Il potere della narrazione. A Space For The Unbound ci è capitato per le mani tra le demo dello scorso Steam Festival ed è stato amore a prima vista. E come l’amore a prima vista, ci ha spezzato il cuore.
Indonesia rurale degli Anni ’90, un luogo e un tempo che ci sono talmente remoti che l’unica cosa cui riusciamo ad assimilarli è l’animazione giapponese degli Anni ’80 e ’90, quella dello Studio Ghibli, di Tonari No Totoro. Ed è forse questa vicinanza sgangherata, frutto di nostra ignoranza sia chiaro, che ci attrae in questa avventura punta e clicca di una liricità che spaventa.
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L’aspetto estetico grafico è l’elemento più potente del prodotto di Mojiken Studio che fa della bellezza un cardine di ogni suo titolo. Per A Space For The Unbound, la scelta è caduta sulla pixel art ma lo studio, basta andare sul loro sito, è in grado di muoversi tra diversi stili e lo fa sempre con grazia.
Potremmo parlare per righe e righe di quanto sono accurati gli sfondi appena animati del gioco che abbiamo provato, ma è qualcosa che dovete vedere con i vostri occhi. La leggerezza e la freschezza di una campagna fatta di ponti sconnessi, ringhiere, case con il tetto basso, fermare di autobus con la pensilina coperta.
Il prologo, ciò che del gioco possiamo vedere nella demo basta e avanza per capire come si svolgerà il gioco a livello di meccanica. Si tratta di un’avventura punta e clicca in cui ci si sposta da destra a sinistra e viceversa in ambienti essenziali, dove sembra essere sempre appena passata una folata di vento perchè tutto frinisce leggermente.
Al centro del gioco ci sono una ragazza che scrive una storia e non sa come finirla e un ragazzo che cerca di aiutarla. E tutto sembra filare liscio finchè, sempre nella demo, non finiamo nella cameretta della ragazza e veniamo verbalmente attaccati dal padre di lei, che non apre neanche la porta e pensa di parlare con sua figlia. L’imbarazzo per interposta persona è stato autentico, come autentica è la sensazione di doversi muoversi con delicatezza quando entriamo, letteralmente, nei sogni e negli incubi dei personaggi.
Allora il senso di tristezza che serpeggia nella scena quando inizia a piovere assume un’altra connotazione. Il gioco di per sè è facile. Si punta, si clicca e si va avanti ma è la storia che ne esce fuori a lasciarti qualcosa addosso. I puzzle, che altro non sono che i sogni e gli incubi di chi incontriamo, sono anche loro facili da risolvere ma non stupidi e la soluzione, di nuovo, aiuta a godersi la storia. Niente interferisce con il dipanarsi della vicenda principale, come un romanzo animato ben fatto.
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E al momento la mancanza di una data ufficiale di uscita su Steam ci lascia con l’amaro in bocca. Per consolarci e convincervi a scaricare la demo, se non ci fossimo ancora riusciti, vi abbiamo messo il trailer a fondo pagina.
Livello hype: fuoriscala
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