Su una cosa non possiamo avere dubbi: la serie Far Cry ha introdotto quelli che sono tra i migliori cattivi della recente storia del videogioco. Pagan Min raccoglie l’eredità del folle Vaas, reggendo sulle spalle, con il suo carisma, l’intero arco narrativo di Far Cry 4. Ubisoft ha chiaramente spostato l’accento della narrazione sull’antagonista, restringendo il più possibile lo spazio espressivo del personaggio principale, Ajay. La cosa non ci dispiace, soprattutto ripensando a quanto erano deboli i dialoghi del protagonista Jason in Far Cry 3. Al contrario, la personalità di Pagan Min è debordante: un po’ Joker, un po’ Raoul Silva di Skyfall, la sua presenza aleggia anche quando questo villain non è fisicamente sulla scena, infettando con la sua follia tutto il Kyrat, luogo dov’è ambientato il gioco. Soprattutto nella versione inglese, dove abbiamo l’ottimo Troy Baker, Min sprizza personalità da ogni pixel. I suoi movimenti, le sue idiosincrasie, persino il modo in cui è vestito mostrano un’ottima padronanza da parte di Ubisoft del linguaggio cinematografico applicato al videogioco. Addirittura gli scagnozzi di Min sono una piacevole variazione dalla classica carne da cannone che ci ritroviamo a falcidiare nella maggior parte degli FPS, vestiti ed equipaggiati in maniera calzante con il contesto con cui sono calati.
La cosa che colpisce di più è come Ubisoft, con Far Cry 4, abbia creato un gioco asservito interamente alla causa del divertimento, senza per questo dimenticarsi di costruire un’impalcatura narrativa quanto meno interessante.
Uno dei punti di forza di Far Cry rispetto ad altri sandbox è proprio la coerenza interna, e l’attenzione che è stata profusa in ogni dettaglio: l’ambientazione, per quanto vasta, è sempre varia, magistralmente caratterizzata e cromaticamente eccelsa, il che impedisce di provare quella brutta sensazione di essere di fronte a una serie di asset riciclati. La conformazione geografica del Kyrat impone anche un cambio per quanto riguarda le dinamiche esplorative: non dimentichiamoci che siamo nel bel mezzo dell’Himalaya, motivo per cui la maggior parte dell’ambientazione si sviluppa in altezza. Le montagne rendono anche più interessante l’esplorazione, imponendosi come dei veri e propri ostacoli naturali da superare per raggiungere la location desiderata; per queste sessioni avrete a vostra disposizione un rampino che vi permetterà di scalare altezze e dondolarvi da appositi punti contestuali. Il colpo d’occhio e la sensazione di vastità imperante sono uno dei modi migliori con cui sono state sfruttate le console cur-gen, di cui Far Cry 4 può definirsi sicuramente uno degli alfieri più prestanti. Particolarmente impressionante è la sensazione di poter andare in praticamente ogni luogo che riuscite a vedere, dimostrazione che la natura cross-gen del titolo non ne ha fortunatamente tarpato le ali.
La libertà decisionale di Far Cry 4, unita alla presenza di un altro giocatore umano, è un cocktail esplosivo, che darà il meglio di sé quando andrete alla conquista degli avamposti.
Uno dei momenti migliori del gioco è quando vi lancerete da un’altezza con la tuta alare, con un senso d’immersione e vertigine che ci fa quasi restare male che il gioco non sia compatibile con Oculus Rift. Affascinanti anche le sezioni ambientate a Shangri-La, che determinano un deciso cambio di tono del gioco, che sconfina così nel surreale, con delle sezioni che si collocano perfettamente nella lore onirica e fuori di testa di Far Cry. Che, non dimentichiamolo, nasce come una serie ispirata a Cuore di Tenebra di Conrad, e il fatto che gli sceneggiatori di Ubisoft non se lo siano dimenticato è confortante.
Ubisoft non ha alterato una formula collaudata ma, alla luce delle potenzialità delle macchine cur-gen, ha espanso il cuore del gameplay creando una quantità impressionante di contenuti.
Il Kyrat è interessante anche a livello di flora e, soprattutto, di fauna: l’elefante è sicuramente uno degli elementi che meglio racchiude il divertimento genuino che Far Cry 4 è in grado di regalare, sia quando lo userete come “schiacciasassi”, sia quando lo lascerete libero di lanciare in aria i vostri nemici.
Al di là delle distrazioni, Far Cry 4 ha una premessa narrativa solida che si interseca con il gameplay, dandovi una motivazione forte dietro i vostri conflitti armati.
La conformazione geografica del Kyrat impone anche un cambio per quanto riguarda le dinamiche esplorative: non dimentichiamoci che siamo nel bel mezzo dell’Himalaya, motivo per cui la maggior parte dell’ambientazione si sviluppa in altezza.
Ajay, infatti, è tornato nella sua patria per esaudire il desiderio della defunta madre, ossia disperdere le sue ceneri nel Kyrat. Pagan Min però ha dei conti in sospeso con la famiglia di Ajay, ed è a conoscenza del suo arrivo. Ajay si ritrova così nel bel mezzo del conflitto tra gli uomini di Min e Sentiero d’Oro, un movimento di resistenza guidato dal padre di Ajay. Il protagonista è in una posizione peculiare: è, come il giocatore, esterno alle vicende, ma allo stesso tempo la storia della sua famiglia impone che vi sia irrimediabilmente invischiato. L’esistenza di due fazioni, e il modo in cui vi relazionerete a ciascuna di essa è, come di norma nella serie, alla base dell’economia dell’impianto di gioco. Durante la campagna vi potrete alleare con due personaggi, e scegliere uno piuttosto che l’altro altererà il corso della storia, permettendovi di accedere a diverse missioni.
Non potrete affrontare le missioni della storia, ma tutto il resto sarà accessibile in coppia, dandovi un’occasione irrinunciabile per mettere a ferro e fuoco le ambientazioni.
Il gameplay, a dirla tutta, non differisce più di tanto da quello tipico già visto negli episodi precedenti. Ubisoft non ha alterato una formula collaudata ma, alla luce delle potenzialità delle macchine next gen, ha espanso il cuore del gameplay creando una quantità impressionante di contenuti. La storia si sviluppa attraverso 32 missioni, ma è tutto quello che avviene in mezzo a esse che andrà a sottrarvi la maggior parte del tempo, permettendovi di narrare la vostra personale storia. Ci sono infatti 24 avamposti da conquistare, 200 collezionabili da raccogliere, le immancabili torri radio e 100 quest extra. Ma, come al solito, sono le situazioni di gameplay che non seguono il copione le più divertenti di Far Cry, quelle che emergono mentre esplorate l’ambientazione e vi lasciate distrarre dalle sue infinite attrazioni.
Una delle cose che preferisco in Far Cry 4 è che in ogni secondo avviene qualcosa che spezza la monotonia: vi state recando verso il luogo prescelto da una missione, ma nel frattempo vi imbattete in un avamposto, e scatta così una fuga in auto. La sensazione di libertà è piuttosto esaltante: prendete per esempio le “Fortezze”. Si tratta di avamposti più difficili da abbattere rispetto a quelli regolari, e che normalmente non dovrebbero essere affrontati prima di aver raggiunto un certo punto nella storia. Nulla vi impedisce, tuttavia, di assaltarle in stile Rambo, un’impresa decisamente ostica dal punto di vista tattico e strategico. Se non avete ancora sbloccato le skill più utili, potrete comunque lavorare d’astuzia e trovare una soluzione alternativa (seppur l’approccio stealth sia reso complicato da una minimappa che aiuta poco e niente): non siamo di fronte al livello di libertà di un Hitman: Absolution, ma neanche alle missioni somministrate con il cucchiaino di Assassin’s Creed. Di quest’ultimo gioco, tuttavia, Far Cry 4 riprende uno dei pregi migliori, ossia la sua capacità di far lavorare in combinazione i propri sistemi di gioco. I nemici, infatti, saranno in grado di reclamare gli avamposti, privandovi quindi di un importante punto da raggiungere grazie al “fast travel”; per impedire gli attacchi, tuttavia, potrete assaltare una fortezza, che impedirà che gli avamposti di quella zona della mappa possano essere conquistati.
Il gioco fa di tutto per ritagliarsi una sua identità rispetto al suo predecessore, peccando soltanto nel sistema di skill, divise in categoria Elefante, più votate alla difesa, e Tigre, invece più votate all’attacco; all’atto pratico, le abilità che sbloccherete sono praticamente le stesse di Far Cry 3. Del tutto nuovo è invece il sistema Karma: se vi fermerete ad aiutare dei personaggi, potrete ottenere degli sconti sugli oggetti e sulle armi, e l’IA potrà comparire più spesso ad aiutarvi durante i vostri scontri a fuoco. La sensazione è quella, tangibile, di poter plasmare la situazione in base ai vostri comportamenti.
I suoi movimenti, le sue idiosincrasie, persino il modo in cui è vestito mostrano un’ottima padronanza da parte di Ubisoft del linguaggio cinematografico applicato al videogioco.
Nonostante l’anima single player di Far Cry 4, la sua componente multiplayer è comunque degna di nota. La parte competitiva è intitolata “Battaglie del Kyrat” e si tratta di un cinque contro cinque dove si sfideranno due fazioni, i più canonici del Sentiero d’Oro e i metafisici Rakshasa. Se i primi si basano più sulla forza bruta, i secondi hanno invece l’abilità di trasportarsi da una parte all’altra del campo. A sua volta, questa modalità è divisa in Avamposto, dove dovrete catturare le basi, Propaganda, dove dovrete piazzare una bomba, e Maschera del demone, cattura la bandiera. Classico, ma ben realizzato. Il problema se mai in questa modalità è che le mappe risultano un po’ troppo vaste per un 5vs5 e il rischio che si passi il tempo a cercarsi è concreto. Le cose si fanno più interessanti invece per quanto riguarda la co-op, che vi permetterà di esplorare lo sconfinato Kyrat in compagnia di un amico conosciuto online. Non potrete affrontare le missioni della storia, ma tutto il resto sarà accessibile in coppia, dandovi un’occasione irrinunciabile per mettere a ferro e fuoco le ambientazioni. La libertà decisionale di Far Cry 4, unita alla presenza di un altro giocatore umano, è un cocktail esplosivo, che darà il meglio di sé quando andrete alla conquista degli avamposti.
Far Cry 4, in definitiva, prende tutti gli elementi migliori del franchise, e li aumenta esponenzialmente, conquistandosi il titolo di episodio più ricco e sfaccettato della serie. Ma la cosa che colpisce di più è come Ubisoft, con Far Cry 4, abbia creato un gioco asservito interamente alla causa del divertimento, senza per questo dimenticarsi di costruire un’impalcatura narrativa quanto meno interessante. Il risultato è un titolo grintoso, dotato di forte personalità, un’esperienza intensa che vi colpirà con la serietà di certi momenti narrativi, per poi travolgervi con la pura follia delle sue situazioni più caotiche. Genio e sregolatezza, del resto, vanno sempre di pari passo.
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