Non toccare. Non scoprire gli altarini. Non infilarti dietro la superficie. Non li seguire. Non lasciarti prendere. Se avete mai guardato con occhi sospettosi il Tamagochi, tenetevi lontani da Bubbaruka.
Questo gioco all’apparenza elementare nell’aspetto è un piccolo mostro di precisione nel far salire la tensione fino al punto che un bip dallo smartphone vi farà fare un salto.
La premessa creata da Super Nova Studios è semplice e per questo ancora più geniale: qualcuno trova su eBay un laptop in offerta con dentro una versione non distribuita del software di un popolare animaletto domestico digitale, il Bubbaruka.
Quello che succede dopo è una sorta di discesa negli inferi dello sviluppo dei videogiochi. Tra relitti e parti non finite, il Bubbaruka si muove in una sorta di Silent Hill ridotta a pochi pixel ma con lo stesso senso di apprensione.
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Bubbaruka: quando bastano quattro pixel
Abbiamo recensito diversi titoli tra le nostre demo provate per voi e probabilmente avrete capito quanto questa rubrica apprezzi della buona pixel art. Un po’ per i colori, oh i colori, un po’ perchè non tutti hanno il behemoth dei pc, e un po’ perchè tanti developer costruiscono mondi perfetti anche senza rendering super rifiniti e in 3D: perchè perderseli?
Bubbaruka è, da questo punto di vista ancora più semplificato. Super Nova Studios ha ripreso esattamente lo stile del Tamagochi, con i colori che ammiccano al Gameboy, e ha tirato su un titolo ansiogeno in cui, finchè non avete il fegato di muovervi fuori dagli schemi, non scoprite nulla.
Come nella vita reale, e come nei migliori thriller: il demonio è nei dettagli. E qui è appena oltre il limite dello schermo in cui sembriamo costretti a stare. Che succede se invece di seguire il percorso svoltiamo? (Ma dobbiamo proprio?) E se invece di tornare indietro andiamo avanti? (Ma indietro si sta bene, no?) Ma soprattutto: dove vivono i personaggi zoppi e mal sviluppati che non arrivano nelle versioni definitive dei videogiochi? (Chi ti dice che io voglia saperlo?)
Bubbaruka crea una specie di limbo infestato di sprite, con messaggi inquietanti sui muri e dummy immobili da cui per istinto cerchiamo di restare il più lontano possibile. E tutto utilizzando due colori e, se non abilitate lo schermo intero sul pc, in una finestra grande una manciata di pixel. Potremmo dire che ricorda quei thriller in cui succede meno della metà di quello che il nostro cervello pensa sia successo ma che ti danno il doppio dell’ansia. E la colonna sonora, se così si può chiamare, a 8bit passa dall’essere carina all’essere ossessiva. Una combo vincente.
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A fondo pagina vi mettiamo il trailer, ma, davvero, fatevi questo regalo e scaricate il vostro nuovo mini compagno di brividi.
Livello di hype: Fatevi prendere.
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