Questa rivisitazione in HD non poteva arrivare con un tempismo più azzeccato. Proprio da pochi giorni, abbiamo potuto mettere le mani su Lightning Returns: Final Fantasy XIII e renderci conto di quanto la serie sia cambiata negli anni. In peggio, secondo molti. Come se aprissimo una capsula del tempo, possiamo però goderci questo doppio remaster in HD e ritornare in un passato in cui Square Enix era la regina incontrastata del JRPG. Per poi assistere ai primi semi di quello che sarebbe stato il suo declino. Ma andiamo per ordine. Innanzitutto, cominciamo col dire che questo remaster include l’amatissimo Final Fantasy X, assieme all’X-2, che fu il primo seguito nella storia della saga di Square Enix.
Bisogna comunque ammettere che Square Enix ha svolto un lavoro eccellente nel riprendere il proprio mondo e rivisitarlo in tutta la gloria dell’alta definizione.
Se per PlayStation 3 potranno essere acquistati in blocco nella stessa confezione, per PS Vita invece la confezione del gioco contiene Final Fantasy X su memory card e poi un codice per scaricare separatamente Final Fantasy X-2. Per chi non lo avesse mai giocato, vale la pena ricordare che Final Fantasy X racconta la storia di Tidus, un giovane asso di uno sport acquatico chiamato blitzball; in seguito ad una catastrofe, il biondo Tidus si ritrova catapultato nel mondo di Spira, una terra su cui incombe una minaccia chiamata Sin. Per fermare questo mostro gigantesco, Tidus dovrà unirsi al rituale di pellegrinaggio dell’evocatrice Yuna. Durante il loro viaggio, emergeranno però nuove verità sul loro mondo, che sconvolgeranno tutte le certezze dei due ragazzi e di chi li accompagna, convincendoli poi a unirsi per combattere contro il proprio destino.
Nel caso di Final Fantasy X, i fan più conservatori potranno gioire nel ritrovare un sistema di combattimenti a turni più che classico.
Bene contro male e salvezza del mondo: un canovaccio più che classico per Final Fantasy. Per quanto riguarda il suo seguito, invece, abbiamo un gioco sicuramente meno apprezzato, e anche meno memorabile. Final Fantasy X-2 è infatti ambientato direttamente dopo le vicende del X, e racconta la storia di Yuna, Rikku e Paine, diventate avvenenti cacciatrici di sfere. Il gioco abbandona il tono epico e intenso del predecessore, per sostituirlo con un’atmosfera molto più leggera e influenzata non poco dall’estetica j-pop, scelta che valse non pochi malumori da parte dei fan all’epoca della sua uscita.
Il sistema di combattimento che sembra essere invecchiato meglio è invece quello di X-2, più dinamico e vicino alle evoluzioni recenti della serie.
Bisogna comunque ammettere che Square Enix ha svolto un lavoro eccellente nel riprendere il proprio mondo e rivisitarlo in tutta la gloria dell’alta definizione, non limitandosi semplicemente a passare una mano di vernice, ma attuando una vera e propria opera di ricostruzione. La parte che stupisce di più sono senza dubbio i volti, che ora assomigliano in maniera molto più veritiera agli artwork, non creando più quel fastidioso gap tra le sequenze di gioco e i filmati in computer grafica. I visi dei personaggi saranno ora molto più espressivi, sia in battaglia sia nelle scene di dialogo, il che è davvero importante in un gioco costruito perlopiù intorno alla narrazione. Anche i modelli poligonali di personaggi e nemici sono stati rivisitati, e lo stacco con le precedenti versioni è davvero molto evidente. Square Enix poi ha pensato di introdurre nuove texture ad alta risoluzione e di aggiornare alcuni degli sfondi pre-renderizzati, che ora appariranno molto più nitidi e realistici. Aiuta sicuramente che la direzione artistica del gioco fosse già di per sé meravigliosa, ma rivedere a distanza di anni alcuni scorci del mondo di Spira, con la grafica aggiornata, provocherà sicuramente forti emozioni nei fan.
Emozione che è destinata ad accrescersi una volta che giungeranno all’orecchio le classiche melodie del gioco, interamente rimasterizzate. Bisognerà in realtà farci un po’ l’abitudine: il classico sound sintetico del gioco originale è stato infatti sostituito con una colonna sonora orchestrata. Il risultato è sicuramente apprezzabile (nel battle theme sono state inserite, per esempio, delle grintose schitarrate), ma potrebbe far storcere il naso ai fan puristi che esigevano di avere un’esperienza in tutto e per tutto fedele all’originale. Anche perché, soprattutto nel caso di X-2, il suono sintetico era in effetti una cifra stilistica del gioco.
La parte che stupisce di più sono senza dubbio i volti, che ora assomigliano in maniera molto più veritiera agli artwork.
Vale anche la pena chiedersi se dopo tutto il tempo passato dalla sua uscita il gioco sia invecchiato più o meno bene. Nel caso di Final Fantasy X, i fan più conservatori potranno gioire nel ritrovare un sistema di combattimenti a turni più che classico. Persino troppo, verrebbe da dire. La staticità del combattimento potrebbe essere un problema per chi si è abituato alle sempre più numerose ibridazioni action del genere JRPG. Aspettare parecchio tempo senza fare niente potrebbe risultare tedioso per chi ormai preferisce, tanto per fare un esempio, la frenesia di un Tales of Xillia. Gli scontri casuali, e inevitabili, potrebbero poi essere per molti un incubo che ritorna, piuttosto che una gradita riproposizione. Il sistema di combattimento che sembra essere invecchiato meglio è invece quello di X-2, più dinamico e vicino alle evoluzioni recenti della serie. Potrete posizionare liberamente i vostri personaggi sul campo di battaglia, e cambiare la loro classe usando le cosiddette looksfere. A quel punto, il vostro personaggio attuerà una trasformazione in stile Sailor Moon, in seguito alla quale otterrà abilità e statistiche diverse. In definitiva, non si può dire che Square Enix si sia risparmiata nell’aggiornare i suoi giochi: visivamente, abbiamo due veri e propri piccoli gioielli. L’anello debole della catena è però sicuramente Final Fantasy X-2, gioco che mostrava già allora come Square Enix stesse snaturando la sua saga e i suoi personaggi. Vale la pena mettere nuovamente le mani sul capitolo X, soprattutto per chi non l’avesse giocato, perché è invecchiato come un buon vino. Il suo seguito, invece, non convince oggi come non lo faceva all’epoca della sua uscita.