Devil May Cry 4: Special Edition – la recensione

Tra tutte le compagnie, Capcom sembra quella che più di ogni altra è salita sul carrozzone delle remastered. Nessuno dei suoi giochi sembra essere al sicuro, ed ecco quindi che alla lista si aggiunge anche Devil May Cry 4, non troppo amato episodio della serie classica. Il semplice fatto che si possa fare una remastered non significa che bisogna farla per forza e, sinceramente, credo che del quarto episodio di Devil May Cry ne avremmo anche potuto fare a meno. Il punto è che una remastered dovrebbe valorizzare un gioco, ma cosa succede se questo si porta dietro dei gravi problemi di design che non sono stati corretti? Nella fattispecie, Devil May Cry 4 aveva un grande difetto, ossia quello di offrire tanta carne al fuoco senza però preoccuparsi di renderla interessante e variegata. Un action stylish dovrebbe basarsi sul continuo rilancio della spettacolarità (Bayonetta 2 avrebbe insegnato, qualche anno dopo), mentre, nonostante Devil May Cry 4 non manchi di momenti epici, non c’è una costruzione dietro. Al suo posto, solo una reiterazione continua, anche delle idee più sbalorditive, che finisce tuttavia per annoiare.
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La Special Edition aggiunge Lady, Trish e Vergil, ognuno dei quali potrà essere selezionato all’inizio della partita.

Non aiuta il fatto che il gioco si riduce perlopiù a proporre dei corridoi di nemici in sequenza, con la necessità peraltro di doverli rivisitare più volte. Il backtracking è il male puro, ma a questo si aggiungono anche degli scenari riciclati tout court, riducendo il tutto a un gioco povero tanto nel level design che nelle meccaniche.
È un vero peccato, perché la cosmesi grafica c’è, e il gioco, potendo contare sulla risoluzione a 1080p, non sfigura neanche troppo rispetto ai suoi nipotini cur-gen. Anche la fluidità è decisamente un punto a favore del titolo, che regge i 60 fps anche nelle situazioni più concitate (tutt’altro che rare in questo gioco). Gli ambienti sono significativamente più puliti rispetto all’edizione originale, e anche le cutscene hanno giovato non poco dalla mano di vernice passata sopra di loro.
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Come nell’originale, vi ritroverete a controllare Nero, un personaggio che può essere classificato come “teenager emo”, mentre Dante, qui raffigurato con il suo tradizionale carisma (al diavolo la versione di Ninja Theory!) è relegato a delle sessioni di backtracking, con tutto il divertimento rubato dall’altro personaggio. Nero può comunque fare affidamento sul suo fido Devil Bringer, che gli permetterà di inanellare combo diversificando gli attacchi; il braccio demoniaco è utile per navigare gli ambienti, anche se questo darà vita a sessioni di platforming piuttosto dimenticabili, penalizzate da una pessima gestione della telecamera: il fatto che Capcom non abbia lavorato per risolvere questi problemi fa capire come questa Special Edition sia un modo per battere cassa in fretta e furia, piuttosto che un’operazione accurata.
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La Special Edition aggiunge comunque anche Lady, Trish e Vergil, ognuno dei quali potrà essere selezionato all’inizio della partita, e introdurrà un nuovo stile di combattimento. Trish e Vergil sono caratterizzati da attacchi iperveloci, con cui potranno trasformarsi liberamente in demoni; Lady invece porta con sé il gameplay più particolare, dal momento che è equipaggiata di uno speciale lanciarazzi, da cui la sua predilezione per i proiettili; giocando con Lady sarete più avvantaggiati negli scontri aerei, e avrete la possibilità di disintegrare con un sol colpo un drappello di nemici.

Gli ambienti sono significativamente più puliti rispetto all’edizione originale, e anche le cutscene hanno giovato non poco dalla mano di vernice passata sopra di loro.

Il punto è che, per quanto divertenti all’inizio, anche questi stili di gameplay vi verranno a noia una volta che vi sarete confrontati con gli stessi livelli e nemici, e l’effetto novità svanirà piuttosto in fretta. Se volete mettervi alla prova senza inoltrarvi nella narrazione del gioco, potrete comunque cimentarvi nel Palazzo di Sangue, una serie di sfide basate sul combattimento, dove più andrete avanti più sarà alto il numero dei nemici con cui vi confronterete.
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Il sistema di combattimento di Devil May Cry 4 è comunque solido, e offre una buona sfida, per cui se siete in cerca del gameplay puro e fine a se stesso, tralasciando tutto il resto, questa remastered può fare per voi. Soprattutto perché è stato inserito un nuovo, ed estremamente ostico, livello di difficoltà, la Legendary Dark Knight Mode. Scegliendo quest’opzione il numero dei nemici salirà in maniera drammatica, e appariranno in ogni istante; la velocità con cui si muove il tutto è impressionante, e per gestire le orde bisogna essere dei giocatori veramente esperti. Lo stesso discorso può essere applicato anche alle boss battle, che sono senza dubbio il momento più coinvolgente del gioco (nonché piuttosto punitivo), peccato soltanto che dobbiate ripeterle tre volte.
In definitiva, questo Devil May Cry 4: Special Edition si rivolge agli irriducibili dell’action game, coloro che sorvoleranno sulla ripetitività del gioco e punteranno a mettere a dura prova i propri limiti. Per tutti gli altri, è tranquillamente evitabile.

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