Dopo aver ufficialmente mostrato al mondo il nuovo capitolo di Far Cry, Ubisoft si è ritrovata a doversi difendere dalle accuse di aver preso troppo spunto dalla situazione cubana.
Navid Khavari, narratives director, in una recente intervista ha spiegato che l’ispirazione per la storia di Far Cry 6 non è la storia di Cuba in senso stretto. Il problema è sorto perché il gioco si ispira in maniera evidente alle storie di guerriglia dell’America Latina. Anche l’ambientazione ricorda da vicino quella parte di mondo. Ma Khavari smentisce qualunque volontà di esprimere un commento politico su un Paese in particolare.
L’ispirazione, spiega ancora il narrati director di Ubisoft, è tutta l’epoca della guerriglia degli Anni ’50 e ’60 ma nel suo complesso e senza riferimenti specifici. Nonostante il team di Far Cry 6 si sia recato proprio sull’isola per farsi raccontare la vita di quel periodo.
Far Cry 6 sbarcherà sulle piattaforme più disparate il 7 ottobre prossimo. Il titolo firmato Ubisoft è previsto infatti per Playstation 4, PlayStation 5, Stadia, Xbox One e Xbox serie X/S. Con il primo trailer, uscito l’estate scorsa, qualcuno aveva già sentito odore di Cuba. E anche in quella occasione Navid Khavari aveva provato a dare una cornice al gioco spiegando che il nuovo Far Cry avrebbe esplorato tematiche come il fascismo e la rivoluzione.
Il problema era ed è che, per quanto il team di Ubisoft abbia cambiato l’aspetto delle persone e dei luoghi, oltre a sentire odore di Cuba c’è qualcuno che Cuba ce l’ha anche vista nel gioco. E il fatto che il nuovo Far Cry si posizioni in un mondo fittizio durante una rivolta non aiuta a dissipare i dubbi che il titolo posso avere la stessa, benchè magari involontaria, valenza politica dell’ormai famigerato Six Days in Fallujah. A differenza degli sviluppatori dello sparatutto dedicato alla guerra in Iraq, Ubisoft ha chiarito di voler effettivamente parlare di temi politici ma ha comunque smentito di voler parlare nello specifico della rivoluzione che ha portato Castro al governo di Cuba.
Queste sono state le parole di Khavari che spiega che in realtà sono stati a Cuba per conoscere proprio quelle persone che hanno fatto negli Anni ’50 e ’60 la guerriglia: “quando abbiamo finito, non è che sentivamo di dover parlare di Cuba, ci siamo resi conto che si trattava di un’isola complicata e il nostro gioco non vuole essere una dichiarazione politica su quello che sta succedendo specificatamente a Cuba. In più, ci stiamo ispirando ai movimenti di guerriglia in tutto il mondo e in tutte le epoche storiche. Abbiamo sentito che creare l’isola di Yara ci avrebbe aiutato a raccontare quella storia rimanendo allo stesso tempo aperti con la nostra politica e la nostra ispirazione”.
Ubisoft non è nuova a videogiochi che hanno anche una lettura politica, basta pensare a Ghost Recon Breakpoint e a The Division 2. In entrambi questi casi il messaggio politico eventuale è stato negato. Ma per esempio, con Watch Dogs: Legion, l’idea di negare di ispirarsi alla realtà è stata ribaltata. Infatti lo stesso Clint Hocking ha voluto specificare che per Watch Dogs: Legion l’ispirazione è stata proprio la situazione geopolitica globale con le proteste, i problemi della disoccupazione e tutto il calderone di inuguaglianze che piagano il globo.
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Per capire effettivamente quanto di Cuba ci sia in Far Cry 6 dovremo aspettare ancora un po’ ma nel frattempo, se non lo avete fatto, potete rivedervi il video appena uscito.
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