Parliamo ancora di Destiny, ma questa volta in modo leggermente diverso dal solito. In questo articolo, infatti, non vi parleremo dell’assalto alla Volta di Vetro o di come trovare tesori nascosti… vi racconteremo, invece, di come Destiny sia entrato nella vita di una persona particolare.
Grazie al sito Dualshockers e all’intervista svolta da Giuseppe Nelva, infatti, abbiamo modo di conoscere un giocatore di nome Jebi (“Jebitron” su PSN) appassionato di Destiny.
La storia di Destiny nella vita di Jebi vale la pena di essere raccontata principalmente perché in mezzo ci si è messa una malattia terminale, la Distrofia di Duchenne, patologia che ha solitamente un decorso rapido durante l’infanzia. Jebi però, nonostante le previsioni, è riuscito a raggiungere la sua attuale età di 37 anni. Appassionato di videogiochi, Jebi ha trovato in Destiny un’esperienza totalmente immersiva e coinvolgente da vivere insieme alla moglie, anch’essa videogiocatrice.
Jebi, che ama particolarmente l’aspetto di esplorazione del gioco, come personaggio ha scelto un Exo Warlock. Ha superato il livello 20 e, con la moglie, si è preparato all’arrivo di Destiny in modo da poter da subito dedicare tutto il tempo necessario al gioco. Il modo migliore per rendere l’idea dello spirito di Jebi e di quello che Destiny rappresenta per lui è riportare un estratto della sua intervista:
“Questo è il periodo migliore per essere un giocatore. Chi mi conosce sa che sono un giocatore e giocare in generale è un aspetto è molto importante nella mia vita quotidiana. Sono costretto a stare in casa e per muovermi utilizzo una sedia a rotelle motorizzata, inoltre non posso fare molto senza l’assistenza di mia moglie. La Distrofia ha intaccato il mio sistema immunitario, quindi sono costretto a stare in casa per non ammalarmi. Quando gioco ai videogame ho meno possibilità di annoiarmi, perché c’è sempre qualcosa da fare.”
Jebi continua: “Questo aspetto di Destiny, per esempio, è importante nella mia vita quotidiana perché mi tiene concentrato e mi fa sentire meno confinato. Soffro di dolori cronici e giocare mi aiuta a sentirli meno, perché mi distrae. Non devo sedermi e pensare a quanto terribili le cose possano essere, posso sentirmi libero e aprire le ali… mi sento fortunato ad avere tante cose da fare, nonostante la mia situazione.
I videogiochi mi consentono di svolgere molte attività sociali che normalmente non potrei fare. Posso essere un eroe con i miei amici, esplorare e condividere momenti che normalmente non potrei assolutamente sperimentare, stando chiuso in casa.
“Utilizzo i videogiochi per mantenere le mie mani in forze, in modo da poterle utilizzare per fare diverse cose.
Ci sono cose che l’Oscurità non potrà mai portare via a un Guardiano in Destiny, analogamente la mia malattia non potrà mai privarmi di alcuni aspetti della mia vita. La Distrofia di Duchenne mi ha regalato la rara opportunità di diventare una persona sempre più forte e, a volte, la vedo come una benedizione.
“Non lasciate che le sfide della vita vi abbattano. Accettatele, diventate forti. So che è più facile a dirsi che a farsi, ma noi tutti possiamo fare qualcosa per diventare persone migliori, indipendentemente da quello che la nostra situazione può essere. Vivete la vostra vita, siate felici.”
Fonte: dualshockers
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