Da uno dei più popolari videogiochi tra tutte le fasce d’età a dating app il passaggio sembra forzato ma qualcuno ci sta effettivamente pensando e tanti genitori sono ora preoccupati.
Quando si decide di dare un videogioco in mano a un bambino o a una bambina lo si deve fare con la consapevolezza che quel videogioco sia espressamente pensato per la sua età, perché potrebbe trattare temi ancora difficili da capire da parte dei più piccoli, oppure provocare un livello di eccitazione e agitazione eccessivo.
Un’altra situazione da tenere in considerazione è poi il fatto che alcuni videogiochi hanno una fortissima componente online, il che significa che c’è il rischio, per chi ancora non sa quanto il mondo può funzionare a rovescio, di incontrare persone malintenzionate.
Di certo si tratta di qualcosa cui non possono pensare i giovani utenti ma che deve essere il primo pensiero di chi ne ha cura e custodia. Ma che cosa faranno i genitori dei tanti piccoli utenti di questo quello che è uno dei più popolari videogiochi pensato nelle fasce d’età più giovani dopo che il suo fondatore ha annunciato che verranno potenziate le esperienze per i giocatori adulti fin quasi a trasformare almeno una sezione del videogioco in una dating app?
Qualche giorno fa il CEO della società che gestisce Roblox, il gioco a cubettoni che negli anni si è trovato al centro di diverse polemiche proprio per alcune dinamiche fin troppo aperte, ha annunciato la volontà di spingere su quella che potremmo definire la sezione per adulti, andando a lavorare per creare esperienze sempre più coinvolgenti per gli utenti che hanno almeno 17 anni. L’evoluzione naturale di un videogioco è qualcosa che va tenuta in considerazione.
E del resto non tutto quello che ha l’aspetto di qualcosa destinato ai bambini è effettivamente destinato ai bambini e ne è un esempio lampante il film con Margot Robbie nei panni di Barbie o buona parte degli anime che vengono dal Giappone. Stavolta i genitori, tanti e soprattutto sui social, se la stanno prendendo proprio con il CEO della società che gestisce Roblox definendo la piattaforma “un paradiso per pedofili“.
Ma se è vero che chi propone il videogioco deve necessariamente mettere in essere una serie di regole perché gli utenti, anche in base alla loro età, vengano esposti solo contenuti adatti è anche vero che se su Roblox ci sono moltissimi utenti che non dovrebbero esserci per limiti di età o che vengono esposti a giochi che non sono destinati a loro perché con una facilità estrema cambiano la propria età va anche tenuto conto di quello che i genitori non fanno.
E non si tratta di controllare 24 ore su 24 quello che il pargolo o la principessina di casa guardano o di cui fruiscono ma si tratta di spiegare loro e soprattutto di far capire loro (due concetti che non si sovrappongono purtroppo) che se ci sono dei limiti di età c’è un motivo, che certe cose non si fanno neanche online e che da certe persone ci si tiene alla larga.
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