Grossi problemi per Take-Two Interactive che con il suo NBA 2K22 è ora al centro di una valanga di denunce che si sono condensate a loro volta in una class action riguardo il sistema delle loot box.
A quanto pare ci sarebbe un problema di fondo nella percezione del sistema delle loot box che può essere considerato pericoloso psicologicamente per i giocatori, in particolare quando a giocare sono i minori. La causa è partita a gennaio da parte del tutore di un minore che ha presentato la prima denuncia a Winnebago. Ora la causa è invece gestita dalla corte del distretto Nord dell’Illinois.
Si riapre quindi la discussione anche sui social riguardo l’inserimento di questo genere di oggetti per i quali i giocatori, o quantomeno chi alla fine deve saldare il conto della carta di credito, cominciano veramente a provare repulsione.
NBA 2K22 e il problema della “distanza psicologica” delle loot box
Nella denuncia presentata contro Take-Two, le loot box vengono definite come particolarmente attraenti per i minori che molto spesso non sono in grado di fare il collegamento necessario tra spendere la moneta virtuale nel gioco e i soldi reali che servono per effettuare davvero i pagamenti.
In effetti ultimamente, e per ultimamente parliamo degli ultimi due anni, ogni volta che abbiamo toccato l’argomento delle loot box lo abbiamo fatto come oggetto di qualche provvedimento. C’è da ricordare per esempio che come Take-Two anche Electronic Arts è ancora al centro di una vicenda giudiziaria sia in California sia in Canada dove la società deve difendersi dall’accusa di gioco d’azzardo non autorizzato dato che, e questo è il collegamento che ormai fanno molti legislatori, il sistema delle loot box può essere assimilato a quello delle slot machine e degli altri giochi d’azzardo.
Per le società questo genere di micro e macro transazioni generano ogni anno miliardi di dollari di guadagno con un impegno tecnico veramente minimo. Il problema è che dall’altra parte i giochi che contengono loot box finiscono spesso in mano ai bambini. Vi abbiamo tempo fa raccontato di ragazzi che si sono trovati a dover giustificare con genitori e nonni cifre astronomiche sul conto della carta di credito proprio a causa degli acquisti fatti nei giochi.
E alcuni Paesi del mondo si sono già mossi per limitare questo genere di attività all’interno dei propri confini, reali o virtuali che siano. Nel caso di specie l’accusa è quella di “pratiche scorrette, fuorvianti e illegali, tra cui pratiche di gioco d’azzardo illegali che ingannano, inducono in errore e danneggiano i consumatori” . L’accento è posto sui minori dato che con il sistema delle loot box si crea una distanza psicologica tra la moneta virtuale e quella reale soprattutto nei giocatori più piccoli che sono ancora in una fase di acquisizione degli strumenti per riconoscere il valore del denaro.