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Gears of War: Ultimate Edition – la recensione

Nove anni sono un’eternità per i videogiochi, tanto dal punto di vista del game design che della tecnologia. Ci sono, tuttavia, giochi che riescono a superare il passaggio del tempo, grazie a idee che trascendono la loro età e rimangono divertenti anche a distanza di anni. Gears of War, ce ne accorgiamo giocando questa Ultimate Edition, è proprio uno di quei giochi.
All’epoca della sua uscita, Gears of War fu una vera rivoluzione, figlia della telecamera a spalla di Resident Evil 4 e del sistema di coperture di Kill Switch. Come succede per le migliori impalcature di game design, Gears of War prende un elemento, in questo caso le coperture, e ci costruisce intorno un intero apparato, elaborando e alzando continuamente la posta in gioco. Il fatto che Gears of War sia un gioco fondamentalmente primitivo, che parla agli istinti più viscerali del giocatore, è probabilmente ciò che gli permette di risuonare con una potenza straordinaria anche a distanza di così tanto tempo dalla sua uscita originale.

The Coalition si è vantata che nessun asset presente nella remastered proviene dal gioco originale e, almeno da quello che si può giudicare con un colpo d’occhio, l’affermazione sembra essere veritiera.

Nessun orpello, nessuna sovracostruzione che potrebbe ledere il puro divertimento che esso è in grado di generare: la base per costruire una perfetta connessione con il giocatore. Rigiocando questo titolo, ci meravigliamo ancora una volta di fronte al suo gunplay brutale e disperato. Le armi ricoprono un ruolo fondamentale, e la sensazione di poter imbracciare nuovamente il Lancer, e segare in due il malcapitato di turno, è semplicemente commovente. Marcus Fenix inoltre è una montagna d’uomo, e questo viene riflesso all’interno degli scontri, che il più delle volte ricordano più delle risse da bar che dei combattimenti con armi da fuoco. Per citare Ogni Maledetta Domenica, si tratta di una lotta all’ultimo centimetro, soprattutto ai livelli di difficoltà più elevati (e, a proposito della difficoltà, adesso troverete una modalità “casual” molto meno impegnativa, e un “normal” più calibrato).

Dove potete trovare un altro titolo così sincopato e ben costruito, al giorno d’oggi? Un indizio: non lo troverete.

Ogni kill sarà una conquista, sentirete il fiato delle locuste sul vostro collo, mentre cercheranno di prendervi ai fianchi e stanarvi dalle coperture. La distanza con i nemici è sempre soffocante, e il ritmo è elevatissimo: non proverete mai una sensazione di stanca, in quelle che sono missioni piacevolmente estenuanti. Dove potete trovare un altro titolo così sincopato e ben costruito, al giorno d’oggi? Un indizio: non lo troverete. Il primo Gears sa comunque quando fermarsi, per costruire la tensione, e il suo movimento ondivago è quello che lo rende così caratteristico.

Se stiamo parlando del gioco in sé, più che delle sue aggiunte, è proprio perché Gears of War era talmente brillante che ha necessitato davvero di pochi aggiustamenti per essere portato nell’attuale generazione. Incredibile notare come risulti essere fresco e innovativo come e molto più di altri titoli che sono usciti successivamente.

Ah, e per gli amanti dei numeri: sì, Ultimate Edition raggiunge i 1080p.

Qui e là c’è naturalmente qualche sbavatura, nella fattispecie il posizionamento dei checkpoint, troppo radi tra di loro, che potrebbero quindi indurre una leggera frustrazione. Il gioco non è tuttavia completamente immune alle migliorie introdotte dai successivi capitoli, anche se queste sono state perlopiù introdotte nel multiplayer (come nel caso del rotolamento multidirezionale), che ancora oggi è un manuale di come dovrebbe essere costruita questa modalità. Da notare che il multi raggiunge i 60 FPS, rendendo il gioco più basato sui riflessi che sulla strategia rispetto a come lo ricordavate.

Ogni kill sarà una conquista, sentirete il fiato delle locuste sul vostro collo.

Se non vi dicessero che questo prodotto è una versione remastered, probabilmente potreste scambiarlo tranquillamente per un titolo uscito di recente. Fin dall’inizio The Coalition si è vantata che nessun asset presente nella remastered proviene dal gioco originale e, almeno da quello che si può giudicare con un colpo d’occhio, l’affermazione sembra essere veritiera. A questo aggiungete texture e modelli poligonali completamente ridisegnati, oltre a illuminazione ed effetti particellari riscritti alla luce della new gen.
C’è da dire che, anche qui, si partiva da una base buonissima: la direzione artistica del Gears of War originale era magistrale, un trionfo di barocco e post-apocalittico, senza contare l’ampiezza e le proporzioni dei livelli. Il rimaneggiamento grafico ha anche influito molto positivamente sulla fluidità, rendendo ancora più scorrevoli e frenetici i combattimenti, e aggiungendo un senso di frenesia che in ultima analisi valorizza profondamente il gioco. Ah, e per gli amanti dei numeri: sì, Ultimate Edition raggiunge i 1080p, permettendo al progetto di raggiungere appieno il suo potenziale, quello che era nella mente dei designer fin dall’inizio.

Un’ultima nota la merita infine la storia: sono personalmente un grande amante di questi ragazzoni, e la possibilità di poter rivedere le cutscene, rimaneggiate cinematograficamente e rese più leggibili, è un plus che impreziosisce ulteriormente questo pacchetto.
Gears of War è come un ottimo vino: invecchiando, migliora. Il nostro consiglio è di acquistarlo, per riscoprire un capolavoro e per sperare che The Coalition sia in grado, con il quarto capitolo, di dare giustizia all’essenza della serie.

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