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IN-EAR – The Witcher 3 e la potenza della folk music

Ci sono giochi in cui la musica serve a scandire il gameplay, dove bisogna sincronizzarsi per poter proseguire. In altri, definisce momenti topici. Oggi, nel primo articolo di IN-EAR, ascolteremo The Witcher 3.

Fonte: “origin”

I suoni di The Witcher 3 sono stati in grado di entrare nei nostri cuori e, grazie a questa rubrica, scopriremo una serie di aneddoti circa la produzione della stessa colonna sonora. Inoltre si tenterà di ragionare sull’importanza che la stessa colonna sonora ha nell’immersione generale del titolo che, con ottime probabilità, non solo ha segnato una generazione ma anche quelle a venire.

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Le terre selvagge di The Witcher 3 esistono davvero

Fonte: “screenshot in game”

Il potere del suono, quando si parla di videogiochi, può investire l’opera in diversi modi. Partendo subito dal caso specifico di The Witcher 3, possiamo parlare direttamente della potenza che la musica folk possiede; una forza tale che, grazie alle sue caratteristiche, rende vivido e vivo un mondo assolutamente immaginario.

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E infatti, la musica folk è il perno centrale, la pietra d’angolo dell’aspetto sonoro del titolo targato CD Projekt Red. La musica folk è probabilmente ciò che rende maggiormente quell’aspetto del gioco che non sapremmo esprimere con una semplice immagine, uno sketch, una linea di dialogo o un pezzo di copione.

La musica folk costruisce un luogo ben preciso, collocandolo in un contesto storico-culturale specifico: un tardo medioevo dell’Europa centro-orientale. Tuttavia, non dobbiamo pensare che il gioco, per questo, diventi una rievocazione storica. Anzi, il richiamo effettuato grazie agli elementi sonori serve a infondere respiro vitale alla narrazione, donandole un passato, collocandola in un momento, riprendendo quell’aspetto temporale imprescindibile che l’essere umano è abituato a tener da conto.

Che si tratti di mondi fantastici o immaginari, risulta importante per costruire una storia così coinvolgente proprio la temporalità e, quindi, la presenza di un “prima”, che ci ricordi che siamo in un mondo che esiste al di fuori di noi-personaggio e anche noi-giocatori e, in questo, la colonna sonora di The Witcher lavora magnificamente.

Nel caso di The Witcher si parla anche e soprattutto di riferimenti culturali presenti nel mondo nato dalla penna dello scrittore Sapkowski, dalle vicende già presenti nei libri, i racconti e gli scorci sul mondo, oltre che alla musica. Ma il suono rende tutto quanto vivo e concreto, aggiungendo il secondo, grande, mezzo che l’uomo sfrutta per conoscere il mondo, oltre la vista: l’udito. Ed è proprio grazie all’uso di particolari strumenti e sonorità che suddetto passato viene inserito nel progetto e prende vita assieme ad esso.

La produzione: tra aneddoti e passione

(Da sinistra) Robert Jaworski e Marcin Przybyłowicz nella sala prove/registrazione. Fonte: “developer’s diary”

L’approccio alla creazione della colonna sonora di The Witcher 3 è stato fondamentale, a mio avviso, per creare l’atmosfera magica che permea ogni ambiente di gioco. L’attenzione minuziosa all’attinenza culturale del titolo, un fantasy ambientato nell’Europa centro-orientale, passa anche e soprattutto attraverso la scelta dei temi per i singoli personaggi ma soprattutto degli strumenti da utilizzare.

Una sfida come quella di The Witcher 3 richiedeva suoni altrimenti non riproducibili se non grazie a strumenti folkloristici particolari. Per questo, vennero chiamati i Percival, un gruppo che compone ed esegue musica popolare polacca, e i Zywiolak, polistrumentisti specializzati nell’utilizzo di ghironde, gusli e saz.

È grazie a quegli strumenti che il sound risulta così autentico e sincero e, quindi, permette all’intero mondo di prender vita. Infatti, son sicuro che almeno ognuno di noi ha almeno un pezzo della colonna sonora di The Witcher 3 nel cuore, perché ci ricorda l’impatto con la bellezza brulla e scabra delle isole Skellige o perché il leitmotiv di Oxenfurt o di Novigrad sono rimasti nelle nostre orecchie e ci ritroviamo a canticchiarli, di quando in quando, ripensando alle vicende che abbiamo vissuto tra i loro vicoli. Tutto quanto è stato reso possibile anche e soprattutto grazie agli artisti, che si sono rivelati degli autodidatti incredibilmente versatili nell’esecuzione e nella composizione; stando a quanto dichiara Marcin Przybyłowicz, un iniziale approccio professionale e “accademico” non è bastato a produrre l’interezza della colonna sonora: quel che ha portato veramente gli studios a produrre i pezzi in maggior quantità e qualità è stato il progressivo abbandonare le formalità e mettersi a sperimentare e improvvisare nel comporre tracce.

Katarzyna Bromirska, dei Percival. Fonte: “developer’s diary”

Non a caso, gran parte dei brani presenti all’interno del titolo sono nati così, da una sperimentazione, da un’ispirazione momentanea catturata durante un’improvvisazione, un po’ come accadde per Under Pressure, nata da una serie di vocalizzi di Bowie e Mercury, mentre John Deacon ripeteva delle note sul basso, quelle note che poi sono diventate le note caratteristiche d’apertura del brano. “È stato come avere dei bambini in un parco giochi” dice Przybyłowicz, e probabilmente è anche il motivo della bellezza e della pervasività di ogni brano. Non bisogna dimenticare, tra le altre cose, il contributo dell’orchestra di Francoforte, che ha eseguito ogni brano orchestrale presente all’interno del titolo in questione.

Insomma, dai brani di più ampio respiro ai motivi che si possono udire per le strade fangose del titolo gritty fantasy per eccellenza, l’opera sonora attuata dagli artisti in collaborazione con CD Projekt Red è in grado di catapultare il giocatore in un ambiente tangibile e fisico. Per concludere, il motivo della bellezza di The Witcher 3 è anche e soprattutto dovuto alla cura e alla passione che traspira ogni singolo brano musicale. Non sarebbe mai stato possibile sei i Percival e Przybyłowicz non avessero attuato un approccio più informale e, infatti, l’atto d’amore verso la propria cultura e il proprio territorio, con tutto ciò che ne consegue, è perfettamente tangibile proprio grazie a questo.

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Stefano Sacchi

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