Oggi è la Festa della Donna e per celebrarla con tutti voi abbiamo deciso di parlare dei 5 personaggi femminili dei videogiochi che più ci hanno colpito.
Non chiamatele quote rosa, mai. Il videogioco ormai si è evoluto sempre di più e dopo un primo momento, anche questo medium, come tanti altri, hanno riflettuto sulla necessità di rappresentare l’altra metà della popolazione mondiale. E anche noi, da videogiocatori, abbiamo assistito a questa graduale e piacevole implementazione dei personaggi femminili. Che si sono trasformati man mano dalla pixellosa e passiva principessa di turno in cerca di un cavaliere fino a diventare estremamente complessi e contorti. Sono tanti i videogiochi in cui le donne hanno un ruolo chiave nella narrazione, e alcune si sono impresse a fuoco nella nostra mente. Oggi, per la giornata internazionale della donna, abbiamo deciso di scrivere dei 5 personaggi femminili che più ci hanno colpito, personalmente, intimamente, da videogiocatori. Ci saranno spoiler!
E’ veramente difficile descrivere quello che si può provare per quello che è tra i migliori personaggi della storia dei videogame, e non solo tra quelli femminili. La piccola e indifesa Ellie, cresciuta troppo in fretta, protetta ad ogni costo nel primo The Last Of Us è un cucchiaio di miele, con qualche imprecazione e dei goffi tentativi di fischiare. La Ellie di The Last Of Us Parte 2 è su un altro pianeta, e non poteva non essere così dato che le dorate penne di Naughty Dog hanno potuto osare molto di più con lei e con tutto il videogioco. La ragazza che ritroviamo è adirata, passionale, gelosa, combattuta e combattiva. Accecata dalla vendetta, segnata dal truma di una perdita inaccettabile. E ancora a tratti potente e debole, comprensibile e imperdonabile, inesorabilmente sola e incredibilmente cambiata. Come noi dopo aver vissuto il suo viaggio, e la vediamo scomparire tra l’erba, affacciati dalla finestra. Una parabola evolutiva che ha pochi eguali, come i sentimenti, spesso contraddittori, che proviamo verso di lei. Una persona vera. Una cosa è certa: non dimenticherò mai la sua storia.
I personaggi femminili hanno spesso il ruolo di supporto, quanti RPG assegnano in automatico il genere femminile a chi ha poteri curativi?, e quando Lara Croft arrivò, sparando e saltando come una molla, molti pensarono che era solo un’altra bambolina con il baricentro decisamente sbilanciato pensata per intrattenere I giocatori. E poi arrivò anche a casa mia. Immaginate tre giocatrici davanti al PC che, come in un incontro di wrestling a coppie, si danno il cinque e si passano la tastiera per superare i livelli. E nessuna di quelle tre giocatrici si accorgeva di quel baricentro spostato, o meglio, se ne accorgevano, ci ridevano pure sopra, ma non ne erano offese: il personaggio era stato creato in quel modo e andava bene così. Quello che interessava era, a livello conscio almeno, che tre giocatRICI riducevano a colabrodo qualunque cosa respirasse e risolvessero puzzle decisamente soddisfacenti. Ripensandoci ora, a livello inconscio, quello che stavamo facendo davanti al PC è stato un piccolo momento rivoluzionario: c’erano quattro esseri umani di genere femminile, chi dentro chi fuori dallo schermo, protagonisti assoluti della scena in un mondo che ancora guardava storto una donna in un negozio di informatica.
Forse uno dei personaggi femminili più emblematici e significativi di tutti i tempi, Aloy rappresenta il percorso di redenzione. La protagonista della saga di Horizon, non a causa sua, da bambina deve sopportare il fardello di venir esclusa dalla comunità di cui vorrebbe tanto far parte considerata una reietta da tenere alla larga. Il desiderio di poter finalmente entrare all’interno della comunità, è continuamente in confitto con il suo spirito di combattente ed eroina di deboli e bisognosi. La portano ad affrontare avventure che anche il “più coraggioso degli uomini” trema di paura, a causa di leggende e racconti di creature spaventose. Ma Aloy non si fa intimorire da nulla ed arriva a conoscere lidi e storie che nessuno ha il coraggio neanche di immaginare. La ragazza rappresenta in pieno la forza femminile che non conosce limiti e che non ha paura di mettersi in gioco per raggiungere uno scopo più alto. Aloy sicuramente racchiude in sé un potere ed un’energia in grado di “smuovere le montagne”. Combattente decisa e sensibile, simbolo di perseveranza ed innegabile coraggio.
In un gioco pieno di uomini ambientato in un mondo (quello delle arti marziali) prettamente di uomini, Chun-Li è riuscita ad affermarsi non soltanto come personaggio simbolo di emancipazione femminile, ma come personaggio di un certo spessore a prescindere dal suo sesso. Sin dal suo esordio in Street Fighter II, il pubblico videoludico si è innamorato della sua agilità e della sua risolutezza, oltre che del suo enorme carisma, del suo fascino e del suo spiccato senso di giustizia. Indimenticabili le ore di gioco passate a sferrare il suo Hyakuretsukyaku contro gli avversari; mentre tutti spettegolavano su chi fosse il partner sentimentale più giusto per lei tra gli altri personaggi, lei continuava a farsi largo sul ring, conquistandosi un riconoscimento dal pubblico forse col doppio dello sforzo degli altri personaggi. È solita definirsi come “la donna più forte del mondo” e dunque la sfida non l’ha spaventata. Il risultato? Vero simbolo degli anni ’90, ancora oggi è tra i personaggi videoludici più apprezzati di sempre, protagonista di più di trenta videogame, serie animate e film. Siete ancora sicuri che una donna non possa salire sul ring!?
A voler ben vedere, Borderlands si regge sulle spalle di uomini ma soprattutto donne forti. Si tratta di personaggi con notevoli responsabilità, in perenne lotta con le corporazioni galattiche che lottano per il controllo più totale. Lilith è una leader nata: la prima volta che la incontriamo come NPC, in Borderlands 2, è a capo di una banda di banditi piromani, nel tentativo di tenerli lontani dalla pacifica Sanctuary. Dopo la morte di Roland ne raccoglie il ruolo, assumendo il controllo della resistenza contro la Hyperion Corporation facendosi carico di tutte le scelte che prima spettavano al predecessore. Tra le più ardue, per esempio, vi è quella che intraprende alla fine dell’ultimo DLC di Borderlands 2, dove decide di sacrificare la Chiave della Cripta, un artefatto alieno di fondamentale importanza nella trama, per trarre in salvo gli abitanti di Sanctuary e soprattutto i suoi amici, la sua nuova famiglia. Con ciò Lilith ha dimostrato di essere una dura (o una “badass”, come si sente nominare nel titolo) compiendo quella scelta e accettandone le conseguenze, perché ha tenuto fede al proprio codice morale e ha deciso di salvare delle vite umane. Il canto del cigno del personaggio, consiste nel suo sacrificio. Lilith arriverà ad immolare se stessa per salvare Pandora e fermare la collisione con la luna di Elpis, su cui rimarrà impressa, per il resto dei giorni a venire, il suo simbolo: l’aquila di fuoco, simbolo di rinascita, di speranza, di nuova vita sorta dalla cenere.
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