DotA vietato in un paese delle Filippine dopo episodi di violenza

Una piccola cittadina della Repubblica delle Filippine ha preso una decisione piuttosto ferma e originale e, da pochi giorni, nel villaggio non è più consentito giocare a Dota.

La decisione di non permettere più l’utilizzo di questo gioco (che, lo ricordiamo, nasce come modalità di Warcraft III) è stata presa dalle autorità in seguito a diversi episodi decisamente violenti, che sembrano legati proprio a Dota.

Il villaggio, che si chiama Salawag, ha deciso di bannare il gioco in particolare per via di un aumento degli episodi di violenza nella fascia di utenza più giovane, formata da bambini e adolescenti. A novembre questa violenza ha toccato un picco decisamente poco piacevole e due adolescenti sono stati uccisi, dopo un litigio scoppiato a causa del gioco.

Dota continua a essere molto popolare nelle Filippine e, nonostante il seguito Dota 2 e il gioco League of Legends stiano avendo grande seguito in Europa e America del Nord, è ancora piuttosto diffuso su tutto il territorio. In particolare Dota è largamente utilizzato negli internet cafè, che si trovano facilmente in tutte le città e sono molto frequentati.

Gli internet cafè di Salawag dovranno presto trovare un degno sostituto di Dota per soddisfare i clienti, ma una cosa è certa: ancora una volta assistiamo alla demonizzazione di un videogioco, associato direttamente a episodi di violenza, ma non bisogna dimenticare i molteplici fattori che possono avere influito!

Negli ultimi anni diversi studi hanno dimostrato come i videogiochi non rappresentino davvero una minaccia educativa e, soprattutto, Dota non è certo considerabile fra i più violenti. Utilizzato per diversi anni e da milioni di persone senza problemi, possibile che sia proprio lui la causa degli episodi di Salawag?

Forse sarebbe più consono cercare le radici di questi comportamenti (sfociati addirittura in due omicidi) nella situazione sociale, economica e familiare delle persone coinvolte. Dota, come sarebbe potuto succedere con migliaia di altri fattori, probabilmente non è stato altro che un pretesto per sfogare un malessere con radici certamente più profonde.

Fonte: kotaku

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