Concepito inzialmente come gioco mobile, Final Fantasy Type-0 originariamente doveva chiamarsi Final Fantasy Agito XIII, gioco appartenente alla Fabula Nova Crystallis, l’ambizioso progetto di Square-Enix legato al 13esimo capitolo della saga. Durante lo sviluppo del titolo, però, ci si rese conto che il gioco stava diventando troppo grande e i legami con Final Fantasy XIII diventavano sempre minori, decidendo così di portare lo sviluppo su PSP e di cambiare il titolo in Final Fantasy Type-0.
Il problema è che il gioco non vide mai la luce al di fuori del mercato giapponese e questo, ovviamente, scatenò le ire di tutti i fan che nel corso degli anni pretesero a gran voce almeno un porting sulla nuova portatile di Sony, PS Vita. Square-Enix non si espose mai su tale eventualità e mantenne il totale silenzio stampa per molto tempo fino a quando, durante l’E3 2014, annunciò con enorme sorpresa l’arrivo di una edizione remastered HD di Final Fantasy Type-0 per le console PS4 e Xbox One, accompagnata da un’altrettanto inaspettata sorpresa: ovvero la demo dell’attesissimo Final Fantasy XV inclusa esclusivamente nelle prime copie distribuite al Day One.
Per quanto imperfetto, il gioco merita non solo le attenzioni degli amanti della celebre serie Square-Enix, ma anche di chi cerca un action/rpg che sappia intrattenerli per svariate decine di ore.
Gli eventi di Final Fantasy Type-0 hanno luogo nel mondo di Orience, diviso da quattro potenti nazioni, ciascuna a guardia di un potente cristallo che conferisce poteri unici: il feudo Suzaku di Rubrum protegge il cristallo della magia, l’Impero Milites il cristallo delle armi, l’Alleanza Lorican il cristallo dello scudo e il Regno di Concordia il cristallo dei draghi. Le nazioni hanno vissuto in pace per anni grazie a un trattato chiamato Pax Codex, ma con la scomparsa dell’imperatore Milites, il generale Cid Aulstyne prende il comando dell’esercito di Milites e invade la nazione Rubrum. È proprio durante questo assalto che facciamo la conoscenza dei nostri protagonisti, ovvero la classe Zero, una forza militare appartenente al Peristylium di Suzaku, l’accademia magica di Rubrum. Per farla breve, si tratta di un gruppo di 14 studenti d’Elite dotati di grande forza e di grandi poteri, nonché i migliori candidati a diventare Agito, individui che, secondo la leggenda, salveranno il mondo.
Dal punto di vista tecnico appare evidente che Square-Enix non si sia limitata semplicemente a portare la risoluzione a 1080p e il frame rate stabile a 60 fps.
La trama nel complesso risulta generalmente interessante, forte soprattutto di temi decisamente maturi come la guerra e la morte, raccontata spesso attraverso immagini piuttosto forti e crude, dove sangue e violenza la fanno da padrone, aspetti a cui non eravamo abituati in un Final Fantasy. Peccato che la narrazione così serrata e spedita a volte non lasci il tempo di metabolizzare il tutto, specie durante i dialoghi in cui si affrontano argomenti piuttosto importanti e complessi in sole poche righe e con stacchi troppo netti.
Anche i personaggi non brillano particolarmente di spessore, visto che a eccezione di Ace, Makina o Rem, non c’è grande spazio nella caratterizzazione degli eroi principali.
Final Fantasy Type-0 offre uno stile di combattimento di stampo action, dove il giocatore prende il controllo di uno dei 14 studenti, a scelta, della classe zero. Ognuno di loro ha uno stile di combattimento assolutamente unico caratterizzato dall’arma che usano, le quali spazionano da pistole, spade e mazze fino ad arrivare a flauti, carte e falci. Ogni personaggio ha di default quattro tipi di attacchi e abilità base che possono potenziate e scambiate con altre più potenti, man mano che si sale di livello e si spendono gli appositi Punti Abilità. Discorso simile per le magie (sia offensive che difensive), che vengono apprese con l’avanzare della storia o con il completamento di determinate missioni secondarie. Queste vanno potenziate con i Phantoma, dei cristalli sottratti dal corpo dei nemici.
Non mancano nemmeno le classiche evocazioni (Ifrit, Shiva, Odin, ecc.), anch’essi potenziabili man mano che salgono di livello, e che qui hanno un ruolo piuttosto predominante nel combattimento in quanto una volta richiamati sul campo sarà possibile controllarli direttamente per un breve periodo di tempo. Evocarli richiede la morte di un personaggio, ma è un sacrificio più che giustificato visto che sono dotati di una forza talmente straordinaria che spesso sono capaci di ribaltare l’esito di una battaglia.
Nelle ambientazioni, specie in quelle aperte come la world map o i vari dungeon, si possono notare invece i pesanti limiti derivati dal porting di un gioco PSP.
Il focus dei combattimenti si basa essenzialmente sulle Instant Kill, degli attacchi capaci di eliminare qualsiasi nemico (boss compresi) in un colpo solo a patto di eseguirlo con il perfetto tempismo, segnalato da un’apposita icona rossa sul mirino del nemico ingaggiato. In caso l’icona fosse gialla (cosa che accade spesso con i nemici dotati di molti HP), allora si eseguirà un colpo critico capace di togliere un enorme quantitativo dei danni.
Menzione speciale, infine, per la schivata e le altre tecniche difensive, essenziali se si vuole sopravvivere considerato il livello di difficoltà piuttosto sbilanciato (già a livello normale), dove morire diventa piuttosto semplice visti gli elevati danni che procurano i nemici.
Il gioco alterna due momenti ben precisi: abbiamo ovviamente le missioni principali -molto semplici e lineari- i cui obiettivi spesso prevedono solo di attraversare diverse stanze di una determinata area, affrontando ed eliminando tutti i nemici che ci si parano davanti fino ad arrivare al classico “boss di fine livello”. Una volta sconfitto, otterremo una valutazione delle nostre prestazioni in battaglia (che tiene conto di tempo, morti e obiettivi secondari completati) e verremo ricompensati di conseguenza con oggetti, equipaggiamento e denaro.
Il focus dei combattimenti si basa essenzialmente sulle Instant Kill, degli attacchi capaci di eliminare qualsiasi nemico (boss compresi) in un colpo solo a patto di eseguirlo con il perfetto tempismo.
Tra una missione principale e l’altra, abbiamo poi le fasi di relax in cui possiamo trascorrere del tempo libero in Akademia. Questo tempo è espresso in ore, dove 12 ore equivalgono a un giorno all’interno del gioco. Le ore a disposizione variano di volta in volta e possono essere spese (come una sorta di valuta) per dedicarsi ad alcune attività secondarie come il parlare con gli studenti dell’istituto, dare la caccia ai chocobo e farli accoppiare per ottenere delle nuove razze, sbloccare dialoghi particolari che espandono alcuni dettagli della trama o intraprendere addirittura delle vere e proprie missioni extra sparse lungo tutta Orience, raggiungibili uscendo dall’Akademia ed esplorando il mondo tramite l’iconica World Map. Tra queste missioni, ve ne sono alcune che prevedono pure l’invasione o la protezione di alcune città, con un sistema di gioco che ricorda molto il genere tattico (RTS) alla Total War o Command & Conquer.
Un plauso va fatto sicuramente alla colonna sonora composta da Takeharu Ishimoto che è stato capace di riarrangiare saggiamente alcuni brani classici della serie.
Dal punto di vista tecnico appare evidente che Square-Enix non si sia limitata semplicemente a portare la risoluzione a 1080p e il frame rate stabile a 60 fps, che poi è quello che molti sviluppatori si limitano a fare nelle remaster che escono in sto periodo. I modelli dei personaggi sono ora molto più delineati e dettagliati, l’illuminazione risponde meglio alla fisica del gioco e c’è stato anche un lavoro più che discreto sulla nuova mappatura dei controlli e, soprattutto, della telecamera, nonostante quest’ultima continui a non essere perfetta e faccia fatica a mantenere il focus sul personaggio che stiamo utilizzando in quel momento.
Nelle ambientazioni, specie in quelle aperte come la world map o i vari dungeon, si possono notare invece i pesanti limiti derivati dal porting di un gioco PSP, in quanto risultano molto spoglie e minimali, a differenza invece dell’Akademia che risulta indiscutibilmente la location più bella e più curata del gioco.
Un plauso va fatto sicuramente alla colonna sonora composta da Takeharu Ishimoto (che ha già lavorato a titoli come Dissidia e Kingdom Hearts) che è stato capace di riarrangiare saggiamente alcuni brani classici della serie (come il tema del Chocobo e del Cristallo) e proponendo pezzi creati ad hoc realizzati con grande cura e che ben si sposano con gli eventi che accadono sullo schermo, specie quelli malinconici o drammatici.
Valutare Final Fantasy Type-0 non si può dire propriamente facile, per via dei numerosi alti e bassi presenti nel titolo, a partire dal comparto tecnico, ottimo se si confronta con la versione PSP, ma certo non clamoroso se si considera la piattaforma su cui gira, specie quando si esce fuori dall’Akademia.
Stesso dicasi della trama, con parecchi spunti interessanti e che affronta tematiche piuttosto forti e maturi, ma raccontata in maniera u po’ approssimativa e contornata da protagonisti poco caratterizzati, seppur con qualche eccezione.
Nonostante questo il gioco vanta un sistema di combattimento piuttosto divertente e ostico, con tante missioni secondarie e segreti da scoprire che richiederanno di terminare il gioco ben più di una volta. E ultimo, ma non meno importante, si respira aria di Final Fantasy, grazie soprattutto alla presenza di tutti quegli elementi (mostri, summon, mascotte, musiche, ecc.) che da sempre hanno caratterizzato la serie.
In conclusione, per quanto imperfetto, il gioco merita non solo le attenzioni degli amanti della celebre serie Square-Enix, ma anche di chi cerca un action/rpg che sappia intrattenerli per svariate decine di ore. E se questo non bastasse, la demo di Final Fantasy XV potrebbe essere un incentivo da non sottovalutare.
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