Hackerate negli USA diverse videocamere Ring per perpetrare la pratica dello swatting, ovvero di segnalazione di falsi incidenti critici in corso per raggirare i servizi di emergenza ed occuparli con operazioni di soccorso non necessarie. I due cybercriminali, entrambi di giovane età, hanno anche condiviso il tutto sui social. Scopriamo i dettagli.
Considerata l’età degli hacker, potrebbe sembrare una “bravata”. Ma in realtà, secondo il codice penale degli Stati Uniti d’America, potrebbe trattarsi addirittura di cospirazione e di furto d’identità aggravato, due capi d’imputazione che conducono al rischio di un massimo di 5 anni di reclusione in carcere.
Insomma, tutt’altro che una marachella, a cui ora Kya Christian Nelson e Thomas Andrew McCarty, gli hacker responsabili del danno perpetrato, dovranno rispondere. Viene definito “swatting” e si riferisce alla pratica illegale di segnalazione di falsi incidenti critici in corso, per occupare le forze dell’ordine in operazioni d’intervento non necessario.
Le forze dell’ordine, dunque, una volta ricevuto il falso allarme, devono verificarlo e quindi si ritrovano impegnati in operazioni di soccorso che, in realtà, non sono dovute. Il che sottrae personale, risorse, nonché tempo prezioso e spesso vitale ad operazioni ordinarie e straordinarie con reali necessità d’intervento immediato. Ancora una volta, quindi: tutt’altro che una bravata.
Com’é avvenuto l’hackeraggio delle videocamere Ring per perpetrare lo swatting
Per perpetrare lo swatting, i due hacker hanno rubato le credenziali di accesso di diversi account Yahoo!, che hanno poi passato al setaccio per scoprire quali tra questi avessero sottoscritto i servizi di Ring. Dunque, dopo averli identificati – si parla di alcune dozzine – hanno preso il controllo delle loro videocamere ed infine inviato le false richieste di soccorso alle forze dell’ordine.
Tra le telefonate, una effettuata da uno dei due hacker, che si é finto una bambina piccola imitandone la voce, denunciava il comportamento violento dei genitori ubriachi, che avrebbero anche sparato in casa. Ed infine i due sodali hanno condiviso audio e video sui social, con tanto di scherno da remoto verso le forze dell’ordine accorse nei luoghi dei falsi allarmi per appurarne la veridicità e gravità.
Anche l’FBI è intervenuto nel caso, invitando e sollecitando i possessori di videocamere di sorveglianza Ring a modificare immediatamente la password, impostandone sempre una di elevata complessità, preferibilmente sostituendola ad intervalli di tempo regolari e costanti, in modo da ridurre drasticamente ed il più possibile il margine d’azione di eventuali malintenzionati.