Parere negativo da parte del Garante per la privacy cui è stato sottoposto il sistema di riconoscimento facciale messo a punto dal Ministero degli Interni: Sari Real Time. Il sistema, così come è stato presentato al Garante, si potrebbe trasformare in un sistema di controllo universale a violazione della privacy dei cittadini.
Il problema della privacy continua ad essere fondamentale. Arriva la notizia che il Garante per la protezione dei dati personali e la privacy si è espresso contro il sistema sviluppato dalle forze dell’ordine e dal Ministero degli Interni: Sari Real Time. Questo sistema si dovrebbe configurare come un update del sistema Sari che già viene utilizzato.
Il sistema di riconoscimento facciale Sari funziona dal 2018 e le forze dell’ordine lo utilizzano per confrontare le immagini raccolte con soggetti schedati che vengono ricercati. La differenza con quello che vorrebbe fare adesso il Ministero degli Interni è che il sistema Sari funziona manualmente: sono i funzionari che inseriscono le foto e richiedono, manualmente sempre, il riconoscimento facciale di soggetti che sono già schedati.
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Sari Real Time dovrebbe configurarsi come una serie di telecamere collegate a un sistema automatizzato che scansiona tutte le persone che passano sotto le telecamere alla ricerca di soggetti attenzionati dalle forze dell’ordine. Ma per trovare questi soggetti il sistema deve scansionare anche persone che si trovano per caso a passare davanti alle telecamere. Questo è ciò che il Garante della privacy ritiene, al momento almeno, una violazione del diritto alla privacy dei singoli cittadini.
Il sistema, come suggerisce il nome, funziona quindi in tempo reale e diventerebbe simile a quelli già in uso negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, e che hanno portato a diverse polemiche. Secondo il Garante della privacy, il problema è proprio che si tratterebbe di un sistema automatizzato che scansionerebbe chiunque non soltanto chi è inserito nella cosiddetta watch-list.
Il riconoscimento delle persone avverrebbe quindi con i dati biometrici, confrontando però quelli di tutti i partecipanti, per esempio, ad una manifestazione pacifica per rintracciare l’eventuale facinoroso. Per il Garante si configurerebbe quindi una interferenza insostenibile nella vita privata delle persone che proprio la normativa sulla privacy deve proteggere.
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In buona sostanza la sicurezza non può mai andare contro quelli che sono i dettami elementari della protezione dello spazio personale del singolo cittadino. Tra l’altro, fa notare sempre il Garante, nella base normativa che il Ministero dell’Interno ha fornito a sostegno dell’utilizzo di Sari Real Time manca qualcosa che possa giustificare questa ingerenza nella vita privata dei cittadini.
Quindi per ora, non avremo un sistema da film di spie a controllarci un po’ come un grande fratello.
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