto di collegamento tra le varie aree, un po’ come lo era il Nexus di Demon’s Souls. E infine – per i più abili – spingersi fino all’Insediamento dei Non Morti, superando la prima grande area di gioco subito dopo la fase di “tutorial”.
Consapevoli di questi “punti” abbiamo preso posto davanti a una PS4. Impugnando un pad, selezionando “New Game” e iniziando la nostra avventura con Dark Souls III!

C’è un luogo in rovina, chiamato Lothric

La cinematica iniziale ci introduce al mondo di gioco. Scopriamo quindi di trovarci in un luogo chiamato Lothric, dove regnano i Lords of Cinder (i Signori dei Tizzoni), risvegliati dal suono della campana perché l’antico fuoco si sta spegnendo. Vediamo Aldrich, il Santo delle Profondità, mentre emerge dalla sua tomba, come una nera massa di lava e pece. Insieme alla legione di non morti di Farron, i guardiani dell’Abisso, con le loro antiche spade. E poi il signore della Capitale Profanata, il Gigante Yhorm, con l’armatura invasa dalle braci e dall’oscurità.

Quindi ci siamo noi, un Unkindled, ossia “Colui che è spento”. Un essere con la maledizione del non morto, che ha tentato invano di diventare un Signore dei Tizzoni. In Dark Souls III il nostro compito sarà quello di sconfiggere gli altri Signori risvegliati.

I veterani della serie troveranno numerosi riferimenti al primo Dark Souls.

La intro getta quindi le basi e prepara il terreno per quel che ci attenderà in questo terzo oscuro capitolo. Lothric è una terra consumata. Un mondo apocalittico e decadente, illuminato da un sole pallido. Alcuni scorci, sulla distanza, sono però familiari. E chi avesse giocato il primo Dark Souls troverà più di un riferimento a Lordran. Mentre la trama stessa sembrerebbe ricollegarsi in qualche modo a Gwyn, il primo “Signore dei Tizzoni. Ma sono tutti riferimenti sottintesi e mai direttamente esplicitati. Non c’è nulla infatti, almeno nelle prime ore di gioco da noi affrontate, che tracci con certezza un parallelo tra questi due titoli. Miyazaki è abile a rimescolare le carte. A prendere personaggi, luoghi e suggestioni, per immergerli in contesti nuovi e non necessariamente legati tra loro. E così come Dark Souls II (che però non portava la sua firma) era un titolo che viveva di vita propria, lo stesso potrebbe benissimo accadere con Dark Souls III. Insomma Lordran e Lothric, per quanto ci è dato sapere, sono luoghi che esistono in epoche o addirittura dimensioni che potrebbero essere completamente differenti e distanti tra loro… Ma ci piace pensare che non sia così! Comunque tutto questo solo per dirvi che non sarà necessario conoscere nel dettaglio le trame dei precedenti Souls per poter apprezzare a fondo questo terzo capitolo. Certo, l’esperienza fatta con altri Souls vi tornerà utile, soprattutto per padroneggiare le meccaniche di base dei combattimenti, che sono state perfezionate anche se non mutate nella loro sostanza. Ma non crediate che questo vi metta troppo al sicuro dalle morti, che in Dark Souls III saranno in ogni caso improvvise e frequenti!

Colui che è spento risorgerà

La prima cosa da fare, all’avvio del gioco e come in ogni Souls che si rispetti, sarà creare il proprio personaggio. Dandogli un nome e un aspetto, ma soprattutto selezionando una classe di appartenenza e un “dono sepolcrale di partenza”. I volti dei protagonisti dei Souls sono sempre segnati e deformi. E questo Dark Souls III non fa eccezione. Potrete scegliere tra vari preset per il volto, 10 in tutto. Dal “Guerriero del Nord” al “Reietto della Grande Palude”, dal “Nobile di Astora” al “Novizio di Carim”. Oppure personalizzarne volto e fisico. Sul fronte della personalizzazione avrete più libertà che in passato, ma senza mai poter creare personaggi che abbiano reali velleità di verosimiglianza con voi. O almeno questo è ciò che vi auguro!

Potrete anche scegliere se creare un personaggio giovane, maturo o vecchio. Ma questo aspetto avrà un impatto solo estetico, senza incidere sulle statistiche di partenza, che in tutto sono 9: Vigor (Vigore), Attunement (Sintonia), Endurance (Resistenza), Vitality (Vitalità), Strenght (Forza), Dexterity (Destrezza), Intelligence (Intelligenza), Faith (Fede) e Luck (Fortuna). In pratica le stesse di Dark Souls II, senza però Adaptability e con in più Luck. Le classi invece sono 10: Cavaliere, Mercenario, Guerriero, Araldo, Ladro, Assassino, Stregone, Piromante, Chierico oppure il classico Deprived che partirà spoglio di qualunque armatura. A seconda della classe scelta avrete anche differenti statistiche di base.

Vediamo le dieci classi nel dettaglio. Il Cavaliere(Knight) è molto resistente, impugna spada e scudo e il suo attributo principale è la Vitalità. Parte dal livello 9. Il Mercenario (Mercenary) è un veterano del campo di battaglia, che può combattere efficacemente con due armi alla volta, anche se inizia con una scimitarra e con uno scudo. Il suo attributo principale è la Destrezza e parte dal livello 8. Il Guerriero (Warrior) è un discendente dei guerrieri del nord, che impugna una pesante ascia da battaglia, insieme ad uno scudo. Il suo attributo principale è la Forza. Parte dal livello 7. L’Araldo (Herald) impugna una lancia e uno scudo ma è anche in grado di utilizzare un miracolo curativo. Il suo attributo principale è la Fede. Parte dal livello 9. Il ladro (Thief) è un disertore che impugna un pugnale e un piccolo scudo, oltre ad un arco. Ed è particolarmente efficace negli attacchi alle spalle. Il suo attributo principale è la Fortuna e parte dal livello 5. L’assassino (Assassin) impugna una spada ed un piccolo scudo ed è abituato ad agire nell’ombra, favorendo però le stregonerie all’uso della spada. I suoi attributi principali sono Attunement e Destrezza. Parte dal livello 10. Lo stregone, dotato pure lui di spada e scudo è in grado di utilizzare stregonerie complesse. I suoi attributi principali sono Attunement e Intelligenza. Parte dal livello 6. Poi c’è il Piromante (Pyromancer), che è in grado di manipolare la fiamma, ma è anche esperto di combattimenti corpo a corpo, infatti inizia con ascia e scudo. I suoi attributi principali sono Intelligenza e Fede. E parte dal livello 8. Quindi il Chierico (Cleric), in grado di utilizzare miracoli potenti, il cui attributo principale è la Fede. Parte dal livello 7 e dispone di mazza e scudo. E per finire il Deprivato (Deprived), privo di abiti e di origine sconosciuta. Sepolto senza alcun avere, parte dal livello 1 con tutti gli attributi al minimo, armato solo di una clava e di uno scudo di legno. Scelta obbligata per i giocatori esperti che desiderino plasmare il proprio personaggio senza sottostare ad alcun vincolo.

Il Deprived si rivolge ai giocatori esperti che desiderino plasmare il proprio personaggio senza sottostare ad alcun vincolo.

Dopo aver scelto sembianze e classe del personaggio resterà solo da scegliere un “dono sepolcrale di partenza”, tra un anello in grado di aumentare il livello di vita, una moneta d’oro arrugginita per aumentare temporaneamente i drop, vari oggetti curativi, bombe, anime da utilizzare per potenziare il personaggio, una gemma per aggiungere danni da fuoco ad un’arma a scelta, oppure oggetti utilizzabili nel PVP, come il Red Eye Orb (per invadere il mondo di un altro giocatore) o lo Young White Branch (per mimetizzarsi con l’ambiente di gioco).
Fatto questo il nostro personaggio sarà ultimato. E potremo finalmente entrare in gioco.

Senza nome, indegni di essere tizzoni

Inizieremo la nostra avventura dal “Cimitero della Cenere”, emergendo dalla nostra tomba. E ad accoglierci troveremo un’interfaccia di gioco familiare. Con in basso a destra il numero di anime conquistate (all’inizio pari a zero chiaramente). In basso a sinistra invece, disposte a croce: le armi impugnate nelle due mani, ad esempio spada e scudo. Le immancabili fiaschette Estus per curarsi (tre in tutto all’inizio del gioco). E lo slot per collocare incantesimi e miracoli. In alto a sinistra le barre di stato. E qui ecco una novità: oltre alla barra della vita (rossa) e a quella della Stamina (verde) troviamo una terza barra blu, che indica i PA disponibili per usare abilità speciali e lanciare incantesimi. L’equivalente insomma degli MP (Punti Mana) di Demon’s Souls.

Inizieremo la nostra avventura dal “Cimitero della Cenere”, emergendo dalla nostra tomba.

Il primo impatto con il mondo di gioco è eccellente. L’ambiente di Dark Souls III è ricreato con cura certosina. Intorno a noi tombe e cumuli di macerie coperti da foglie o invasi da radici di piante ormai avvizzite. I raggi di un sole pallido filtrano attraverso le nubi, per andare a riflettersi su pozze d’acqua che si increspano al nostro passaggio, emanando bagliori bluastri. Mentre una leggera nebbia, in lontananza, sfuma i contorni degli oggetti sullo sfondo. Insomma, il “look&feel” è in tutto per tutto quello di un “Souls” nextgen. Il protagonista – nel mio caso un cavaliere – indossa un’armatura dall’aspetto consunto. Il metallo conserva qualcosa dell’antico splendore, ma il cuoio e i tessuti strappati tradiscono l’incedere inesorabile del tempo. Per terra i simboli inconfondibili dei messaggi in attesa di essere letti. Saranno loro a guidarci in questa prima presa di contatto con il gioco.

Anche i comandi sono quelli familiari, per un vetereno dei “Souls”. Gli stick analogici servono a gestire movimenti del personaggio e telecamera di gioco. Il tasto dorsale destro (R1) attiva l’attacco rapido con l’arma destra. Il grilletto destro (R2) l’attacco potente, sempre con arma destra. Il tasto dorsale sinistro (L1) serve ad attaccare con l’arma sinistra o per attivare la guardia con lo scudo. E il grilletto sinistro (L2) per effettuare una parata. Quindi il tasto Triangolo per impugnare l’arma a due mani. Il Cerchio per compiere un balzo indietro, per rotolare o per schivare. Ma tenendolo premuto si innesca la corsa. E poi ancora Croce per interagire. E Quadrato per usare l’oggetto attualmente selezionato nell’inventario. Con un click dello stick destro (R3) si fissa invece la visuale sul nemico che si ha di fronte. Mentre con un click di quello sinistro (L3) si salta. A patto di premerlo durante la corsa. Con la croce direzionale si cambiano le armi impugnate (fino a tre per mano, come in Dark Souls II), insieme ad incantesimi e oggetti equipaggiati. Infine premendo il touchpad potremo attivare il menù dei gesti oppure accedere a equipaggiamento e inventario. Sempre nell’inventario noteremo uno slot particolare, accanto a quello di armi ed anelli. E’ qui che potremo “equipaggiare” i Patti, come se fossero dei pezzi di equipaggiamento. Sarà quindi possibile, in qualsiasi momento, passare da un patto all’altro, senza penalità di sorta e senza doversi rivolgere ad uno specifico NPC. Pure questo contribuirà a rendere ancora più varia l’esperienza di gioco!

I comandi di gioco sono quelli familiari, per un vetereno dei “Souls”.

Le novità più importanti di Dark Souls III stanno comunque nella dinamica dei combattimenti. Ad esempio la maggiore velocità negli spostamenti del nostro personaggio. La possibilità di schivare. E delle abilità speciali associate a ciascuna arma, che potremo attivare impugnando l’arma con due mani e tenendo premuto L2 per assumere la posa d’attacco. A quel punto, mantenendo premuto L2 e premendo il taso dell’attacco rapido o dell’attacco potente, scateneremo queste abilità che serviranno ad esempio a penetrare le difese di un nemico armato di scudo, oppure a lanciare un grido di battaglia che aumenterà temporaneamente il nostro livello di danno.  Tutte queste cose ci permetteranno di combattere più efficacemente che in passato, senza dover litigare con controlli poco reattivi. Non siamo ai livelli di Bloodborne, quindi con velocità da “hack’n’slash”. Ma rispetto alla legnosità dei precedenti Dark Souls il passo in avanti compiuto da Dark Souls III direi che è sensibile!

I primi nemici che incontreremo nel gioco saranno dei cadaveri con indosso una tunica cerimoniale. Ci attaccheranno con delle spade spezzate e ci vorrà poco per disfarsi di loro, prestando attenzione ad evitare (o a parare) i fendenti che sferreranno in sequenza. Quasi immediatamente, vicino a quella che pare una fontana in rovina, troveremo una fiashetta Estus Cinerea. Questa particolare fiaschetta ci servirà a rigenerare gli FP (ossia i punti Fede), al contrario di quella classica che ripristina gli HP (ossia gli Hit Point, i Punti Vita). Più avanti però, arrivati al santuario, rivolgendoci al Fabbro potremo decidere l’allocazione delle fiaschette, convertendo le Fiaschette Classiche in Fiaschette Cineree e viceversa. A nostro completo piacimento. Privilegiando, quindi, uno stile di gioco basato più sul combattimento corpo a corpo piuttosto che sull’uso di magie. E questa è un’altra novità importante, nelle meccaniche di gioco di Dark Souls III.

Arrivati a un certo punto, nell’esplorare l’area iniziale, ci imbatteremo in un messaggio che recita testualmente “torna indietro”. Chiaramente un invito a nozze per un avventuriero navigato… Cosa ci sia oltre quel punto lascerò però che siate voi a scoprirlo, se deciderete – come il sottoscritto – di non seguire il buon suggerimento di From Software!

Arrivati a un certo punto ci imbatteremo in un messaggio che recita testualmente “torna indietro”, chiaramente un invito a nozze per un avventuriero navigato….

Non ci vorrà molto per raggiungere il primo falò, dove ricaricare la scorta di Estus e apprendere un nuovo gesto. Per poi incamminarci verso il Santuario del Legame della Fiamma (Firelink Shrine), in cui risiedono diversi NPC. Ad esempio la Guardiana della Fiamma, che ci permetterà di salire di livello. O il Fabbro, per potenziare o riparare le armi ma anche potenziare le fiaschette Estus. E una vecchia da cui acquistare o vendere oggetti, armi e armature. Il tutto in cambio del nostro sudato bottino di anime! Ma prima dovremo vedercela con un boss, un cavaliere di nome Iudex Gundyr. E vi assicuro che non sarà una passeggiata! Lo risveglieremo estraendo una spada dal suo corpo e lui si animerà. Ma proprio quando penseremo di avere in pugno l’esito dello scontro, ecco che il cavaliere si trasformerà in un essere enorme fatto di pece. Capace di colpirci duramente, togliendo ogni volta grosse quantità di punti vita al nostro personaggio. Sconfiggendolo ecco un’altra delle novità di Dark Souls III: il nostro corpo diventerà come brace e la barra della vita si allungherà sensibilmente. Succederà ogni volta dopo aver sconfitto un boss. Ma morendo perderemo questa condizione privilegiata e per ripristinarla dovremo sconfiggere un nuovo boss oppure utilizzare una delle Braci (Ember) sparse per l’ambiente di gioco o droppate dai nemici. Queste Braci rappresentano l’equivalente dell’Umanità dei precedenti Dark Souls. Di contro non vi verrà più inflitta, ad ogni successiva morte, la penalità crescente sui punti vita come accadeva in Dark Souls II.

Usando la spada rubata a Iudex Gundyr potremo finalmente attivare un particolare falò al Santuario, abbandonando l’area iniziale per teletrasportarci verso una nuova zona di gioco: l’Alto Muro di Lothric.

I Signori abbandoneranno i loro troni

La zona dell’Alto Muro di Lothric è di ben altro spessore rispetto all’area iniziale che agisce da tutorial. Ci troveremo sui bastioni di un castello e faremo conoscenza con diversi tipi di nemici. Tutti decisamente letali! Alcuni di questi attaccheranno in gruppo. Altri cercheranno di prenderci di sorpresa. Spesso dovremo sfruttare l’ambiente circostante a nostro vantaggio, ad esempio facendo sì che la fiammata di un drago si sbarazzi per noi di un gruppo di nemici. Altre volte dovremo invece agire rapidamente. Ad esempio con dei nemici che, se uccisi in fretta, saranno pressoché innocui. Ma che, dopo esser mutati in aberrazioni di pece in modo simile al primo boss, diventeranno fortissimi e letali. La difficoltà? Sarà individuarli in mezzo a un gruppo di esseri inermi e in apparenza tutti uguali tra loro!

E’ in quest’area che prenderemo coscienza della dimensione delle mappe create da From Software. Capaci di svilupparsi in un dedalo di passaggi, di cunicoli e stanze che metteranno a dura prova non solo i nostri nervi ma anche la nostra memoria. Ci troveremo spesso a tornare sui nostri spassi, sbloccando percorsi prima inaccessibili. O scoprendo magari una scala capace di portarci verso una nuova area, proprio quando pensavamo di essere di fronte ad un vicolo cieco. Dark Souls III, più dei precedenti Dark Souls, ci porrà costantemente di fronte a bivi e scelte. Percorsi multipli che ci condurranno verso nemici e trappole letali. Fino a quando non acquisiremo sufficiente confidenza con la mappa di gioco.

Dark Souls III, più dei precedenti Dark Souls, ci porrà costantemente di fronte a bivi e scelte.

E qui è doverosa una premessa: la versione di Dark Souls III da me provata ad Amburgo era stata – per stessa ammissione di Miyazaki – appositamente “nerfata” come difficoltà, per permetterci di proseguire più speditamente, nelle poche ore che avevamo a disposizione per questo hands on. Me ne sono subito reso conto perché ci è voluto un po’ prima di incassare la… “prima morte”. E comunque sono riuscito (quasi) sempre, anche in caso di morte, a recuperare le anime che di volta in volta perdevo. Un lusso che capita molto raramente in un “Souls”, soprattutto quando non si conoscono bene le aree di gioco. Ed è fin troppo facile spingersi troppo in là, commettendo qualche errore fatale nella foga di riprendersi il proprio “bottino”. Ed è giusto che sia così, perché quel senso di sicurezza che ti permette di affrontare serenamente sfide che prima sembravano impossibili è un qualcosa che deve essere conquistato con impegno e fatica. E che fa parte del gusto di giocare un “Souls”.
La difficoltà “agevolata”, invece, ha creato una sorta di “overflow di informazioni”, portando tutti noi ad avanzare molto più del dovuto e soprattutto molto più in fretta del dovuto. Senza quindi concederci il tempo di prendere familiarità con le aree di gioco. Che come dicevo sono vaste e complesse. E quindi più di una volta ci siamo trovati a doverci consultare tra colleghi, prima di capire quale fosse la strada giusta da seguire.

Però non crediate che anche in versione “nerfata” Dark Souls III fosse propriamente una “passeggiata”. Al contrario, era sempre richiesta attenzione in ogni circostanza. Perché Miyazaki ha disseminato gli ambienti di gioco di… sorprese. E le sue sorprese, come sapete, non sono mai da sottovalutare! Ecco quindi che girando un angolo potrebbe capitare di ricevere una martellata in piena faccia. Entrando in un corridoio stretto trovarsi improvvisamente accerchiati. Rotolando in una stanza buia e piena di casse precipitare al piano di sotto attraverso un buco nel pavimento ben mimetizzato e finire in pasto a un mucchio di nemici… Tutte cose che non dovrebbero sorprendere chiunque abbia un minimo di familiarità con la serie Souls. E che, fidatevi, Dark Souls III dispensa a piene mani!

Miyazaki ha disseminato gli ambienti di gioco di… sorprese. E le sue sorprese non sono mai da sottovalutare!

Non mi dilungo oltre nel raccontarvi l’esperienza di questo hands on. Anche per non svelare troppo del gioco. Ma sappiate che giunti al boss finale del Muro di Lothric procederete verso l’Insediamento dei Non Morti. Che sarà un’area ancora più vasta e articolata di quella precedente! Non ho avuto modo invece di testare le funzionalità multiplayer del gioco che, a detta di Miyazaki, erano ancora nella fase di fine tuning. Ma Dark Souls III supporterà comunque un multiplayer online, cooperativo e competitivo, con fino a 6 giocatori.

La cenere cerca le braci

In totale, per questo hands on, ho giocato a Dark Souls III per 5 ore abbondanti. Senza fermarmi se non per un rapido spuntino. Cercando di sfruttare ogni minuto per poter avanzare. E lo stesso hanno fatto i miei colleghi. Rapiti, come me, da un mondo fantasy come sempre ricco, profondo e meravigliosamente spaventoso, come solo i titoli From Software sanno essere! E proprio per questo ancora più eccitante.

Mi ero già affezionato al mio personaggio, giunto fino al livello 24. Con i suoi nuovi pezzi d’armatura e la sua nuova arma… Mi ero messo con cura e pazienza a personalizzarlo, fin da principio. Quasi fosse destinato ad accompagnarmi per una lunga avventura, invece che per un fugace hands on

In questa toccata e fuga con Dark Souls III mi sono reso conto di aver appena sfiorato la superficie, in un cammino lungo e insidioso. In cui mi sentivo pronto a gettarmi a testa bassa, senza gli “sconti” di una difficoltà ridotta. Disposto, deliberatamente, ad affrontare le sofferenze e le sfide a cui Miyazaki e il suo team mi avrebbero posto di fronte. Ma non era ancora il tempo. E dopo questo primo assaggio vi dico che sarà una lunga attesa, da qui e fino al 12 di aprile!

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