Si tratta del Prezzo Unico Nazionale riferito all’energia, che varia e viene contrattato tra produttore e consumatore ogni ora, con l’intermediazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze, ad un prezzo giornaliero fissato in base alla media dei prezzi del giorno precedente. Nelle nostre bollette viene calcolato sul valore medio di periodi trimestrali. Ma perché oggi é così alto? Cerchiamo di capirlo insieme.
Il mercato dell’energia é composto da tre attori principali: il produttore, che la offre; il consumatore, che la utilizza; e l’intermediario, che fa incontrare l’offerta del primo con la domanda del secondo. In Italia, l’intermediario è il Gestore dei Mercati Energetici (GME) e fa capo al Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Il GME monitora la domanda di energia e, in base ad essa, valuta le offerte di tutti i produttori che operano sul territorio. Ad oggi, i produttori monitorati dal GME sono sia le compagnie che offrono energia di tipo rinnovabile sia le compagnie che offrono energia di tipo non rinnovabile e, ognuno di essi, propone il proprio prezzo in base al proprio modello di business aziendale.
Dunque, grazie ai controlli dell’intermediario, la domanda dovrebbe beneficiare sempre dei prezzi più convenienti e meno cari avanzati dall’offerta ed il mercato dovrebbe poggiarsi su un tipo di competitività “sana” tra i produttori, che li spinga cioé a proporre la migliore qualità al minor prezzo, per essere scelta dall’intermediario ed offerta quindi al consumatore. Ma, ahinoi, il condizionale non é a caso: perché sì, dovrebbe. Ma non é.
Immaginate di andare al supermercato e di comprare un chilo di pasta ad 1 Euro, sette etti di pane a 2 Euro, un litro di olio di semi a 3 Euro, una pizza surgelata a 4 Euro ed una confezione di caffè gran qualità a 5 Euro. Poi arrivate alla cassa ed il totale da pagare non é di 15 Euro, ma di 25. Così chiedete al cassiere spiegazioni. E lui vi risponde: “Perché i prezzi di ogni prodotto vengono adeguati a quello più caro”. Ed essendo il caffé gran qualità del valore di 5 Euro, allora anche la pasta, il pane, l’olio e la pizza costeranno ciascuno 5 Euro, per adeguamento. Totale: non 15, ma appunto 25,00 Euro.
Ebbene, il Sistema di Prezzo Marginale applicato nel mercato dell’energia funziona così: il prezzo di tutta l’energia acquistata viene adeguato al più caro dell’offerta. In altre parole: se sostituite alla pasta, al pane ed agli altri prodotti dell’esempio del supermercato, brand di produttori di energia elettrica che fissano il prezzo del Mega Watt Ora in base alle loro strategie di business, quello che succede nella compra-vendita di energia é proprio il caso del sentirci richiedere dal cassiere i “25,00” Euro invece dei 15.
Ma qual é dunque il senso del Sistema di Prezzo Marginale, in base al quale viene fissato il PUN? Venne introdotto per motivare i produttori ad investire sull’energia rinnovabile, obbligandoli a reinvestire i guadagni extra ottenuti dalla vendita dell’energia ottenuta dal non rinnovabile in solare, eolico, fotovoltaico, idroelettrico, geotermico, nucleare e in energia ottenuta tramite lignite.
Mentre i guadagni extra per i produttori di energia derivante dal rinnovabile potevano essere ritenuti utili. E poteva aver senso come operazione temporanea di sostegno alle imprese per convertire il mercato al rinnovabile in tempi relativamente brevi, senza danneggiare i consumatori. Ma, complice anche l’avvento del conflitto russo-ucraino e l’innalzamento alle stelle del prezzo del gas, quei tempi si sono dilatati.
E, mentre i produttori di rinnovabili festeggiano con margini di utile sempre più larghi, il consumatore (anche del rinnovabile) perde sempre più potere d’acquisto e benessere personale e famigliare, perché il prezzo dell’energia è adeguato al prodotto più caro del momento. Per questo urge quindi senz’altro una manovra correttiva (oltre a quella dell’Unione Europea dello scorso fine Settembre con il tetto dei ricavi a 180 Euro/MWh, con l’eccedenza a beneficio e sostegno dei clienti finali), che riporti il mercato alla competitività “sana” e scampi il rischio d’implosione.
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