Questo fine settimana mi è stata concessa l’occasione di partecipare alla closed beta multiplayer di DOOM. Non sono un amante degli sparatutto in prima persona ma ero particolarmente curioso di vedere come si sarebbe comportato il titolo id Software nella modalità online, così ho preso il controller e mi sono buttato nella mischia. Dopo una rapida personalizzazione del protagonista – inizialmente si può cambiare ben poco, perlopiù i colori dell’armatura e i motivi disegnati – ho effettuato l’accesso alla lobby dove si poteva scegliere tra il classico Deathmatch a Squadre e una modalità intitolata Via della Guerra, che equivale alla classica “Re della Collina” di Halo rivisitata in stile Doom. Selezionata la classe (assaltatore, cecchino, ecc.) ho atteso qualche secondo affinché si formassero le due squadre e ho cominciato a giocare. Il matchmaking non ha dato alcun tipo di problema, tutto procedeva molto rapidamente. Non è detto che la situazione sarà la stessa se i server dovessero essere pienotti i primi giorni dopo il lancio, ma il senso di stabilità si percepiva durante ogni partita.
Da questo punto di vista, il lavoro svolto da id Software è ammirevole: mi sono trovato a impallinare gli altri giocatori senza essere disturbato da lag o problemi di sorta, l’esperienza è stata così fluida e soprattutto così veloce che non avevo quasi tempo di riprender fiato. D’altro canto il gameplay frenetico si sposa bene con questa filosofia del “non concedere pause lunghe”, tanto che per i giocatori è del tutto inutile nascondersi o appostarsi dietro gli angoli. O ti butti nel mezzo, o muori. Le prime partite sono state un’agonia perché gli utenti più alti di livello non aspettavano nemmeno che mi rigenerassi che subito facevano diventare il mio corpo un colabrodo, ma dopo un po’ ho ottenuto armi nuove e altri equipaggiamenti che mi hanno permesso di farmi valere sul campo di battaglia. Se c’è una cosa che dovete sapere di DOOM è che non ci si muove sulle mappe (Infernale e Altoforno, erano le uniche due disponibili), si pattina letteralmente. I giocatori corrono incessantemente da una parte all’altra e ogni partita è un continuo susseguirsi di sparatorie.
Il senso di stabilità si percepiva durante ogni partita.
Le mie performance erano tutt’altro che eccellenti, ma sono riuscito a collezionare una gran quantità di uccisioni proprio perché non c’è mai una sosta, il respawn è immediato e gli utenti si spostano a gran velocità. La politica che vige è “meglio agire che pensare”, una scelta comprensibile vista anche la natura del single player, che mira all’immediatezza e alla semplicità. I comandi su controller consentono agli utenti di essere il più rapidi possibile, con il cambio arma assegnato al dorsale destro e il caricamento automatico. Durante la mia esperienza ho avuto la possibilità di provare parecchi fucili, anche se quello con cui mi sono trovato meglio è stato la Doppietta – il cui danno inflitto è direttamente proporzionale alla vicinanza del bersaglio. Le combinazioni di armi utilizzabili sono tante e l’arsenale disponibile permette di approcciare agli scontri in maniera differente, a seconda di come il giocatore preferisce. Per quanto riguarda L1 (dorsale sinistro per chi non giocasse la versione PlayStation 4), invece, in DOOM ha l’onere e l’onore di attivare la funzione secondaria di ogni arma: se in molti fucili consente semplicemente di zoomare, in altri serve per far esplodere missili precedentemente sparati, emettere sfere di plasma o elettrizzare una zona.
Mentre nella prima modalità, il Deathmatch a Squadre, vince chi mette a segno il maggior numero di uccisioni o raggiunge il punteggio prefissato prima del team avversario, è la Via della Guerra a portare un po’ di novità. Di primo acchito può sembrare una classica modalità territoriale in cui il compito dei giocatori è quello di conquistare e difendere zone specifiche della mappa; tuttavia, le zone si muovono lungo un percorso variabile, senza lasciare certezze a chi, di fatto, si sarebbe aspettato semplicemente l’assalto della squadra avversaria. A dare maggiore profondità al gunplay di DOOM, poi, è la comparsa delle “rune demoniache”, che consentono a uno dei giocatori in battaglia di trasformarsi in un Revenant: si tratta di un demone armato di lanciarazzi e dotato di jetpack, capace di fare piazza pulita dei suoi avversari in men che non si dica. La mutazione in questa forma è temporale (dura un minuto), conferisce un potere devastante ed energia doppia, e il più delle volte risulta decisiva per la vittoria di una partita se utilizzata a dovere. Abbattere il demone significa prendere il suo posto, ecco perché tentare un assalto di gruppo potrebbe non per forza rivelarsi un suicidio di massa.
Ogni match è un continuo susseguirsi di sparatorie.
DOOM si contraddistingue poi per la gestione vecchio stile della salute, composta da una barra per l’energia e una per la corazza. Entrambe possono essere ricaricate nel caso si subiscano danni, consentendo al giocatore di rimanere in vita per parecchio tempo qualora riuscisse a evitare le zone troppo affollate. Difficile, ma possibile. Nella beta non succedeva spesso perché le mappe erano più che altro composte da zone strette, ma è probabile che in altre location le cose cambino. Se molti stanno aspettando il titolo id Software soprattutto per la campagna in singolo, saranno forse sollevati nel sapere che il multiplayer mi ha colpito positivamente, merito di una fluidità e soprattutto di una stabilità in grado di garantire il giusto coinvolgimento. Non ci resta dunque che aspettare l’uscita di DOOM per vedere se le cose non cambieranno con l’orda di utenti che acquisteranno il titolo al Day One, il prossimo 13 maggio. Speriamo di no.
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