Diverse ambasciate cinesi nel mondo hanno modificato i requisiti di ingresso per i vaccinati con un vaccino cinese, creando percorsi preferenziali.
Chi chiederà di entrare in Cina e avrà fatto il vaccino cinese avrà più possibilità di essere ammesso nel Paese di Mao. Una mossa pubblicitaria del Governo cinese?
Non molto tempo prima di ammettere pubblicamente che i vaccini prodotti nel Paese non sono troppo efficaci, il Governo cinese attraverso le ambasciate di diversi paesi aveva reso noto un cambio nelle politiche legate al rilascio delle Visa per chi intende recarsi nel Paese di Mao.
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Nello specifico, diverse ambasciate hanno pubblicato dichiarazioni secondo cui la Cina permetterà un ingresso facilitato, quindi in pratica una corsia preferenziale, ai cittadini provenienti da Paesi stranieri che si siano vaccinati con uno dei vaccini prodotti proprio in Cina.
La prima domanda è: cosa accade a tutti gli altri? In realtà nelle dichiarazioni fatte dalle ambasciate c’è scritto che anche chi non ha il vaccino cinese può fare richiesta. La differenza sarà nel fatto che chi non è vaccinato con uno dei vaccini prodotti in Cina dovrà avere motivazioni stringenti e documenti specifici per poter essere ammesso nel Paese. Chiariamo subito che tra i motivi presenti non c’è il turismo. Ma che si è vaccinato con i vaccini cinesi deve produrre comunque meno documenti. Per esempio, per i viaggi d’affari quelli che sono stati vaccinati con i sieri prodotti in Cina non dovranno produrre La lettera di invito dal Governo della Provincia in cui ci si reca o quelli dei Dipartimenti del Commercio provinciali.
Qualcuno, tra questi Chong Ja Ian, professore associato di Scienze Politiche alla National University di Singapore, hanno provato a dare una spiegazione per questa strana richiesta. Il vaccino cinese non è particolarmente diffuso a livello mondiale. Il Paese ha sviluppato 5 vaccini e al al momento solo 34 Paesi del mondo hanno approvato almeno uno di questi cinque. Facendo il confronto con altri vaccini: quello di Astrazeneca è stato approvato in ben 74 Paesi.
Questo il pensiero di Chong Ja Ian: “il nazionalismo vaccinale è una possibilità che non può essere esclusa data l’assenza di ulteriori spiegazioni“. Questa decisione di creare una corsia preferenziale per quei cittadini stranieri vaccinati con uno dei sieri prodotti in Cina, quindi, potrebbe essere un modo per il Governo cinese di spingere i Paesi a prendere coscienza del fatto che ci sono questi vaccini e dare alla Cina più spazio a livello globale.
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A seguito delle dichiarazioni di Fao sulla limitata efficacia dei vaccini attendiamo ora di sapere se queste nuove politiche messe in atto per il rilascio dei permessi di ingresso nel Paese di Mao verranno ulteriormente modificate o se, nonostante aver pubblicamente ammesso che i propri vaccini sono efficaci solo in poco più della metà dei casi, la Cina continuerà a fare campanilismo.
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