Trovo veramente confortante scoprire ancora titoli in grado di offrire una vera sfida all’utente, senza compromessi, senza scorciatoie.
In un mondo videoludico ormai segnato (forse troppo) dagli effetti della casualizzazione del Gaming giochi come Darkest Dungeon sono infatti una rarità.
Un titolo grezzo nelle meccaniche di gioco, in puro stile gotico, a cui poco importa del vostro benessere e della vostra sanità mentale.
Ma bando alle ciance ora e passiamo all’analisi tecnica di questo controverso RPG Roguelike.
Il filmato introduttivo che avremo la possibilità di visionare all’avvio del gioco mette subito in chiaro la situazione. Sotto la tenuta della nostra famiglia si è risvegliato qualcosa di oscuro (sta a cuccia te Balry che non ho voglia di chiamare Mithrandir, tanto non stiamo parlando di te). La missione che saremo chiamati a svolgere dunque è abbastanza facile da indovinare… Cucinare un piatto con gli ingredienti della Mistery Box! A patto ovviamente che sia farcito con sangue di demone e/o di orrori vari.
Scherzi a parte, il nostro compito sarà ripulire la villa di famiglia e tutta la zona circostante da qualsiasi traccia di malvagità, senza tralasciare la ricostruzione del caseggiato.
Una volta scelto lo slot di salvataggio e visionato un ulteriore filmato, avremo la possibilità di giocare uno striminzito Tutorial che ci spiegherà alcune delle meccaniche del gioco, fino a condurci per la prima volta alla Darkest Estate, punto di partenza di tutte le nostre future spedizioni.
Qui, sbloccando e potenziando le varie costruzioni nel corso dell’avventura, avremo la possibilità di arruolare nuovi soldati, di potenziarne abilità ed equipaggiamento, così come di ridurre il livello di stress psicologico accumulato o eliminare malattie ed eventuali fobie.
Dalla clinica alla taverna, dalla chiesa al fabbro, ogni edificio sarà essenziale per la sopravvivenza dei nostri uomini.
Darkest Dungeon si rivela essere un titolo di tutto rispetto, con meccaniche di gioco innovative e un livello di difficoltà perfetto per chiunque sia in cerca di una vera sfida.
Darkest Dungeon introduce alcune innovative meccaniche di gioco, tra cui la pazzia.
Durante i combattimenti e l’esplorazione delle varie aree la nostra squadra sarà infatti non solo sottoposta a ferite di tipo fisico, ma anche allo stress psicologico. D’altronde camminare al buio in una struttura sotterranea ricolma di scheletri, demoni e fantasmi (Who you gonna call?) non è probabilmente una delle attività maggiormente rilassanti da svolgere, no?
Tutto ciò si traduce in una barra, simile a quella della salute e posizionata al di sotto di essa, che andrà gradualmente riempendosi o svuotandosi nel corso della missione, a seconda delle nostre performance e del livello di luminosità. Ad esempio, calpestare erroneamente una trappola influenzerà negativamente la psiche dei nostri eroi, mentre mettere a segno un colpo critico ci permetterà di ridurre la tensione accumulata.
Presumo che a questo punto molti di voi si staranno domandando quali siano le conseguenze se la barra della pazzia dovesse riempirsi. Beh… tutto dipende da quanto siete fortunati!
Una volta superata la soglia stabilita infatti il nostro eroe sarà chiamato a superare un check mentale. A seconda del risultato ottenuto, quest’ultimo potrà ottenere dei bonus o dei malus, legati al comportamento che svilupperà, che andranno a influenzare non solo lui, ma tutta la squadra. Potremo ritrovarci ad avere a che fare con un Tank masochista che rifiuta di farsi curare, così come con un ladro talmente eloquente da riuscire a influenzare positivamente il morale di chiunque gli sia attorno.
Altro inusuale pericolo che ci ritroveremo a dover fronteggiare sta nei tratti negativi che i nostri soldati potranno sviluppare interagendo con l’ambiente che li circonda.
Uno degli elementi che rende Darkest Dungeon così impegnativo è sicuramente il fatto di non poter salvare a piacimento.
Se per esempio un maldestro soldato senza prendere le dovute precauzioni decidesse di ispezionare una Vergine di ferro, rimanendoci chiuso dentro (e creando un Mutante… ah, no, altro gioco), potrebbe diventare claustrofobico e di conseguenza essere maggiormente incline allo stress durante l’attraversamento di spazi angusti come i corridoi. Ma non preoccupatevi, basta un poco di zucchero e la pillola va giù! Con un adeguato trattamento in ospedale infatti il nostro eroe sarà (quasi) come nuovo e pronto a ripartire. I tratti, siano essi positivi o negativi, possono anche essere ottenuti alla fine di ogni ”livello”.
Oltre allo stress, ai danni fisici e ai tratti negativi avremo anche a che fare con varie forme di malattie, dal tetano, alla bulimia, alle vertigini, che andranno a influenzare le caratteristiche dei nostri soldati. Anche in questo caso una notte in ospedale, una siringa per cavalli e si ritorna a far disastri con il resto della banda.
Uno degli elementi che rende Darkest Dungeon così impegnativo è sicuramente il fatto di non poter salvare a piacimento. Questo titolo infatti non permette di rigiocare una missione andata male o di ricaricare dall’ultima battaglia, rendendo ogni scelta definitiva, e non solo; anche la morte infatti è permanente. D’altronde da un gioco in puro stile gotico non potevamo aspettarci nulla di diverso. Per quanto infatti la grafica risulti cartoonata e ben lontana dal lasciarci a bocca aperta, la pesantezza, l’oscurità e la solennità tipiche di questo stile vengono rappresentate appieno. Anche il comparto sonoro risulta adeguato all’ambientazione, seppur non del tutto soddisfacente.
Altro elemento di spicco che contribuisce a dar valore a questo titolo risiede nell’importanza del posizionamento dei nostri eroi all’interno della squadra durante gli scontri. Molte delle abilità di cui i nostri soldati dispongono infatti non possono essere utilizzate da qualsiasi punto del campo di battaglia, ma solo da alcuni dei quattro slot a nostra disposizione. Un chierico per esempio non sarà in grado di curare efficacemente mentre si trova in prima linea, tartassato dagli attacchi nemici. Allo stesso modo un paladino non potrà attaccare con la propria spada dalle retrovie (a meno che non lo rinominiate Reed Richards, stando ad alcune voci non ancora confermate). Risulta quindi di vitale importanza essere sempre in grado di riposizionare la propria squadra durante la battaglia, attraverso l’uso di determinate abilità o, qualora queste manchino, cercando quantomeno di non farsi cogliere di sorpresa, tenendo sempre la luce a un livello medio/alto.
E questo ci porta a un’altra meccanica di gioco: la luce.
Prima di partire per ogni spedizione potremo infatti rifornirci di varie vettovaglie che ci aiuteranno nel viaggio; dalle torce all’acqua santa, dalle pale alle razioni di cibo, ognuna di esse sarà vitale per il successo della missione. Ritrovarsi senza nulla da mangiare, soprattutto durante le missioni più lunghe, renderà quasi impossibile arrivare alla fine del dungeon, costringendoci a tornare alla Darkest Estate con la coda tra le gambe.
Per quanto la grafica risulti cartoonata e ben lontana dal lasciarci a bocca aperta, la pesantezza, l’oscurità e la solennità tipiche di questo stile vengono rappresentate appieno.
Ma torniamo al discorso luce.
Durante l’esplorazione di ogni mappa il livello di chiarore generato dalla nostra torcia calerà a intervalli regolari. Ci sono vari livelli di illuminazione, suddivisi equamente tra lo 0 e il 100%, ognuno dei quali porta con sé bonus ma anche malus da tenere in considerazione. La totale assenza di luce, ad esempio, favorirà i colpi critici inferti dalla squadra e la quantità di bottino ottenuto, ma renderà quasi impossibile individuare le trappole e gli eserciti avversari, portandoci a una maggiore esposizione agli attacchi di sorpresa. Potremo monitorare il livello di luminosità tramite un’apposita barra posizionata in cima alla schermata di gioco, decidendo, qualora lo ritenessimo necessario, di migliorarlo utilizzando una torcia dal nostro inventario.
Anche qui avremo una scelta molto importante da effettuare: esporre il nostro party a maggiori rischi tenendo la luce al minimo, o puntare a salvaguardare i nostri fedeli alleati rischiarando ogni singolo angolo di questo posto dimenticato dagli Dei?
Tutte le vettovaglie acquistate potranno inoltre essere utilizzate per interagire con i vari oggetti posizionabili disseminati per le stanze, riducendo i rischi e permettendoci di ottenere una maggiore quantità di bottino. Attenzione però, perché anche in questo caso esiste il rovescio della medaglia. Se infatti decideremo malauguratamente di utilizzare un oggetto errato potremmo ottenere conseguenze negative.
In conclusione, Darkest Dungeon si rivela essere un titolo di tutto rispetto, con meccaniche di gioco innovative e un livello di difficoltà perfetto per chiunque sia in cerca di una vera sfida, anche se si poteva caratterizzare maggiormente l’esplorazione dei Dungeon, che tendono a diventare ripetitivi sul lungo periodo.
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